La morte. Che cos'è la morte e che cosa succede dopo?
Forse qualcuno si aspetta che il giorno della propria morte tutto semplicemente finisca nel dimenticatoio, nell'oblio. Si aspetta che tutte le sofferenze vengano dimenticate e basta. Ma poi? Dopo la morte poi? Che ne sarà dei dolori, delle inquietudini di vivere, delle disavventure fisse nella mente come quadri storici, degli amori mai nati e di quelli mai provati?
Magari qualcun altro crede di finire in un posto buio sottoterra circondato da un instancabile fuoco in attesa del giudizio, mentre aspetta che un demone gli dica quale siano stati i suoi peccati e quale la sua pena eterna per espiare le sue colpe, oppure che si svegli in paradiso. Un luogo bianco, puro, mai contaminato. Nuvole talmente bianche e soffici da sembrare zucchero filato ripiene di meringhe. Un posto dove il sole non imbrunisce mai, un posto sempre rischiarato dalla luce eterna del Padre Onnipotente, con gli angeli che intonano una canzone ai piedi di un vecchio e saggio uomo immortale, Dio.
Probabilmente qualcuno, infine, è convinto che vagherà per sempre nel luogo in cui è morto, un'anima persa che non ha mai scoperto le carte del proprio destino, le ha semplicemente gettate in mare e lasciate in balia della profondità. Forse... Forse infesterà quel luogo finché non avrà spaventato i suoi abitanti e fino a quando lui e quel luogo non si logoreranno a vicenda.
Nessuno penserebbe mai di svegliarsi improvvisamente in un ospedale con lo stesso identico vuoto che sentiva quando è morto, con il pianto di un neonato in sottofondo, a sottolineare quanto la scena sia pietosa, come se non lo fosse già di per sé. Ma soprattutto, con lo stesso dolore di quando la sua vita è definitivamente finita. Definitivamente finita? A giudicare da ciò che vidi ebbi il dubbio di essere davvero morta ma certo, certo non ero viva.
Non seppi quanto rimasi a fissarmi i polsi laceri, potevano esser stati secondi svelti, minuti, ore, o anche interminabili anni. Ormai il tempo non aveva più importanza, non era più contato, non avevo una vita ben definita davanti solo... Anni. Indefinibili, inquantificabili anni. Non potevo essere viva nonostante sentissi dolore. Lo ripetevo mentalmente a me stessa ma avevo freddo. Molto freddo. In modo innaturale. Se fossi stata ancora viva forse qualcuno sarebbe venuto a controllare come stessi, ma nessuno aprì la porta.
Nessuno aprì quella porta.
Mi alzai lentamente. Dov'era il vuoto assoluto che mi aspettava dopo la morte? Mi passai un dito sulle ferite ancora vivide sul mio corpo. Non bruciavano, erano solo un continuo dolore sordo. Un ricordo di chi ero stata e di chi ancora a malincuore sarei stata.
Uscii dalla stanza. Mi ritrovai in un corridoio asettico che odorava fortemente di niente. Inodore. Incolore. Davanti a me c'era un enorme vetrata e da lì proveniva il pianto del neonato. Mi avvicinai senza fretta massaggiandomi i polsi cercando di lenire il dolore senza successo. A poco servì rassicurarmi del fatto che fossi morta e non avessi più niente e nessuno da perdere.
Il neonato continuava a piangere, quasi sapesse con cosa avrebbe avuto a che fare là fuori. Con lo schifoso mondo che mi aveva portato alla morte. In qualche modo volevo rassicurarlo, sicura che nonostante fosse così piccolo, mi avrebbe capita. Cercai di leggere il nome del piccolo dal cartellino sulla culla, ma una voce mi anticipò.
- Michael Gordon Clifford. -
Mi voltai di scatto ritrovandomi faccia a faccia con un uomo vecchio, esageratamente vecchio, dal viso scavata dall'età e segnato dalle infinite esperienze. Un uomo, che se non immortale, quasi lo era. Trovavo difficile decifrare la sua espressione nonostante lo avessi proprio di fronte.
Mi allontanai di qualche passo da lui senza distogliere lo sguardo e mi chiesi chi fosse, chi era quell'uomo e che cosa voleva da me? Una cosa era certa: Lui era lì per me. Ma lui chi? Il bimbo o il vecchio? Avrei presto trovato risposta alle mie domande. O almeno a quest'ultima.
- Non ha importanza chi sono io, io sono tutto e sono niente. Piuttosto ha più importanza questa domanda: che cosa ci fai tu qua? - replicò l'uomo. Non risposi. - Perché l'hai fatto Angel? - mi domandò quasi con tono affettuoso. Incollai gli occhi alla punta delle mie scarpe sporche. - Pensavi di cavartela così? La vita non può essere ingannata, ha sempre un prezzo da pagare nel caso non appezzassi il suo dono. Sei qui per riscattarti, potrebbe essere la tua peggior pena o potrebbe essere la tua rinascita, sta tutto nelle tue mani. -
Ritornai con lo sguardo a Michael che non aveva smesso di muoversi e piangere. Era così fragile a vedersi. Le guance paffute e chiazzate di un candido rosa, i capelli biondo cenere così fini da sembrare d'oro... quanto mi sarebbe piaciuto stringerlo tra le braccia e proteggerlo dal resto del mondo come nessuno aveva mai fatto con me.
- Hai avuto qualcuno che ha vegliato anche su di te, Angel. - fece, come mi avesse letto nel pensiero. - Qualcuno come te che però non è riuscito ad adempiere ai suoi compiti. -
Sentii un qualcosa simile ad un brivido di freddo scorrermi lungo la schiena. I ricordi riaffiorano ma li scacciai via, avessi potuto, li avrei schiacciati. - Cosa gli succederà? - gli chiesi. Non ero sicura di volerlo davvero sapere. E se non fossi stata in grado di affrontare la sua risposta?
- Ha avuto la possibilità di rimediare ai suoi errori, ma non si è sforzato abbastanza ed ora anche tu ti ritrovi a dover fare ciò in cui lui ha fallito. - La bocca mi si seccò di colpo e i polsi mi bruciarono vividamente per un attimo. - Tu, Angel, sarai la custode di questo bambino, dovrai aiutarlo nelle sue decisioni e impedire che ciò che tu, e quelli prima di te, avete fatto si ripeta. Devi chiudere questo ciclo. -
Mi sembrava che un enorme masso di marmo fosse stato lanciato sulle mie spalle e che stessi lentamente sprofondando verso l'inferno dei miei peccati e non solo, anche di quelli altrui. Non potevo farcela. Non solo mi sentivo profondamente in colpa, consapevole di aver errato in modo imperdonabile, pensavo anche di essere un capro espiatorio. Non sapevo spiegarmi le circostanze in maniera diversa. Ero stata dannata tutta la vita e non potevo prendermi la responsabilità di quel piccolo essere innocente. Avevo la mani sporche dei peccati più infimi, l'avrei contaminato. Mi allontanai di qualche passo. Non potevo. Iniziai a correre. Che stupida che ero stata. Stupida a credere che correndo sarei potuta correre lontano dal mio destino. No, quello era già segnato, era già stato scritto per me su quel masso di marmo lanciatomi sulle spalle.
- Dove stai andando? - mi chiese una donna ritrovatosi di fronte a me alla fine di un vicolo cieco. Ero ritornata al punto di partenza. In qualche modo sapevo di avere davanti la stessa persona di prima. Mi guardai attorno in cerca di un'altra via di fuga, invano. Quando mi voltai la donna aveva un viso severo, un'espressione dura e profonda, la fronte corrucciata dalla preoccupazione. Il tutto e il niente. Era questo che intendeva?
- Non posso farlo. - sussurrai con le guance umide di lacrime. Mi asciugai gli occhi, ma le lacrime continuarono a scendere imperterrite. Lo sguardo della donna sembrava diventato di ghiaccio, tanto che sentii un brivido penetrarmi nelle membra e corrermi lungo le viscere delle ossa.
- Non puoi scegliere, Angel. - parlò con una calma disarmante. - Hai rifiutato la tua libertà di scelta quando hai deciso di mettere fine alla tua vita, ora tu sei legata a lui e lui è legato a te. -
Per quanto mi ripetessi che non potesse essere realmente vero, sapevo che stavo mentendo a me stessa. Guardai Michael. I suoi occhi vividi e vivaci color ghiaccio si incatenarono ai miei e smise lentamente di piangere. - Come farò ad aiutarlo? - volli sapere. Ebbi l'impressione che là, davanti a me, avesse accennato un sorriso.
- Lo saprai a tempo debito ma tu ricorda: sei artefice del vostro destino. Scompiglia le carte in tavola, stravolgile. - disse in tono pacato ma autoritario dandomi una lezione di vita, la più importante.
Quella fu la prima ed ultima volta che lo vidi. Non saprei dire se dovessi sentirmi sollevata, perché col senno di poi capì che Lui fosse la mia guida di iniziazione.
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Guardian Angel
ChickLitAngel credeva che dopo la morte non ci potesse essere niente. Forse l'inferno, ma in confronto alla vita che stava vivendo niente pensava poteva essere peggio. Per questo motivo il giorno del suo diciottesimo compleanno si era tagliata le vene. Avev...