Capitolo 3

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Mi sono svegliata, è notte fonda, penso ad Eddy.
A questo punto, per poter continuare, dovrei raccontare la mia storia con lui, tutto ciò che è successo, tutto ciò che non è successo, anche se è difficile rievocare ricordi che fanno male.

Chiudo gli occhi.

È il sedicesimo compleanno della mia amica Marta. Tutto comincia con lui che mi offre da bere; è un drink schifoso, Jack Daniel's e Coca Cola, ma credo sia più Jack che Coca.
Iniziamo a parlare, a scherzare. È molto strano, in genere non parlo con gente che conosco a malapena, ma grazie a quella specie di bevanda riesco a rompere un po' il ghiaccio con lui.
Dopo una settimana da quella serata, io, lui e alcuni amici ci ritroviamo a casa del ragazzo di Marta, Elia, per guardare le foto che sono state scattate durante la festa. Subito dopo averle viste, io e Marta andiamo in camera a chiacchierare, mentre i ragazzi rimangono in sala per giocare alla Playstation.

Marta, e ora che facciamo?
Non ne ho idea. Tu hai qualche proposta?
Idea ideosa! Prendiamo quei pennarelli e corriamo a colorare i ragazzi. Che illuminazione.
Ci sto. Io prendo quello rosso e quello blu.
Io quello verde e quello nero.
Andiamo!

Usciamo dalla stanza di soppiatto, armate di pennarelli, pronte alla battaglia. Mi sento una bambina. Ci appostiamo dietro il divano, aspettando il momento perfetto per attaccare il nemico. Nell'attimo più opportuno ci buttiamo sui ragazzi, urlando. Iniziamo a colorarli, noi ridiamo e loro si dimenano; ad un tratto mi rendo conto che Eddy ed Elia non ci sono più: sono passati al contrattacco. Si armano di pennarelli e iniziano a colorarci. La battaglia va avanti per un po', fino a quando rimaniamo solo io ed Eddy; mi devo arrendere e lui, in segno di vittoria, mi disegna sul braccio un maialino.

Così inizia la nostra storia.

Il giorno successivo chiedo ad Elia il numero di Eddy e la sera stessa iniziamo a scriverci. Da quel momento non smettiamo più. Buongiorno e buonanotte tutti i giorni, un vizio, un'assuefazione a cui nessuno dovrebbe abituarsi, perché poi, quando tutto finisce, rimane solo il vuoto, un senso di solitudine immenso.
Passa una settimana da quando gli ho scritto per la prima volta e il giorno della mia partenza per la vacanza in Sardegna si avvicina; io ed Eddy non ci siamo ancora visti.
La sera prima di partire mi invita a prendere un gelato, ha voglia di stare con me perché poi non ci vedremo fino a settembre. È una serata tranquilla, ma comunque molto piacevole.
Durante la mia vacanza continuiamo a parlare e decidiamo che al mio ritorno ci dovremo incontrare.
L'estate è agli sgoccioli, la voglia di vederlo è sempre più forte. Fissiamo un appuntamento al parchetto del paese.
Il giorno fatidico è arrivato. Non so cosa mi aspetta. Sono nervosa e felice, ansiosa e su di giri, non vedo l'ora di vederlo. Passa a prendermi a casa in macchina. Le farfalle nello stomaco: di già!?
Ci dirigiamo in una gelateria li vicino. Il gelato è buono e io ne approfitto per conoscerlo meglio, è un ragazzo davvero interessante.
Il tempo vola e si ormai fatte le 11, mi conviene rientrare.

Emm... Forse è meglio che vada che se no non arrivo più a casa e i miei rompono.
Certo. Vuoi un passaggio?
Ma no tranquillo vado a piedi.
Okay, ti do un passaggio io ahah.
Grazie ahah.

Ci avviamo verso la sua macchina e partiamo. Mi lascia fuori da casa mia, però prima di andarsene scende, mi abbraccia e mi da un bacio sulla guancia. Arrossisco, non sono abituata, il cuore batte; è tanto che non sto così bene con una persona.
Entro in casa e subito ricevo un suo messaggio.

"Grazie della bellissima serata <3"

Sorrido come un'idiota. Posso dire di essere felice, che bello, sono Felice e anche tanto.
Sto a letto ed io ed Eddy parliamo fino alle 3 di notte.

Ma non hai sonno? Ormai sono quasi le 3 di mattina.
Si, vorrei dormire, ma mi piace parlare con te e ne vale la pena perdere delle ore di sonno.

Mi sveglio di colpo, sto piangendo, fa male ripensare a tutti i momenti belli che ho passato con lui, fa troppo male. Sapere di aver buttato nel cesso tutto, tutto quello che eravamo, è una pugnalata al cuore; sto sanguinando, la ferita non si è ancora chiusa.
Ho fame, mi alzo, apro il frigo in cerca di qualcosa da mettere nello stomaco. Fisso il contenuto della cosiddetta scatola fredda ma nulla mi ispira, non c'è niente che soddisfi la mia voglia di cibo. Mi sono accorta che mangio per riempire un vuoto, quello che ho dentro di me; è esattamente nel petto, ogni tanto sento che fa male, ma ormai ci ho fatto l'abitudine.
Guardo il telefono. Che stupida, davvero speravo di trovare un suo messaggio? Che illusa che sono. Mi sento come se stessi aspettando qualcosa che so che non arriverà, eppure adoro prendermi in giro con certe fantasie. Sorrido, fingo, non sono più brava come una volta.
Sconsolata prendo i biscotti dalla mensola e mi butto sul divano a mangiarli mentre penso. Scoppio di nuovo a piangere, che odio quando mi succede così.
Continuo a pensare al passato, la ferita continua a pulsare.

Ci sono giorni perfetti per essere feliciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora