Capitolo 16

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Ho un dolore alle gambe tremendo e sembra che il sole mi stia seguendo lungo questo dannato vialone che sembra non finire mai. Sono incazzata e triste, e ho voglia di piangere. "Smettila di frignare". La fa facile la mia vocina interiore, ma proprio non ci riesco. Un clacson, una macchina blu e lui al volante che mi guarda.

Gianluca: Sali.

Rigo dritto, non gli do ascolto.

Gianluca: Sali in macchina Anna.

Io: Lasciami in pace.

Gianluca: Anna non costringermi a scendere.

Io: Fottiti.

Si è fermato, "Cazzo". Cosa faccio? "Corri idiota". Giusto.

Gianluca: Anna porca puttana fermati!

Non lo ascolto, corro anche se fa male tutto, e ho l'affanno e sto iniziando a piangere. Vedo la mia via d'uscita, il gruppetto di vecchi che si riunisce per giocare a carte fuori al bar poco lontano da casa mia.

Io: Cazzo.

Faccia a terra, mani che bruciano, ginocchio che sanguina all'istante, cadere sull' asfalto fa molto più male di quanto immaginavo e adesso non mi facevano più ridere o video della gente che cade. La sua mano mi tira su e poi mi prende sulla spalla, non sono un sacco di patate ma lui mi fa sembrare tale per come mi ha presa. " urla."

Io: METTIMI GIÙ!!

Gianluca: Sta zitta.

Dannati vecchi del cavolo giratevi.

Io: LASCIAMI!!!

Mi ha dato uno schiaffo sul sedere e mi ha zittita all' istante, e anche se non sono una bambina in questo momento mi sento tale. Mi ha messo in macchina e adesso sta guidando, non so dove sta andando ma di certo non a casa mia. Rimpiango di aver puntato sul gruppo di vecchietti quando vedo il suo parco, si è fatto il giro lungo il bastardo perché sa che se mi avessero visto in macchina sarebbero venuti a prendermi. È sceso "fai ora la tua mossa" chiudo le porte e lo fisso.

Gianluca: Apri subito

Salto nel lato guidatore ma PorcoBoia non ci sono le chiavi, pensa Anna, pensa, o scendo e inizio a correre o resto in questa dannata auto per tutto il giorno sperando che qualcuno si accorga che non sono ne a casa ne in Pastorale ne da nessun altra parte. La macchina fa due suoni e il blocco delle portiere si alza. Le abbasso prima che lui possa aprire la portiera.

Gianluca: Anna sta ferma

Lo fa ancora, ed il abbasso di nuovo.

Gianluca: Anna mi sto incazzando.

Un altra volta, abbasso ancora.

Gianluca: Anna Porca Puttana sta ferma.

Ripetiamo l'azione e mi preparo al peggio.

Gianluca: Adesso mi ha rotto le palle.

I pezzi di vetro si cospargono sul sedile e sulle mie gambe, porto di istrinto le mani alla testa, lui mi tira fuori dal finestrino rotto e sbatto con il fianco vicino ai margini, mi fa male la testa e lui non smette di tirarmi per i capelli costringendomi a camminare, le lacrime mi stanno rigando il volto e sento il trucco colare sotto gli occhi. Siamo in casa, mi spinge dentro il salotto ed io cado. Vedo la sua mano sanguinare e la mia magli sporca di terra e sangue.

Gianluca: Non dovevi farlo!

Le sue mani sono pulite ma continua a strofinarle come se il sangue non volesse andare via, sto iniziando ad avere paura, o forse ne ho sempre avuta ma adesso avevo paura davvero.

Io: Gianl...

Gianluca: STA ZITTA!!!

È su di me, mi ha dato uno schiaffo, via la magli, mi sta baciando e lo respingo ma è troppo forte. "Anna scappa". Provo, mi divincolo e ci riesco, corro nel bagno chiudo la porta e piango. Cosa faccio? Mi guardo attorno, una finestra, ma lui sa che c'è una finestra, potrebbe capire che uscirò da li, e poi come esco senza maglia. Apro l'oblò della lavatrice e prendo una maglia, credo si la sua, è bagnata e si attacca sulla pelle.

Gianluca: Anna apri la porta.

"Parla, penserà che resterai li".

Per una volta do ascolto alla mia testa.

Io: No

Gianluca: Anna non ricominciare.

Io: Va via Gianluca

Apro piano la maniglia della finestra e mi fermo appena smetto di parlare, spero che non l abbia sentito.

Gianluca: Anna apri la porta.

Io: No. Tu sei pazzo, completamente fuori di testa, mi hai dato uno schiaffo, mi hai tirata fuori dalla macchina per il finestrino che ha spaccato e mi stavi mettendo le mani addosso.
"Ma PorcoGiuda".

La finesta in ferro e chiusa e le chiavi non sono da nessuna parte. Il panico mi assale, devo cercare, apro i cassetti, svuoto il mobile vicino lo specchio, la vedo, la mia salvezza. La porta di ferro fa più rumore di quella normale, come faccio per non fargli sentire il rumore della serratura. " canta"

Io: "Perche per me lo sai sei musica nell'anima e senza te non cadrò..."

Sto urlando come una pazza o forse una pazza è più normale di me in quel momento. La chiave ha fatto due scatti e adesso devo solo abbassare la maniglia

Gianluca: Anna...

Colpo al cuore, dolore, pena, sta piangendo, la sua voce rotta ne lo ha fatto capire benissimo.
"cosa stai facendo? No no no no!"

Apro la porta e lo vedo, è seduto per terra con le spalle al muro e piange con le mani sugli occhi, scoperto, impaurito, solo. Gli sto accarezzando i capelli e al mio tocco lui ha alzato la testa.

Gianluca: Mi dispiace...

Gli asciugo le lacrime e mi siedo accanto a lui. Cosa sto facendo? Mi sono buttata tra le braccia del Leone consapevole che mi distruggerà con la sola zampa, e quando mi prende la mano la mia metafora diventa realtà.

Sono su di lui, i nostri corpi sudati, i capelli sciolti, Gianluca mi mantiene per i fianchi e anche se ho dolore nel punto dove ho sbattuto cerco di concentrarmi su di noi, su di lui. Lo sento ansimare, affonta su di lui e mi godo il momento.

Gianluca: Anna o dio!!

Sono stesa al su fianco e fa caldo anche se mi sono spogliata di ogni singolo indumento. Lui dorme e oramai si sono fatte le otto. Il cellulare si illumina e leggo il messaggio.

Messaggio ore 20:02
Daniela: Ho detto ai tuoi che mangiavi da enza e che passiamo io e Fabrizio a prenderti, quindi ovunque tu sia fatti trovare alle 23.00 fuori al parco di Enza.

"Ovunque tu sia"...dove sono? In un incubo.." un meraviglioso incubo"!!

L amore si odiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora