Capitolo nove.

2.4K 130 2
                                    


«È incredibile, Ella. Io stessa stento a crederci, posso solo immaginare come ti senta tu», mormora Julia, stupita, mentre rimane con la tazzina del caffè a mezz'aria.

Annuisco, pensosa.

«Come ha reagito Arran?», mi domanda, dopo aver bevuto un sorso del suo caffè.

«Ha visto tutto, questo è evidente. Pensavo che avrebbe dato di matto una volta arrivati a casa invece mi è sembrato abbastanza tranquillo».

«Più di te», osserva.

Ed ecco che Julia ha centrato il punto. Dopo il mio incontro con Neal avrei dovuto sentirmi sollevata, avrei dovuto rimettere a posto un paio di tasselli e così via ... ma non è così. Mi sento così strana, così confusa dal suo comportamento. Quello che è certo è che non lo amo più, adesso Arran è tutta la mia vita, ma l'apparizione del mio ex mi ha sconvolta.

Sollevo gli occhi e li pianto in quelli di Julia. Lei mi fissa, con gli occhi pieni di comprensione, ma sembra ci sia qualcos'altro, che mi spinge a diffendermi. Potrebbe trattarsi della mia stupida coscienza... o forse no. «Amo Arran», affermo.

Lei mi fa un sorriso rassicurante. «El, va tutto bene. È normale che tu sia sconvolta»

Il mio cuore, per un momento, diventa più leggero e la mia voce si fa speranzosa. «Lo pensi davvero?».

«Ma certo, tesoro. Neal è stato un capitolo importante della tua vita. Forse non staresti nemmeno con Arran, se non lo avessi incontrato».

Mi abbandono contro lo schienale della poltrona reclinabile di mia madre, annuendo, ma so perfettamente che la mia espressione non è molto convinta, proprio in linea col mio stato d'animo. Stanno succedendo così tante cose da quando sono qui, tutte in successione e incastonate perfettamente l'una nelle altre, come un fottutissimo puzzle da un milione di pezzi, di quelli che ti fanno perdere la testa. Cosa accadrà ancora?

«Ella Nigars, devo parlare con te!».

Sollevo lo sguardo e vedo Stefan che mi indica con il suo lungo dito ossuto, i capelli biondi lunghi fino alle spalle pettinati ad arte e uno sguardo grigio piuttosto incazzato. Non so perché, ma mi sento nei guai.

Mi faccio piccola piccola di fronte al suo tono perentorio e sfodero uno dei miei sorrisi più innocenti. «Ehi, fratellino, come butta?».

Solleva le mani in aria, con i palmi aperti. «Non fare questi giochetti con me, piccoletta. Che cazzo ti è saltato in mente?».

Oh, no. Conosco quello sguardo. Ha saputo che ho incontrato Neal, me lo sento. «Non so di cosa tu sia parlando».

Lui mi fulmina con lo sguardo. «Smettila, El. Ti sei messa in pericolo inutilmente! L'ultima volta che ti è stato vicino quel Neal ti ha rapita, picchiata e Dio sa solo cosa mentre tu eri svenuta!».

So che ha ragione, ma mi esaspero. Perché proprio non sono in vena di stare a sentire le sue ramanzine. «Stefan, non esagerare».

Spalanca i suoi bellissimi occhi grigi, scioccato, inarcando entrambe le sopracciglia. «Io? Io sto esagerando? Ma che cazzo ...?».

«Per favore, non farne un dramma!», esclamo.

Si passa una mano tra i capelli. «Okay, sembra abbastanza chiaro: ti sei bevuta il cervello. Non ho nessun altra spiegazione plausibile per la cazzata che hai fatto».

«Smettila, Stefan! Non ti permetto di trattarmi come un'adolescente! Nemmeno Arran si è arrabbiato così!».

Incrocia le braccia al petto. «Certo, come no. Forse è per questo che si è rintanato in palestra più di due ore fa e non ne è ancora uscito».

Lui mi salveràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora