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Alla fin fine quella serata non era stata organizzata per il ritorno a casa del figlio prediletto, ma per qualcosa di più grande, una specie di fidanzamento e ciò spiegava la cura ai dettagli per preparare quella festa ed il perchè della partecipazione di nomi illustri come Papino di Nanni, Meo di Torino, Pier di Malvolto, Monna Lisa di Domenico di Bretone, Monna Antonia di Giuliano, Arigo di Giovanni Tedesco, Ser Giugliano Lanfredini e tanti altri, presentatomi durante le ore precedenti da Ser Piero.

Comunque la serata proseguì ugualmente, i musicisti ricominciarono a suonare e gli invitati a ballare, ma la gente iniziò anche a mormorare, c'era chi sosteneva che Antonio aveva cercato di incastrare il figlio facendoli credere di essere solo felice del suo ritorno a casa per poi annunciarli un matrimonio combinato difronte a centinaia di persone, in modo che egli non potesse obbiettare, e poi c'era anche chi sosteneva invece che Piero si era rivelato solo un ingrato nei confronti del padre, rendendo vani i suoi tentativi di agevolarli la vita, in poche parole due pensieri diversi e contrastanti tra loro, ma su un unica cosa erano tutti d'accordo, cioè che la decisione di Ser Piero era stata condizionata da noi, da me ed Emma; Per loro non c'era altra spiegazione e molto probabilmente anche il padrone di casa la pensava così e noi due malcapitati, in quel momento più che mai, ci sentimmo soli ed abbandonati.

Antonio, nonostante l'umiliazione e nonostante si sentisse tradito dal figlio, continuò il banchetto con indifferenza, continuando a brindare con l'élite di persone sedute al suo tavolo, ma le cose non furono più lo stesso, si sentiva un'aria piena di delusione, amarezza e un po' di rancore.

La festa si concluse in tarda notte, tutti andarono a casa propria, Antonio assicurò a Giovanni Amadori e a sua figlia che avrebbe parlato a Piero e che quasi sicuramente lo avrebbe persuaso ad accettare il matrimonio, ma Ser Piero, dopo un'accurata ricerca da parte della servitù in tutta la casa, non si trovava, molto probabilmente era scappato chi sa dove, quindi, non potendo fare altro, andammo tutti a dormire, o almeno quella fu l'intenzione.

A me ed Emma ci fu data una camera al piano inferiore della casa, che poi era lo stesso piano usato dai domestici; Sapevo di essere ormai un ospite indesiderato e di dovermene andare, ma non sapevo dove, perciò decisi di rimanere per quell'unica notte e di cercare un'altra sistemazione l'indomani, però non ce ne fu bisogno, infatti non ebbi neanche il tempo di chiudere gli occhi che sentii bussare alla finestra, allora, non sapendo di chi si trattasse, presi una scopa, lasciata dietro la porta dai domestici dopo aver ripulito la casa, e con molta cautela andai a dare un occhiata e, con mio grande stupore, vidi che era tornato Piero, il quale mi invitò a scappare via con lui.

Io li domandai dove, ma egli mi rispose che non c'era tempo da perdere e che era questione di poco prima che lo scoprissero, allora svegliai Emma, che, dopo avermi invitato a girarmi per non guardare, si rimise velocemente i vestiti che aveva addosso prima della cena, per l'esattezza un paio di jeans blu, un paio di ALL-STARS ai piedi ed una canotta bianca sotto ad un giubbino di pelle nero, e, insieme, scappammo con l'unica persona di cui ci fidavamo in quel posto, che poi è la prima che abbiamo incontrato quando siamo arrivati.

Uscimmo da Archiano senza che se ne accorgesse nessuno e camminammo per tutta la notte interrottamente a distesi campi destinati all'agricoltura, senza fermarci un secondo fino all'alba, dove avvistammo una fattoria e ci intrufolammo nel fienile per dormire una mezz'oretta, visto che eravamo stanchi morti.

In quel fienile perdemmo la cognizione del tempo e dormimmo, come diceva Piero, due clessidre, vale a dire un paio d'ore e se fosse stato per me avrei fatto anche altre cinque ore di sonno, ma il notaio era sicuro che il padre lo stesse già cercando, o che avesse assoldato qualcuno per trovarci, perciò fummo costretti, a causa del tempo perso dormendo, a rubare tre cavalli, probabilmente appartenenti ad un brav uomo e di sicuro per niente benestante e ciò non ci fecce onore, ma non avevamo denaro con noi da lasciarli e poi Piero sembrava avere una certa fretta, era impaziente di andare da qualche parte.

I nostri cavalli erano di tre colori differenti, quello di Emma bianco, nero quello di Ser Piero e il mio di un rossastro, quasi marroncino con una macchia bianca sulla fronte.

Cavalcammo per un bel tratto di strada, fino ad arrivare in un altro paesino, di cui sinceramente non mi ricordo il nome, ci fermammo davanti ad una locanda, forse l'unica che c'era in quel posto, dove Piero affidò i cavalli ad un giovane ragazzo, che presumo lavorasse li, e ci disse che dovevamo proseguire a piedi all'interno del paese, ma con molta discrezione, senza farsi notare, non dovevamo lasciare tracce che potevano condurre i nostri presunti inseguitori a noi.

Non sapevamo dove eravamo diretti e cosa o chi stavamo cercando, ma poiché la nostra fiducia era riposta in Piero, ci limitammo a seguirlo senza azzardarci a chiederli spiegazioni. Egli ci portò nei sobborghi di quel paesino, nelle periferie di quella seconda cittadina, dove si trovavano le persone e le famiglie più povere; Le case di quel posto erano tutt'altro che belle, comode e salutari, esse erano piccole, umide e tutte ammaccate, con finestre rotte, tetti che perdevano e porte di legno molto vecchie che a stento stavano in piedi, altro che grandi e bei portoni in legno massiccio, tutte decorate, come quelle della casa di Antonio, anche se c'è da dire che quelle brutte e vecchie porte alla fin fine servivano solo per un po' di privaci, non di certo per proteggere le case visto che appartenevano a persone molto povere, perciò non c'era un gran che da rubare.

In quella zona il nostro amico notaio era abbastanza conosciuto, tant'è che in molti lo salutavano e altri invece si limitavano a chinare la testa quando egli passava, penso per rispetto nei suoi confronti o per evidenziare la sua superiorità nell'ambito sociale, ma non ne sono certo, forse si vergognavano soltanto per qualcosa.

Piero busso alla porta di una delle tante case che c'erano, ad aprire si presentò un giovane ragazzo, molto probabilmente più piccolo di me.

Piero, guardandolo con uno sguardo serio, quasi minaccioso, senza battere ciglio, li chiese:

-Dov'è?-, ed egli, senza farselo ripetere due volte, rispose:

-E' a lavorare nei campi oggi... Ma ti devi muovere che fra poco la raggiunge il padre!-, queste parole scombussolarono non poco Piero, che senza dire niente si mise subito a correre e noi due, cioè io ed Emma, non sapendo che altro fare, iniziammo a seguirlo, a correrli dietro, diretti per l'ennesima volta in una meta a noi sconosciuta.

Uscimmo dal paese per raggiungere i campi ad esso circostanti, nei quali c'era un notevole numero di contadini che lavorava, senza distinzione tra uomini e donne, tra cui la maggior parte abitava nelle case che avevamo visto in precedenza e tra loro c'era la persona che Piero stava cercando, ciò una bella ragazza di nome Caterina, ma c'era anche chi non sperava di incontrare, ovvero il padre di lei; Infatti appena li vide, da una certa distanza, si mise una mano in fronte come per dire: adesso cosa faccio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2017 ⏰

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