«Puoi uscire.» disse un uomo sulla cinquantina, aprendo la cella.
«Cosa?»
«Ho detto che puoi uscire, la tua cauzione è stata pagata, signorina Maxwell.»
Molto titubante, uscii dalla piccola cella situata ai piani sotterranei del centro commerciale e rivolsi un piccolo sguardo al commissario. Non avevo idea di chi avesse potuto pagare la cauzione, dato che gli unici amici che avevo non sapevano fossi lì. E, anche se lo avessero saputo, non avevano tutti quei soldi.
«Devi firmare qui,» disse. Io obbedii e subito l'uomo mi ridiede la mia giacca e la collana di Xabi, la quale si trovava all'interno di un sacchetto di plastica trasparente. Ci furono una serie di scartoffie da archiviare prima che io potessi uscire dalla piccola centrale, scendendo le gradinate e trovando qualcuno seduto su una delle panchine, mentre il tramonto colpiva le strade di Atlanta.
Harry alzò lentamente lo guardo verso di me quando mi vide.
Tra le labbra teneva una sigaretta, mentre con le dita giocherellava con la rotellina del suo accendino.
«Due minuti.» disse, puntando i suoi occhi sui miei. «Ti avevo detto di non cacciarti nei guai solamente per due minuti.» Brontolò.
Lo raggiunsi, sedendomi accanto a lui sulla panchina.
«Lo sai, vero, che neanche i più sfigati si fanno arrestare nei centri commerciali?» chiese, accennando un sorriso. Una fossetta comparì sul suo viso e io mi chiesi cosa ci fosse di tanto divertente.
«E' colpa tua!» lo rimproverai. «Quella collana aveva..»
«Te l'aveva data Xabi." mi fermò. "Ti avevo detti di non fidarti.» spiegò, alzando le spalle. «Comunque quella era roba forte, ma sono riuscito a far credere al commissario che avessimo comprato quel ciondolo ad un mercatino dell'usato fuori da Atlanta e di aver ignorato completamente il suo contenuto. E in ogni caso, gli ho raccontato di come avessi sentito che quella fosse una quantità adatta ad uno scopo terapeutico.»
«..Così è legale.» finì, facendomi annuire.
«E la cauzione?» Chiesi poi, ricordandomene improvvisamente. Harry aspirò una grande quantità di fumo dalla sua sigaretta, prima di decidersi ad aprir bocca.
«I soldi che avevi nello zaino..» spiegò, facendomi cadere il mondo in frantumi.
«Cosa?!»
Harry si girò a guardarmi, trovandomi evidentemente infuriata. Aveva frugato tra le mie cose e aveva preso i miei soldi?
«Dovevo tirarti fuori in qualche modo, no?»
«No! Tu non.. quei soldi mi servivano.»
«Se fossi stata in cella non ti sarebbero serviti più.»
«Non avevi il diritto di prenderli senza nemmeno..»
«..Nemmeno cosa? Chiedere? E come te lo chiedevo se ti sei fatta mettere in cella da un cazzo di agente all'interno di un supermercato?»
Si grattò la fronte, squadrandomi. «Ora capisci perché non credo potresti farcela in Messico?»
Ancora quella storia.
Ancora e ancora.
«Basta!» dissi, prendendo il mio zaino che trovai sul suolo, tra i suoi piedi. «Sono stufa di sentirmi trattata così da uno che manco mi conosce..» senza aspettare una sua risposta mi alzai e iniziai a camminare sicura, benché non sapessi minimamente dove portasse quella strada.
«Dove stai andando??» Gridò lui, iniziando a camminare dietro di me.
«Non sono affari tuoi!»
«Fermati!» disse, avendomi oramai raggiunto.
«No, vattene via!»
«Ho detto di fermarti, cazzo.» All'improvviso lo sentii prendere il mio polso e farmi girare verso di lui. Sul suo viso un'espressione che avrebbe fatto spaventare chiunque. Era su di giri.
«Ho usato quei soldi perché non avevo altro, okay? Mi sembrava la soluzione più veloce.»
Lo guardai, senza intenzione di rispondergli.
«E' colpa di Xabi se sei finita lì, quindi riavrai i soldi della cauzione. Uno ad uno.» disse poi, serrando le labbra in una linea sottile.
Abbassai lo sguardo. «Mi servivano davvero quei soldi..» Mormorai, sentendomi inerme. Avevo sprecato delle settimane a cercare un modo per arrivare a dei soldi che poi avevo visto sfuggire via in pochi secondi.
«Li riavrai.. e ne farai altri.. io posso.. posso portarti in Messico, okay?» le parole gli uscirono sconnesse ma in modo abbastanza veloce di bocca. E io restai shockata dalla sua proposta.
«No, non devi!»
Harry annuì. «Lo so, non devo.» la mano che non stringeva il mio polso, passò tra i suoi capelli, tirandoli leggermente. «Andiamo.» Harry tirò gentilmente il mio polso, portandomi con se e mollandolo solo quando vide che lo stavo seguendo con convinzione.
D'altronde, dove altro sarei potuta andare?
«Harry?» chiesi, una volta che entrammo silenziosamente nella sua auto.
Lui si girò e mi rivolse uno dei suoi sguardi più torvi.
«Perché lo fai?» chiesi, ingenuamente.
Inaspettatamente gli occhi di Harry si fecero più limpidi, mentre sbatteva piano le palpebre guardando i miei. In quel momento nei suoi occhi vidi una piccola e lontana espressione, come se dietro quel suo darmi dell'incapace e farmi sentire inferiore ci fosse in realtà molto altro, qualcosa che a quanto pareva era capace di renderlo triste e malinconico.
Mantenne lo sguardo per qualche secondo mentre credetti di riuscire davvero a vedere le rotelline rimuginare nel suo cervello, prima che ritornasse a guardare davanti a sé, mettendo in moto l'auto.
«E' meglio se la smetti di fare domande.» fu tutto ciò che disse, prima di riprendere a guidare.
STAI LEGGENDO
OVEREXPOSED → [h.s]
Fanfico v e r e x p o s e d → Ho una missione, e devo portarla a termine.