Capitolo 3

37 5 2
                                    

"Quello che viviamo, ogni ricordo, è più importante condividerlo che viverlo."
La radio stava trasmettendo "vorrei ma non posto" una canzone a primo avviso banale, ma che ascoltata con i giusti ragionamenti poteva essere interessante e significativa.
Solitamente Non è il mio genere, ma era carina, non era la solita canzonetta d'amore. Il ritmo era semplice e tutto si incentrava sul testo, ovviamente tutti quanti lo capivano ma altrettanto ovviamente nessuno lo aveva messo in pratica, purtroppo spesso i messaggi che vengono mandati vengono recepiti in modo errato. E io non so non sono certo esclusa da questo gruppo di... Come dire... Caproni (?) Si si può dire.
Mentre ragionavo a voce alta con Mia, toccammo diversi argomenti interessanti. Quanto vorrei riuscire a staccarmi dalla massa. Tutta questa rabbia verso me stessa. Avevo un sacco da dire. E non riuscire a tirarlo fuori mi faceva arrabbiare. Non sono una bambolina stupida. Non volevo essere etichettata così.
Bella: stupida
Italia: mafia
Bionda: oca
Spesso, anzi, troppo spesso le persone vengono schiacciate dagli stereotipi. Ed io, stavo per soffocare.
Ed è proprio per questo che partì. Avevo bisogno di cambiare. Non sapevo come ma ci credevo. Credevo e sapevo che davanti a me c'era ancora molto da scoprire. Ed ero pronta. O almeno, così pensavo.
« Siamo quasi arrivate » constatò Mia.
Non conoscevo la destinazione e i cartelli non erano d'aiuto. Non conoscevo nessuno dei paesi segnati. Devo ammettere che sono sempre stata troppo indifferente verso ciò che mi circondava, eravamo in viaggio da appena due ore e mezza e io non avevo la più pallida idea di dove fossimo. Eppure non eravamo molto distanti da casa.
Mi raccomandò di una cosa in particolare: non evitare le nuove cose
Non vedevo l'ora di sapere cosa stavamo per fare.
Ma forse mi sto dilungando troppo. Il punto qual'è?
Il punto è che io ero lì su quella macchina. Con una ragazza di nome Mia che è forse la più strana ed imprevedibile, ma che sapevo, sarebbe stata in grado di farmi vivere la più bella esperienza della mia vita.
La macchina frenò violentemente. Ci trovavamo in un'enorme distesa verde. Dove mi aveva portata? Cosa voleva fare?
Non capivo. Stavo lì ferma ad aspettare. Aspettavo che dicesse qualcosa, o che facesse qualcosa. Finché con un gesto mi invitò a scendere dalla macchina. Lo feci.
Ancora non sapevo dove mi trovassi, ma smisi di chiedermelo quando vidi l'immensità e la bellezza che mi ero persa in tutto questo tempo.
Cominciai a domandarmi il perché delle fotografie.
Cominciai a pensare fossero patrimonio di chi come me non aveva mai avuto contatti con questa simile bellezza chiamata natura. L'unica parola che sul momento mi venne in mente fu: Wow

R U mine?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora