Capitolo 2

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Sophia le stava sorridendo, allungando le sue piccole mani in alto per esser presa in braccio.

Carol la prese su dal lettino e la coccolò, cantandole una ninna nanna e dandole dolci baci sulla testa. Da quando Sophia era nata la sua vita era totalmente cambiata e mai era stata più felice. Ed non la toccava da quando era tornata a casa dall'ospedale e sperava che questa volta tutto sarebbe cambiato per sempre, forse aveva capito che aveva sbagliato a ubriacarsi e picchiarla, magari l'amore per sua figlia lo aveva cambiato davvero.

Carol vide la sua vita diversa, piena di gioie: avrebbe portato Sophia ovunque, le avrebbe insegnato tutto quello sapeva e anche di più e sarebbe diventata una donna forte e bella, con un uomo che la meritava davvero al suo fianco.

Chiuse gli occhi e stringendola al petto inspirò il suo profumo di neonata, di latte e di buono, mentre sua figlia si addormentava serena.

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C'era freddo e umido e la testa le pulsava. Il terreno sotto di lei era duro e uno strano odore aleggiava nell'aria.

Carol provò ad aprire gli occhi, ma appena la luce filtrò oltre le palpebre li richiuse subito, emettendo un lamento.

"Carol sei sveglia?" sentì qualcuno chiederle, accanto a lei.

Voltò la faccia verso la voce e aprì di poco un occhio: la vista era un po' sfocata inizialmente, ma poi riuscì a distinguere i tratti di un ragazzino magro con in testa un cappello troppo grande per lui.

"Tu..." provò a parlare, ma il ragazzo non la stava ascoltando, ora in piedi.

"Papà si è svegliata!"

Carol sentì dei passi avvicinarsi veloci.

"Carol, oddio. Ci eravamo spaventati così tanto!"

Lei si voltò e riuscendo ad aprire anche l'altro occhio guardò l'uomo che le stava davanti.

"Chi siete?"

Rick a quella domanda si fermò con il braccio teso, già pronto ad abbassarsi per abbracciare l'amica.

"Carol, sono Rick" le rispose titubante.

'Rick, Rick. Sì, mi ricordo qualcosa di lui, ma non bene. Perché è tutto sfocato?' si chiese Carol, chiudendo gli occhi e stringendosi la base del naso tra le dita, pensando. 'Atlanta: siamo scappati e poi è arrivato quest'uomo nel nostro gruppo e ci ha guidati, mi sembra. Ma perché eravamo scappati?' stralci di memoria le affioravano davanti agli occhi.

Rick si chinò sulle ginocchia e la fissò preoccupato.

"Ti ricordi di me? Come ti senti?"

"Sì, scusa. Ho avuto un momento di..buio" Carol cercò di tranquillizzarlo il più possibile, avvertendo un po' di tensione lasciare il suo corpo e la sua mente pulsante.

Rick annuì, senza smettere di guardarla.

"Ti ricordi cosa ti è successo?"

Carol si mise a sedere con fatica, le braccia tese dietro la schiena. Sentiva i palmi delle mani bruciarle leggermente, questo era un indizio forse.

"Non molto bene" era dispiaciuta e anche un po' imbarazzata: cosa ci faceva lei lì, in quelle condizioni? Cosa le era successo? Sapeva di essere al sicuro, ogni secondo che passava a guardare il volto dell'uomo le tornavano dei ricordi, anche se pochi e sfocati.

Solo non riusciva a mettere insieme i pezzi, e quel pulsare alla testa non la stava aiutando.

"Sei caduta, scivolata e hai sbattuto la testa. Ti abbiamo pulito la ferita e penso che dopo mangiato proveremmo a cambiarti la fasciatura. Per sicurezza, così che non si infetti" cercò di sorriderle lo sceriffo, anche se era molto preoccupato dalla reazione della donna.

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