Capitolo 2

49 1 0
                                    

Arrivo all'armadietto, lo apro e vengo sommersa da bigliettini colorati. Ne apro qualcuno e la maggior parte di loro mi chiede come sto. Come vogliono che stia? Uno schifo.
Prendo un libro, lo metto nello zaino e chiudo con forza l'armadietto. Forse era meglio restare a casa per altri 2 mesi. Pensavo che mi sarei trovata bene, a mio agio. Credevo che rivedere i miei amici mi avrebbe tirato su il morale. Ma mi sbagliavo. L'unica cosa che voglio ora è scomparire, per un pò. Mi sposto da lì e vado verso la mia classe. Stupida classe. Prima ora: professoressa Trulli. L'incubo continua. Cammino ed entro in classe ma un bisonte di quinta liceo mi spinge e mi fa cadere.
《Stai attento!》mi volto e gli urlo mentre si allontana. Mi rigiro e vedo una mano davanti alla mia faccia. È tesa, credo mi voglia aiutare a rialzarmi. Alzo il volto e mi ritrovo davanti quello di Cristian, un altro ragazzo di quinta, considerato dalle ragazze "il più bello della scuola", anche se di tanto bello non ci vedo niente. Scanso la sua mano e mi alzo da sola.
《Scusalo, è ubriaco credo》mi dice con la sua voce profonda
《Ubriaco a scuola? Siamo ai limiti dell'assurdo》affermo io riprendendo lo zaino.
《Tutto bene?》
《Si, non preoccuparti per me, il mio culo non si è fatto niente》dico io notando il fatto che lo stava osservando.
Lui diventa leggermente rosso.
《Ora devo andare, vai a salvare il culo di altre ragazze nel frattempo》affermo per poi sparire dietro la porta della classe. Entro e un'orda di applausi mi travolge. Odio queste sceneggiate. Tutti mi stanno attorno, mi abbracciano, mi mandano baci, sembrano amici. Ma quali amici. Qui emergi solo se ti succede qualcosa. Adesso capisco:non è una prigione, è un manicomio.
Scanso i miei "compagni" e mi siedo. L'ultimo banco, ovviamente. Tengo il cellulare acceso in tasca. Ogni tanto vibra.
Credo sia Sofia. Lo prendo senza farmi vedere dalla proff e accendo lo schermo.
2 messagi da un numero sconosciuto.
Apro whatsapp.
"Non crederai mica che stia salvando altri culi?"
È Cristian.
"Sono solo in corridoio, esci e fammi compagnia"
No. Se lo scorda.
"Mi dispiace, ho altro da fare. Ma se proprio ti senti solo fai una cosa" rispondo.
"Cosa?" Mi dice immediatamente.
"Vai a fanculo, stronzo"
Lui non risponde. Ma poi appare fuori la porta della mia classe. Bussa ed entra.
《Mi scusi professoressa, posso rubarle un attimo Clara?》dice indicandomi.
《Certo. Ma fate in fretta》
Non posso fare altro che alzarmi e uscire. Che vuole questo da me?
《Sentiamo...che vuoi?》gli chiedo incrociando le braccia al petto.
《Voglio farti vedere una cosa》risponde prendendomi la mano. Chi gli da tutta questa confidenza non lo so. Lo conosco da appena mezz'ora e già crede di potermi portare in giro così, come se niente fosse. Però non mi dispiace. Almeno lui mi tratta come una persona normale. Mi porta per i corridoi e alla fine ci ritroviamo all'ultimo piano, sulla scala antincendio. Siamo soli. Si siede. Mi siedo anch'io.
《E adesso che dovremmo fare?》gli chiedo.
《Niente...Osserva il cielo》
Lo faccio.
《Cosa vedi?》continua.
《Un'immensa distesa azzurra, piena di macchie bianche》
《La tua malattia è come questo cielo: il tuo fegato sta bene, è come l'azzurro, ma c'è qualcosa che sta distruggendo il suo equilibrio, come le nuvole》dice lui per poi guardarmi.
《Come fai a saperlo?》chiedo arrossendo.
《Ho i miei informatori》risponde lui sorridendo.
Mi sento vuota. Senza emozioni, come se qualcuno mi avesse tolto da tentro ogni tipo di sensazione. Niente gioia, niente odio, solo... nulla. E odio sentirmi così. Sono fragile. È inutile negarlo: mi è caduta la maschera.
Distolgo lo sguardo da lui per evitare che veda i miei occhi lucidi, che piano piano si bagnano ancora di più.
《Piangi, anche a dirotto, ma non tenerti tutto dentro》mi dice fissandomi.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto. È imbarazzante questa situazione e poi è strana. È strana perché sembra capirmi più lui che Sofia. E io e Sofia abbiamo 8 anni alle spalle. Mi alzo lentamente, e mi allontano da lui. Cristian mi segue.
《Tutto bene? 》mi chiede.
《Una meraviglia》
《Se vuoi puoi parlarne con me》
《Che ti sei messo in testa? Solo perché mi hai aiutata a rialzarmi credi di poter entrare nella mia vita? Ti sbagli di grosso》
《Pensala come vuoi, ma io posso aiutarti》
《Mi dispiace, non ho bisogno del tuo aiuto. Sparisci》
Lo odio.
Mi allontano e torno in classe.
《Clara! Ci hai messo un quarto d'ora, è mai possibile?》mi rimprovera la professoressa Trulli. Io, senza farmi vedere, alzo gli occhi al cielo e vado a sedermi. Altre 5 ore davanti. Ce la posso fare. Credo.

SurvivingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora