Passò qualche secondo in cui entrambi fummo in silenzio.
Non avevo il coraggio di aprire bocca, anche perché non avevo ancora capito perché squadra giocasse lo sconosciuto. Per quanto ne sapevo poteva essere un amico di Ken, un vecchio parente o uno dei loro clienti.
Per quei pochi secondi di silenzio, studiai il suo viso.
Se era un cliente dei Billington era certamente molto giovane. Ad occhio e croce avrà avuto una ventina d’anni. Era un ragazzo. Piuttosto alto e con un viso pulito, infangato dalla sua espressione corrugata.
I suoi capelli erano ricci e arrivavano fino a poco più sotto delle orecchie. Da un’occhiata furtiva notai che indossava una semplice maglietta bianca a maniche corte che lasciava scoperti i bicipiti muscolosi e completamente tatuati.
Le sue gambe erano davvero lunghe, coperte da alcuni jeans neri parecchio stretti, bucati al livello delle ginocchia.
Deglutii quando incrociò le braccia al petto, guardandomi in cagnesco.
«Grazie,» decisi di mugugnare alla fine, dopo aver pensato bene se fosse il caso o no di aprire bocca.
Lui alzò le spalle. «Credo sia meglio che tu aspetti domani prima di andartene, quei due staranno in giro per tutta la notte.» disse, come se sapesse già cosa fosse successo.
Mi lanciò uno sguardo veloce prima di girarsi e raggiungere le scale che portavano al piano di sopra.
«Puoi venire su, non ti succederà niente.» commentò, guardandomi. Istintivamente mi tolsi lo zaino e lo strinsi al petto. Non avevo idea di cosa fare perché non sarebbe dovuta succedere una cosa del genere.
Non avrei dovuto farmi aiutare da qualche sconosciuto, avrei dovuto cavarmela da sola.
Credo che il ragazzo avesse inteso che non mi stavo fidando di lui, perché improvvisamente alzò gli occhi al cielo e ritornò verso di me, che ero ancora appoggiata alla porta d’entrata.
«Senti..» borbottò, posizionandosi davanti a me. «Qui non ce ne frega niente di cos’hai fatto o perché l’hai fatto..» alzò le spalle, guardandomi. Dovetti abbassare lo sguardo sui miei piedi, non capace di sostenere il suo.
«Puoi restare tutta la notte qui alla porta, se sei più comoda..» mormorò. «Ma su abbiamo delle sedie.» la sua frase era ironica e, sinceramente, l’aveva resa parecchio allettante.
ma non potevo semplicemente starmene lì a fare l’ospite a casa sua, quando non sapevo nemmeno se potessi fidarmi.
«In realtà..» mi schiarii la voce. «Penso aspetterò qualche minuto e poi me ne andrò.» borbottai, mordendomi il labbro.
Il riccio ridacchiò flebilmente, prima di scuotere la testa. «Forse non hai capito.»
Il suo tono severo mi fece alzare lo sguardo per incontrare il suo che ora sapeva di rimprovero.
«Non è che io muoia dalla voglia di avere una ragazzina che scorrazza per casa..» borbottò, segnandomi col capo. «Te lo dico perché conosco la situazione di qua. La gente è parecchio autodidatta, dato che la maggior parte delle persone si occupa di mansioni illegali che non gli permettono di chiamare la polizia in caso di problemi..»
Mi guardai intorno, non capendo come avesse capito in un attimo cosa fosse successo. «Quindi credimi se ti dico che quelli staranno in giro per tutta la notte, sperando di incontrarti. Se vuoi andartene e finire a pezzetti prima di domani..okay, fai pure. Ma non dire che non ti avevo avvertito.»
Il suo tono di voce mi faceva arrabbiare. L’avevo capito in quei pochi minuti in cui avevamo condiviso lo stesso tetto. Mi parlava come se mi conoscesse e questo lo odiavo.
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OVEREXPOSED → [h.s]
Fanfictiono v e r e x p o s e d → Ho una missione, e devo portarla a termine.