Capitolo sette.

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Capitolo sette.

Tre giorni dopo la mia litigata con Arran tutto è tornato normale. Sono in ambulatorio e il telefono squilla, così rispondo con la solita frase in stile robot. «Salve, sono Ella Nigars, come posso esserle utile?».

«Buon giorno, signorina Nigars. Mi chiamo Jennifer Linkizig, vorrei parlare con il dottor Arran Laspek».

«Può dire a me, sono la sua segretaria».

La voce della ragazza si fa speranzosa. «Il dottore sarebbe disponibile per un intervento alla lezione di chimica organica diciamo...mercoledì?».

«Aspetti che controllo l'agenda», faccio come le ho detto, costatando che non è possibile che lui ce la faccia, ha la giornata piena, «avreste dovuto chiamare con più preavviso. Oggi è venerdì».

«Lo so, ma la prego, controlli lo stesso», mi prega.

«Non possiamo proprio farcela».

«Per favore, signorina, per favore...domandi al dottor Laspek».

Alzo gli occhi al cielo. Come se Arran potesse compiere un miracolo! «Le ho già detto che è impossibile».

«Vorrei parlare direttamente con il dottore, se non le dispiace».

Sbuffo. «Attenda».

Schiaccio il bottone per trasferire la chiamata, ma proprio quando pigio con il dito questo salta letteralmente in aria. Lo raccolgo dal pavimento, borbottando maledizioni contro il tecnico che l'ha installato. Cerco di aggiustarlo, ma non riesco. Mi arrendo ed entro nell'ufficio di Arran trovandolo intento a leggere delle radiografie sulla schermata luminosa dietro la scrivania. Sembra abbastanza perplesso.

«Ehi, doc?», lo chiamo.

Lui si volta. «Dimmi».

«Ha chiamato Jennifer Linkizig della...».

Mi interrompe, accarezzandosi la barba di un giorno. «Dall'università».

«Esatto. Volevano che tenessi una lezione venerdì, ma sei pieno. Le ho già detto che non puoi, ma vuole parlarne direttamente con te».

«Okay», borbotta e alza la cornetta del suo telefono, «qui Arran Laspek».

Si mette in ascolto per qualche istante, poi sbarragli occhi.

«Ciao, Jennifer...certo che mi ricordo. Come va'?».

Segue dell'altro silenzio ed Arran allarga il colletto della camicia. É a disagio, si vede.

«Ah sì? Perfetto...non preoccuparti...te lo meriti. A mercoledì», dice e riattacca.

Rimango lì, ancora stordita dal suo essere così impacciato. Arran non è mai impacciato. Deve esserci qualcosa di strano.

«Cancella la visita con la figlia del sindaco, devo andare a quella lezione», mi ordina, secco, «non preoccuparti, quella vuole solo rifarsi le tette, le sposterò la visita».

Lui sta parlando di Rachel, la figlia del sindaco. Quella ragazza ha più soldi che buon senso, ed è tutta di plastica.

Chiudo la porta della stanza. Visto che non c'è nessuno in attesa, posso spremere Arran a dovere. «Come conosci la segretaria?», gli domando.

«Era una mia studentessa. Una delle più brillanti studentesse di Medicina, per essere precisi».

«Medicina? E com'è finita a fare la segretaria dell'università?».

Lui mi salveràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora