Prologo

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Prologo.


Ella Nigars entrò nel suo ufficio, con i tacchi che battevano contro i mattoni bianchi. Era in ritardo. Aveva litigato con Neal, il suo ragazzo, ed era parecchio triste. Se solo lui fosse stato più comprensivo, non avrebbero discusso così violentemente. Decise di non avvelenarsi la giornata con quei brutti pensieri e, dopo aver assunto una finta espressione di felicità, salutò la sua collega.

Lei alzò lo sguardo dal computer e ricambiò il saluto. «Ben arrivata, Ella».

Julia non era solo una collega, per lei, ma una buona amica. Avrebbe potuto nasconderle il suo malumore? Si sedette al suo posto e cercò di sorriderle. «Scusa per il ritardo, ma non ho sentito la sveglia», mentì.

Lei sembrò bersi la bugia, ma qualche minuto dopo trascinò la sedia di plastica con le rotelle accanto a lei. «Sembra ci sia qualcosa che non va», affermò.

Ella sospirò e chiuse gli occhi. «Si vede così tanto?».

Julia annuì. «Neal ti sta creando dei problemi?», le domandò.

Ella sbuffò. «È molto geloso di Arran, il testimone di Stefan per il vostro matrimonio. Non digerisce il fatto che ieri siamo usciti insieme per scegliere gli abiti della cerimonia».

La sua amica si accigliò. «C'eravamo anche io, Stefan e Nicole. E poi perché dovrebbe essere così geloso? Non mi sembra che Arran ti abbia fatto delle avances».

Ella annuì, ma sapeva perfettamente che c'erano delle cose di cui non aveva parlato con la sua amica. Sospirò e decise di tirare fuori tutto. «Subito dopo la morte di Sidney, la sorella di Neal, Arran ha iniziato a provarci con me».

«In quel periodo tu e Neal avevate litigato», disse Julia.

«Sì», confermò Ella, «lui mi aveva lasciata»

«Okay, continua», la spronò la sua amica.

«Arran mi ha invitato a casa sua ed io sono andata. Stavamo per finire a letto, ma proprio nel momento in cui lui mi ha messo le mani addosso ho capito che non potevo stare lì. Non so cosa mi abbia spinto ad andare a casa di Neal ma non appena sono andata a casa sua l'ho trovato con Margot».

Julia spalancò la bocca. «Sono ancora amanti!».

Ella scosse il capo. «Lui dice di no».

«Poi cos'è successo?».

«Neal è stato aggredito ed è stato proprio Arran a soccorrerlo, quando l'hanno portato in ospedale. È stato lui a chiamarmi. Quando sono arrivata, Neal era privo di coscienza. O almeno così pensavamo. Ci ha sentito discutere di quando sono andata in casa sua e si è arrabbiato molto».

«Ella...», mormorò Julia, «...tu lo ami davvero Neal?».

Ella si lasciò andare contro lo schienale della sedia. «Amo anche la mia libertà, Julia. E lui mi sta opprimendo. Se adesso non sono più libera di uscire con voi, non so fino a che punto potrebbe arrivare».

«E per Arran? Cosa provi per lui?».

Ella ci pensò su. Cosa sentiva per l'uomo che in passato l'aveva mandata dallo psicologo? «È un bell' uomo», ammise, «però è Neal che amo, capisci? Io voglio stare con lui, ma rende tutto così difficile con il suo comportamento!».

Julia le prese la mano. «Vorrei solo che sapessi che, se Arran non valesse proprio niente per te, non saremmo qui a parlarne. Forse Neal esagera, ma devi fare chiarezza dentro di te».

Lui mi salveràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora