10 Addio?

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Di certo ne ho viste tante in vita mia. Pur stando isolata dal mondo, nascosta dalle braccia insane della realtà, so cosa vuol dire perdere i propri genitori... La propria famiglia...

Custodisco ancora il ricordo di quella notte in cui tutto andò in cenere.
Era una sera come le altre e io non avrei mai immaginato ciò che stava per accadere.

Mi svegliai di soprassalto, sentendo un leggero calore che aleggiava sul mio viso. Lentamente aprii gli occhi e, dopo aver sbattuto ripetutamente le palpebre, colsi il bagliore sanguigno del fuoco che si riversava sulle pareti della camera.

Spaventata mi alzai e mi avvicinai cauta alla finestra. Subito vidi le fiamme che si innalzavano scoppiettando verso l'alto, squarciando l'oscurità della notte e mandando scintille ardenti in ogni direzione. Queste ultime sembravano stelle cadenti: un attimo le vedevi, quello dopo erano già scomparse, unitesi al fuoco che accarezzava le mura.

Feci un passo indietro; gli occhi spalancati. Immediatamente corsi da Jace, che ancora dormiva beato tra le calde coperte. Aveva il volto rilassato e un sorriso sereno dipinto sulle labbra. Né io né lui sapevamo quello che ancora ci aspettava.

Poggiai le mani tremanti sulle sue spalle e iniziai a ripetere più volte il suo nome, nella speranza che si svegliasse. Avevo paura.

-"Jace, coraggio! Svegliati" piagniucolai mentre le lacrime iniziavano a scivolare intrepide sul mio viso. Sentivo il loro sapore salato sulle labbra e un fastidioso pizzicare agli occhi.

-"Per favore... " sussurrai lasciandomi cadere al suo fianco.

Appoggiai il viso sul suo petto e il battito regolare del suo cuore sotto la gabbia toracica mi rassicurò un po'.
Speravo fosse solo un sogno, un brutto incubo. Ma purtroppo non fu così.

-"Jace... Brutto dormiglione! Svegliati."

-"Sky?" biascicò ancora assonnato.

-"Che succede?" disse stropicciandosi gli occhi come solo un bambino farebbe.

Io non dissi niente. Gli indicai soltanto la finestra.

Non ci mise molto a capire.
Scattò subito in piedi mettendo da parte le pesanti coperte.
Si chinò fino a raggiungere la mia altezza e mi disse di stare tranquilla e che non stava succedendo niente di grave.
Quanto si sbagliava.

-"Su, non piangere. Che fine ha fatto la mia guerriera?"

Sorrisi al sentire quel nomignolo e velocemente asciugai le lacrime che mi bagnavano le guance.

-"Voglio andare dalla mamma e il papà." sussurrai e lui annuì.

Mi prese per mano e insieme ci avviamo verso le scale.
Sentivo il ciondolo a forma di mezzaluna pulsare sul mio petto, come un secondo cuore.
Non fu per niente rassicurante: ciò accade solo quando mi trovo in pericolo.

Jace poggiò una mano sul pomello della porta e dopo un attimo di esitazione scosse la testa e la spalancò.

Non ebbi neanche il tempo di urlare. Una fiammata si riversò sul davanzale e mi avvolse il braccio destro.
Sentivo ogni cellula della pelle morire e il dolore espandersi come una goccia d'acqua su tutto l'arto. Avevo perso la sensibilità delle dita e per un attimo di terrore temetti di non poterle più utilizzare.

Saltai indietro mollando la mano di mio fratello e cercando di spegnere il fuoco che, un attimo dopo, aveva smesso di bruciare. La fiamma non era più rossa e ardente, bensì del colore dei mei occhi, di un sorprendente verde smeraldo.

Sollevai lo sguardo su Jace che stringeva il suo ciondolo tra le dita. Una fioca luce verdastra si insinuava tra queste ultime e gli illuminava il viso. Il suo sguardo era cupo e dai suoi occhi scuri scese lentamente una lacrima.

"Ribelle" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora