Capitolo 4

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«Pronto?» dissi, avvicinandomi al finestrino e abbassando con i tasti laterali il volume della voce. Non volevo che Harry sentisse.

«Parlo con Rose, giusto?» disse la voce di una donna, probabilmente sulla quarantina.

«S-sì.. sono io.» balbettai, impaurita. Con il dito iniziai a giocherellare nervosamente con dei fili dei sedile, tenendo lo sguardo basso mentre sentivo quello di Harry continuare a guardare la strada.
Almeno non si stava impicciando.

«Sono Amanda, una delle infermiere della clinica di sua sorella.»

Come immaginavo. «Le è successo qualcosa?» Chiesi, sentendola pronunciare dei no titubanti. Non era confortante, a dir la verità.

«Chiamavo per avvisarvi che siete in arretrato con i pagamenti, forse vi eravate dimenticati di versare la rata, eh?» La voce della signora era calma e limpida, non mi stava mettendo pressione.. probabilmente aveva capito anche lei che ero nella merda, per quanto riguarda la situazione economica.

«Oh,» mi schiarii la voce, lanciando un’occhiata ad Harry. «In realtà sto per andare proprio adesso a versare il pagamento, signora. Sono giusto in macchina e.. a breve vi arriveranno i soldi, va.. va bene?»

«Okay,» sussurrò Amanda, sollevata. «Ne sono felice, allora.. avviserò la signora Coleman di smettere di blaterare cose a casaccio, credo lei sappia quanto sia fissata con la burocrazia e i pagamenti anticipati!» Mi disse, ridendo. Già, per essere una donna a cui interessava la salute del prossimo la signora Coleman sembrava più che altro un’infornatrice di soldi.

«Certo, grazie..» borbottai.

«Sadie.. Sadie come sta?» Chiesi sottovoce, girandomi verso il finestrino e sperando che Harry al mio fianco non facesse troppe domande successivamente.

«Oh.. beh, bene.» La voce di Amanda non era per niente rassicurante. «voglio dire, reagisce bene e sicuramente è molto forte per essere una bambina di sette anni..» disse.

«Però avrebbe bisogno di cure più forti..»

«Lo so.» borbottai. «Appena.. appena potremmo permettercelo io.. ne riparliamo, okay?» Mi corressi poi, non volendo far capire troppo al mio compagno di viaggio.

Non mi andava che ascoltasse i miei discorsi personali, ma d’altronde eravano a venti centrimentri l’uno dall’altro all’interno di un auto, non vedevo altro che potesse fare.

«Certo, Rose. Allora.. aspetto il suo versamento?»

«Sì! Sì, allolutamente.. arriverà a breve, sono proprio dietro la banca!»

«Okay, beh.. può farlo entro fine giornata, nel caso la banca fosse più distante del previsto..»

Cosa? Aveva capito che stessi mentendo? Sentii le guance avvampare.

«Oh..»

«Tranquilla, Rose.» mi rassicurò. «Buona giornata, okay?»

«A-anche a lei..» borbottai, sconvolta. «..E grazie.»

La sentii rispondere con una frase fatta prima di ridacchiare e riattaccare. Era stata una fortuna che mi avesse chiamata lei, sembrava davvero disponibile e simpatica.

Riposi il cellulare nella tasca e mi voltai a guardare Harry. I suoi occhi erano tranquilli sulla strada e dovettero passare più di venti secondi prima che si girasse per incontrare i miei.

«Che c’è?» Chiese, alzando le sopracciglia.

..mi aspettavo che.. non so, che mi facesse qualche domanda sulla chiamata che ero certo avesse ascoltato, invece era stato più bravo di quanto mi aspettassi. Lo avevo apprezzato, davvero.

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