Mi svegliai. Guardai l'orologio, le 10.15. Dovevo prevederlo, Mia aveva spento la sveglia. Odiava che io andassi a scuola. Diceva che la scuola era una prigione, anzi come Auschwitz. Quando diceva questo la rimproveravo sempre dicendole che paragonare la scuola ad un campo di sterminio non era molto rispettoso. Ma lei ribatteva sostenendo che in comune avevano lo sterminio della libertà di pensiero e della personalità.
Mi alzai lentamente e andai in cucina, tutto così familiare. La moka del caffè, il tavolo, la luce, il corridoio. Non avevo nulla a cui pensare. Sentivo di nuovo quel vuoto, anche quello così familiare, così doloroso. Mi mancava l'aria, respiravo veloce come un mini-attacco-di-panico. In quelle situazioni nulla poteva aiutarmi. Solitamente uscivo a passeggiare e a prendere aria, ed era ciò che stavo per fare finché non notai un foglietto sotto la mia tazza, diceva "Smettila di pensare prendi una valigia metti dentro un po' di vestiti. Ti aspetto alle 11.00 nel vialetto. Come as you are -Mia"
Restai un attimo a fissare quelle parole. Fu astuta a citare una frase dei Nirvana visto che sono una delle mie band preferite. Passarono diversi minuti e io stavo lì. A fissare una stupida frase. Ma infondo, anche se non avevo la più pallida idea di cosa intendesse con quel biglietto, non avevo nulla da perdere. Così corsi al piano di sopra, presi un borsone e ci misi dentro qualche t-shirt, dei jeans e un po' di leggins.
Guardai l'orologio: le 10.45. presi un foglio e cominciai a scrivere:
"Cara mamma e caro papà, non sto per dirvi che voglio suicidarmi e che vi voglio bene. Vi volevo solo dire che oggi partirò, non so dove andrò, non so quando tornerò e soprattutto non so perché lo sto facendo. Solo che a volte, si ha bisogno di cambiare aria, quest'aria che un tempo mi sollevava, ora mi soffoca. Ho bisogno di capire. Di riflettere, e rispondere ad un bel po' di domande che da un pezzo mi tormentano. Forse ci ho pensato troppo poco, diciamo che ho preso questa decisione venti minuti fa, ma in fondo, non ho trovato riscontri o motivi per cui rinunciare ad una nuova esperienza come questa.
Voi non preoccupatevi, ho quindici anni ma sapete bene che so badare a me stessa, inoltre non sarò sola, Mia mi accompagnerà, vi scriverò ogni tanto per farvi sapere come sto, salutatemi gli zii e fate soprattutto mille auguri a zio Antonio. Ma non preoccupatevi, tornerò. Tornerò diversa, migliore spero. - Sophie "
Alla fine avevo interpretato quel semplice biglietto così, come un invito a un viaggio.
Uscii di casa e la vidi, mi sorrise. Entrai in macchina e prima ancora di chiudere la portiera sgommò.
«Così ti ho convinta?» disse con lo sguardo fisso sulla strada. «Esatto - abbozzai un mezzo sorriso - non ho nulla da perdere». Era esattamente ciò che pensavo. Ero stufa de fare la caga sotto. come disse un saggio: la vita è solo una e bisogna viverla.
Così partimmo, io lei e l'infinita strada che chissà dove ci avrebbe condotte. Speravo solo che non sarebbe stato uno di quei banali viaggi 'senza meta' da stupidi film. Volevo di più.
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R U mine?
RandomE lei era bella, come la luna. Il suo nome suonava come un sussurro, quando lo pronunciava lei, avevo quasi paura che il vento lo portasse via. Mia. Una stella ormai distante. Una bellissima Dea. La mia luna. Lei era la ragazza più bella e intellige...