Nothing Wrong With Me

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Dipper Pines non aveva chiuso occhio né toccato cibo per tutta quella mezza giornata, il suo cervello era impegnato ad elaborare altre cose molto ben più importanti del proprio sostentamento e della propria salute, qualcosa che riguardava la sua intera esistenza venire sconvolta in un secondo.
Passò la notte in bianco seduto alla sua scrivania con la piccola luce accesa, in modo da illuminare il suo lavoro. Aveva tenuto un piccolo quadernetto dove aggiornava la sua situazione e le sue scoperte, scrivendo passo per passo e giorno per giorno, anche se ne erano passati appena tre dalla prima allucinazione.
Tutto quello che aveva visto o sperimentato nel corso del suo viaggio o all'esterno della propria mente era contenuto in esso, ma doveva ancora fare degli aggiornamenti e riflessioni importanti per capire quale fosse il modo giusto per proseguire le proprie indagini.
Suo zio sembrava pesantemente implicato nella faccenda, dato che aveva mostrato di aver capito che stava succedendo qualcosa che non sarebbe dovuto succedere, come se fosse stato spaventato da quell'eventualità, dalla possibilità che avesse ricordato qualcosa.
A quel punto ogni sua singola azione non aveva senso dato che si contraddicevano tra di loro; prima gli dava delle medicine per aiutarlo nel suo processo di guarigione e lo teneva con sé in ospedale e poi non voleva che ricordasse, che senso aveva tutto ciò?
Ma c'era una cosa che non aveva considerato, se messa in considerazione anche quella variabile tutta quella situazione prendeva non solo una brutta piega, ma iniziava anche ad avere senso.
Se le medicine avessero avuto l'effetto contrario, ovvero addormentare il processo che lo avrebbe ricondotto alla memoria, anche se ciò avrebbe potuto causargli allucinazioni, tutto il quadro era chiaro.
Doveva stare in ospedale in modo tale da poter essere costantemente sotto controllo, non poteva vedere nessuno altrimenti sarebbero affiorati dei ricordi e forse tutti gli altri sapevano, ecco perché lo ostacolavano nella propria fantasia, perché lo facevano anche nella vita reale.
Il particolare più inquietante però era il comportamento di Mabel e delle sue amiche; quelle cose non poteva portarglile sua sorella? Che lo dovesse fare di nascosto e per questo lo aveva affidato alle amiche? No, non aveva senso, era venuto Ford a chiamarlo, era strano anche il fatto che se ne fossero andate subito dopo il suo svenimento. Forse le aveva costrette qualcuno, però i libri e le nuove cose che aveva lì con lui erano quelli che gli avevano dato Candy e Grenda, se davvero suo zio non avesse voluto sarebbero stati immediatamente levati da mezzo.
Aveva pasticciato talmente tanto su un singolo foglio che aveva bucato la carta e per la frustrazione chiuse il tutto. Basta, non poteva tollerare oltre.
Nemmeno il resto della nottata fu gentile con lui, i pensieri continuavano a fluire senza pietà nella sua mente creando nuove possibilità e nuovo scenari.
La mattina seguente non fu da meno. Stanco di stare nel letto si alzò, andando al primo turno della colazione. Non mangiò molto, del latte e dei biscotti bastarono a sostentarlo per quel poco che gli bastava, almeno finché non sarebbe arrivata Mabel, la quale gli doveva un mucchio di spiegazioni per quanto accaduto il giorno prima.

Stava per ritornare nella sua stanza quando si sentì travolgere da un tornado di allegria e girò su sé stesso per qualche secondo, per poi trovarsi il sorriso allegro di Mabel a dargli il primo buongiorno della giornata.
《Giorno DipDop!》
Per quanto fosse sospettoso nei suoi confronti e in un certo senso arrabbiato con lei per via della strana situazione accaduta ieri, non potè fare a meno di sorriderle e ricambiare il saluto.
《Hey, Mabes》
La ragazza mora gli sorrise ulteriormente per poi staccarsi definitivamente da lui, mettendo poi le mani dietro la schiena e dondolando sui talloni.
《Piani per oggi?》
A quella domanda Dipper sbattè più volte le palpebre, per un attimo lo aveva confuso. Per quanto volesse continuare le sue ricerche proprio ora che era arrivato a buon punto, sentiva l'impellente bisogno di spendere in altra maniera il tempo con sua sorella, anche per parlare della strana situazione del giorno prima, al momento opportuno, s'intendeva.
《Che ne dici di stare un po' in camera oggi?》
Anche se l'altra sembrava pronta a partire per una nuova ricerca per svelare strani misteri, annuì energicamente, come se in realtà il ragazzo le avesse letto nel pensiero.
《Non potevo chiedere di meglio》
Si sorrisero entrambi l'uno all'altra prima di dirigersi verso la camera, una saltellando allegramente mentre l'altro camminava solo, dove il ragazzo aveva risieduto per tre mesi.
Il ragazzo per un attimo si sentì tornato nelle foreste dell'Oregon, dove faceva spesso diverse passeggiate con la sorella e i prozii perché i credevano di aver visto qualcosa di strano in mezzo ai boschi. Per quello trascinavano con loro gli adulti affinché almeno Stan e Ford ci credessero. Se pensava a quanto erano allegri e spensierati all'epoca gli veniva da piangere per la mancanza di quei momenti e per la gioia che avrebbe provato quando finalmente sarebbero stati tutti insieme ancora una volta.
In quel momento si mise a pensare a quanto quella giornata fosse stata resa meravigliosa grazie a quel pensiero felice che aveva scacciato tutti gli altri, avrebbe dovuto fare una festa appena fosse tornato, avrebbero dovuto festeggiare e divertirsi, come stava per fare ora con Mabel.
Entrati nella stanza la ragazza si buttò a capofitto sul letto, seguita immediatamente dal ragazzo che si era messo seduto accanto a lei, mentre la ragazza si sistemava seduta sul letto.
Per quanto quel momento fosse meraviglioso in quanto aveva recuperato una pace ormai perduta, c'era una cosa che doveva fare. Del resto come si diceva, tolto il dente tolto il dolore, no?
Smise di sorridere, per poi iniziare a parlare con tono più monocorde possibile, doveva sembrare in qualche modo serio altrimenti non avrebbe funzionato.
《Perché sono venute Candy e Grenda a portarmi le mie cose?》
E in quel momento fu come se qualcosa si fosse spezzato all'improvviso, lo sguardo di lei vacillava, mentre quello di lui tentava di stare concentrato, ma sentiva che qualcosa si era incrinato anche in lui.
《Te l'hanno detto, no? Non potevo portaterle ieri pomeriggio.》
Rispose semplicemente lei, ma lui aveva altre carte da giocare.
《Allora perché non mi hai avvisato che mi sarebbe arrivate quelle cose? Per non parlare del fatto che sembrava che non sapessero cosa dire》
《Mi sono arrivate solo ieri e siccome è stata una cosa dell'ultimo momento non ho potuto avvisarti》
《Avresti potuto portarmele oggi 》
La ragazza rimane in silenzio, strinse le lenzuola tra le dita sottili, non c'era altro che potesse fare.
《Tu invece avresti potuto almeno aspettare di passare del tempo assieme prima di chiedermelo?》
E nel sentire la voce della sorella piatta e monocorde e nel vedere la sua espressione seria, Dipper si sentì di colpo smarrito. Non sapeva decifrare l'espressione di Mabel, per lui non c'era niente di peggio e, per la prima volta, avvertì che c'era qualcosa di sbagliato in tutto quello, qualcosa che era fuori posto.
《Mabel io-》
《Per una volta non pensare, ti prego》
La mano del ragazzo rimase a mezz'aria tesa verso di lei, come se cercasse di prendere qualcosa, un qualcosa che non c'era più. Quel rapporto di amicizia e di fratellanza che c'era fra di loro sembrava essersi ridotto a un filo sottile che si stava per spezzare.
Dipper a quel punto rimase fra l'essere scosso e l'essere confuso, ancora senza capire perché la sua mente insisteva nel comunicargli che qualcosa non andava in tutto quello, che stonava con tutto il resto.
Mabel lo guardò con sguardo compassionevole, ma sapeva che non serviva a nulla, almeno non più, era finito il tempo dei giochi e degli inganni.
《Tu non dovresti essere qui》
Asserì Dipper con particolare freddezza, come se non avesse capito quello che stesse dicendo e in effetti era così, perché la sua non era solo una sensazione, lui s e n t i v a che lei non doveva essere lì.
Mabel parve essere ancora più affranta di prima, la tristezza traspariva dalla sua espressione e dai suoi occhi.
《Non voglio andare via》
Dipper Pines sapeva che lei doveva andare via, il suo posto non era lì.
Dipper Pines sapeva che quel momento non sarebbe durato per sempre, sperava che dietro quell'inganno si celassero buone intenzioni.
Dipper Pines sapeva che avrebbe raggiunto presto la disperazione, perché stava perdendo tutto quello che era la sua certezza.
《Avremmo potuto stare insieme ancora un altro po'》
Il ragazzo californiano sentì gli occhi farsi lucidi, la gola pizzicare e polmoni fargli male nel sentire le parole della sorella.
Un senso di abbandono e di tristezza gli offuscò la mente e gli occhi. Quello che aveva stretto tra le mani per una vita intera gli stava lentamente scivolando dalle dita, ma quello era accaduto, anche se ancora non lo sapeva.
《Mabel non dovresti-》
Nonostante le lacrime volessero uscire per scorrere a fiumi si fermò, bloccato dal sorriso enigmatico della propria gemella.
《So che non devo》
L'espressione si addolcì, la sua posizione più naturale, come se stessero chiacchierando amichevolmente, ma il suo sorriso per quanto volesse sembrare solare aveva una nota di tristezza in sé.
Dipper non capiva cosa c'era di sbagliato, ancora non era arrivato alla conclusione finale di quella che sembrava una colossale presa in giro.
《Sai dove dovrei essere allora?》
Odiava le domande retoriche. No, ovvio che non lo sapeva, era logico che non sapesse rispondere. Del resto che ne sapeva di dove poteva essere lei e gli altri?
Aspetta...
Lei e gli altri? Gli altri chi? Stan, Soos e Wendy? Perché sentiva che sua sorella doveva stare con loro e non con lui? Non aveva senso, anche lui voleva stare con tutti gli altri, non capiva perché il suo posto era lì e quello di sua sorella un altro, non dovevano stare divisi, nemmeno suo zio si era permesso di non fargli vedere Mabel.
Già, ora che aveva recuperato qualche tassello del mosaico della sua memoria poteva iniziare a supporre il motivo di quella scelta singolare, ma a pensarci appena accennava a proposito di sua sorella a Ford questi snobbava completamente la cosa, come se stesse parlando di un qualcosa che non stava né in cielo né in terra.
E fu lì che qualcosa scattò in lui. Avvenne tutto in un istante, non gli lasciò nemmeno il tempo di prepararsi a tutto quello.
La consapevolezza di ciò fu peggiore del ricordo, il sapere cosa quella situazione implicava fu ancora peggiore.
Gli avevano mentito tutti. Suo zio, i suoi genitori, Morty, Pacifica, Robbie, Gideon, Candy, Grenda, tutti. Dipper si sentì u n i d i o t a , per essersi fidato di loro, la sua fiducia tradita persino dagli amici e dai parenti.
Lui stava

Wonderland FallsWhere stories live. Discover now