4/1/73
Dopo aver lasciato Phoenix io e Mark abbiamo attraversato la parte di deserto che ci separava dallo spazioporto, c'era un freddo innominabile quella notte, quasi ho pensato che mi si sarebbero congelati i tendini degli arti e sarei rimasto bloccato in mezzo a quella distesa di sabbia, e impiegammo quasi otto fottutissime ore per arrivarci.
Quando all'alba siamo giunti vicini allo spazioporto ci siamo acquattati dietro una duna di sabbia, che guardava direttamente sull'entrata principale della struttura, e li abbiamo atteso; mentre le ore passavano, e noi cuocevamo a fuoco lento sotto il sole come bistecche, notai dei movimenti all'interno dello spazioporto, e non erano componenti delle squadre di soccorso. Mi resi improvvisamente conto che quelli all'interno erano sciacalli, venuti fin lì a rubare risorse e oggetti preziosi, proprio come noi, ma, al contrario di me e Mark, quegli idioti avevano fatto la mossa sbagliata: erano entrati là dentro in pieno giorno, mentre potevano essere visti da tutti, e solo allora notai che vicino ai cancelli del terminal 1 c'erano due humvee della 35ª divisione della polizia militare di Marte. A quanto pare la sicurezza in realtà era stata dispiegata anche se in maniera minima.
E poi bang... ci fu una serie di spari all'interno del terminal, dalla nostra posizione riuscii a vedere un paio di tizi uscire totalmente a caso dal padiglione, correndo come se avessero avuto il pepe al culo, che dopo pochi metri furono freddati alle spalle dai paramilitari. Quella gente ci andava giù pesante con i criminali, e io che pensavo che avremmo potuto agire indisturbati una volta dentro.
A parte quella sparatoria non accadde nulla di interessante, ogni tanto passava un humvee lungo il perimetro e qualche navetta da trasporto passava sulle nostre teste per entrare in orbita, a un certo punto credetti di averne vista una in modalità stealth atterrare vicino al perimetro ovest dello spazio porto, ma poi mi dissi che era impossibile e che il calore mi stava dando alla testa. Ripensandoci nei giorni seguenti al nostro raid mi dissi che dovevo avere una vista da cecchino.
Cosa avevo visto? Tranquillo Lyons, adesso te lo spiego.
Dunque, come già sapevamo una forte tempesta di sabbia si sarebbe scatenata la notte del nostro arrivo, e come ti ho già detto l' avremmo usata come copertura per entrare senza farci vedere nello spazioporto. Quando la tempesta fu a circa due kilometri da noi ci spostammo dalla nostra copertura in direzione della recinzione nord, la più vicina al luogo dello schianto. Appena arrivati Mark mi porse una corda di sicurezza, per evitare di perderci nella tempesta che agganciai al mio zaino, successivamente attraverso un foro della recinzione mentre la tempesta ha iniziato a colpirci con tutta la sua ira, non eravamo neanche lontanamente al centro della bufera che la visibilità è subito scesa a meno di 200 metri, non che ci fosse da vedere, con tutti i rottami che ostruivano la visuale, ma come scoprì ben presto i visori infrarossi che Patches ci aveva fornito per infiltrarci funzionavano a meraviglia, visto che con quelli potevo vedere chiaramente anche attraverso la coltre di sabbia.
Il vento si stava facendo mano mano più impetuoso, Zeus in quel momento doveva essere veramente incazzato con noi, dunque ci siamo spostati dalla recinzione verso l'entrata di una zona di servizio, da lì avremmo potuto dirigerci verso l'Ishimura stando relativamente al riparo, così iniziammo a spostarci, ma ti giuro, nulla avrebbe potuto preparaci alla vista di ciò che incontrammo andando avanti.
Più avanzavamo, più distruzione trovavamo dinnanzi a noi: vetrate rotte, muri e colonne polverizzate, bagagli abbandonati alla rinfusa, e i cadaveri...all'inizio quasi non li vidi, a causa della scarsa visibilità data dalla tempesta, mi resi conto della loro presenza solo dopo che ne calpestai uno, era di una bambina... non avrà avuto più di dieci anni e poi ho alzato lo sguardo e li ho visti, cazzo stavo camminando su un fottutissimo pavimento composto da cadaveri, cadaveri mutilati, irriconoscibili, di uomini donne e bambini. Mark continuava a imprecare e io a stento riuscivo a trattenere il vomito e quando ho rialzato lo sguardo ho visto sopra di me, imponente come non mai, l'Ishimura, e tutto quello che era accaduto due giorni prima mi è passato davanti agli occhi, per un momento credetti di aver sentito qualcuno urlare, mi sono girato di scatto, solo per vedere Mark dietro di me che mi urlava "AARON TI PREGO ANDIAMOCENE DA QUI!".
Era sconvolto tanto quanto me, glielo potevo leggere in faccia, mi mossi velocemente verso l'esterno, cercando di non pensare a tutti i corpi a cui stavo passando sopra, e quando uscii, nonostante la tempesta, potei vedere l'Ishimura in tutta la sua grandezza, l'esplosione aveva totalmente divelto uno dei suoi motori e la nave ora giaceva rigirata sul suo dorso, per metà a terra, per metà sullo spazioporto.
Lyons, solo in quella nave ci saranno state cinquemila persone, cinquemila cadaveri! I ribelli hanno detto di aver distrutto la nave per "un bene superiore", ma in realtà hanno fatto il deserto dove dicono di aver portato la pace.
Secondo le nostre planimetrie sul fianco destro della nave avrebbe dovuto trovarsi l'accesso per l'hangar principale, lì si trovavano le scorte di renio che avremmo dovuto portare a Patches, l'unico problema era rappresentato dall'altezza dell'hangar da terra, se volevamo arrivarci ci sarebbe toccata un'arrampicata di circa 20 metri. Fortunatamente tutto il tempo passato a cercare minerali e materiali preziosi sopra e sotto la superficie di Marte aveva migliorato la nostra agilità, nonostante l'altezza e la pendenza dello scafo in quel punto riuscimmo a raggiungere l'hangar; appena entrati si era ripetuta la stessa scena che avevamo visto poco prima a terra: anche sulla nave c'erano cadaveri ovunque, non che mi aspettassi qualcosa di diverso, ovviamente.
Ma quella terribile visione fu cancellata da qualcosa d'altro, a poca distanza da me c'era un intera cassa di renio, il nostro biglietto d'uscita dal pianeta era praticamente a portata di mano.
Ma non ho fatto in tempo ad avvicinarmi che ho sentito la corda che ancora mi legava a Mark tendersi improvvisamente, e poi qualcosa mi ha afferrato da dietro al collo.
Dopodiché, ricordo soltanto il buio.
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Tales from outer space
Ciencia FicciónAnno domini 2073. Dopo la lunga pace, nota come trattato di Cerere, i venti di guerra iniziano a scatenarsi nelle colonie esterne del sistema solare, mentre l'oligarchia, organo di controllo supremo del sistema solare fatica a mantenere l'ordine.