Bacio al gusto di delusione

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-Le reazioni dei soggetti, seppur relativamente differenti, presentano un unico punto comune: la delusione. Durante l'esperimento ho dovuto avvicinarmi a svariate tipologie di persone, guadagnandomi, nel modesto tempo di soli sedici mesi, la fiducia di ben quasi trecento elementi..
Elia inarcò un sopracciglio, interrompendo la lettura e guardandolo con una scintilla negli occhi neri, le labbra piegate in un sogghigno.
Lux ricambiò l'occhiata leggermente confuso, smettendola per un nano secondo di sgranocchiare il suo chupa chups. Disteso per il divano, la nuca appoggiata sul bracciolo color panna e i piedi sul ventre dell'altro, fissò il volto dell'uomo seduto poco distante da lui.
Fece vagare gli occhi sulla mascella sporgente, squadrata, coperta da una corta barca scura di pochi giorni, al naso dritto con una leggera quanto invisibile gobba sul ponte e gli occhi affilati, felini, neri più del carbone.
-Allora- Elia ampliò il proprio ghigno, facendo intravedere un camino fra le labbra piene -finito di ammirare?
-No- Lux sospirò, prendendosi ancora qualche secondo, soffermandosi sulle ciocche corvine che ricadevano ai lati del viso e domandandosi per quale motivo l'altro non abbandonasse quell'aria trasandata per una un po' più formale. Di certo la sua immagine non avrebbe fatto altro che migliorare ulteriormente.
-Perché mi hai guardato?- chiese una volta finito il suo esame, alzando un braccio e osservando, questa volta, la sfumatura rossa del lecca lecca ancora a metà, illuminato dalla luce del lampadario.
-Beh, tu mi hai fissato- replicò alzando un'altra volta le sopracciglia, il foglio che stava esaminando nella mano destra.
-Sei bello- si rimise in bocca il dolce -nonostante tu abbia trentasette anni.
-Trentaquattro ragazzino- sbuffò, scuotendo la testa -E non riesco a credere che questo l'hai scritto tu.
-Interessante, neh?
-No, Lux- il ragazzo sgranò gli occhi, mettendosi a sedere di scatto, lasciando scivolare il chupa chups dalle labbra che gli finì in grembo.
-Questo è tutto il contrario. Noi psicologi abbiamo il compito di comprendere la mente umana..
-È ciò che ho fatto- lo interruppe, cercando di rimanere calmo nonostante sentisse l'irritazione montare.
-No. E fammi finire di parlare, ragazzo. Tu hai giocato con loro. Li hai manipolati, infischiandotene di quello che hanno provato. Hai avuto una splendida idea, lo ammetto, ma con un terribile svolgimento.
-Non..
-Lux- quegli occhi d'onice lo fulminarono -Nel nostro mestiere ci siamo noi, gli psicologi, e loro, i pazienti. Devi riuscire ad immedesimarti anche in questi ultimi- il minore piegò la testa, seguendo la curva della carezza dell'altro sul proprio volto, socchiudendo gli occhi castani. Quel richiamo gli bruciava ancora il petto.
-Voglio che tu impari- si giustificò il maggiore, scendendo con le dita sulla mascella di Lux, liscia di rasatura.
-Lo so- il ragazzo prese fra il pollice e l'incide lo stecco del lecca lecca, ormai immangiabile -ma sono comunque seccato.
Elia ridacchiò, posando il foglio al suo fianco e cingendo la vita di Lux, obbligandolo a sedersi sulle sue gambe per ricevere più comodamente quell'inaspettato abbraccio.
L'uomo appoggiò le labbra sulla piega del suo collo, premendoci il naso e aspirando l'odore dello shampoo dell'altro, ancora lievemente percepibile, mischiato al suo profumo e all'onnipresente aroma fruttato di ciliegia. Lux intrufolò una propria mano in quella massa scura di capelli, potando indietro quei fili che prima aveva adocchiato, liberandogli la fronte e premendo di più il volto di Elia su di sé.
-Non voglio tornare a casa- disse, vedendo velocemente l'ora tarda -mi piace stare qua.
-A te piace solo che ci sia qualcuno vicino a te, perfino un estraneo- Elia passo i denti sulla pelle semiscoperta, aiutandosi con una mano per scostare la stoffa del maglione che l'altro indossava.
-Questa è solo una precisazione- sospirò, stringendo i capelli in un pugno, strattonandoli per deviare il percorso della bocca di Elia sulla propria.
Fu un bacio lento, quasi pigro, fatto di morsi leggeri sulle labbra per dischiuderle e respiri sui volti, carezze sul viso e collo.
-Voglio- gli soffiò sulle guance Elia, guardandolo negli occhi -che tu faccia un'altra ricerca.
-Cos..- riprese fiato -Cosa? Stai scherzando?
-Questa è da D- e indicò con il mento il suo lavoro ancora dimenticato sul tavolo -Puoi rimediare o tenertelo.
-Ho iniziato con quel lavoro l'anno scorso!- sibilò furioso, stringendo la presa sulle sue spalle, spiegazzandogli la felpa grigia.
-Hai ancora un mese- gli sorrise, un dannato sorrisetto impertinente -e hai completamente carta bianca. Puoi scegliere chi vuoi. Sono sicuro che puoi farcela.
-Vado a casa- borbottò Lux, alzandosi dalle gambe del maggiore ma facendo cadere il lecca lecca sul divano immacolato. Fissò questo per qualche secondo, sogghignando.
-Anche il karma è con me- gli disse, stampandogli un ultimo bacio, mettendosi poi dritto e scrocchiandosi le giunture del collo e dita, dirigendosi verso la porta.
-Odio immensamente in questo momento i tuoi dolci, Lux- Elia scosse la testa, rilassato nonostante per togliere quella macchia ci sarebbero voluti chissà quanti lavaggi di lavatrice.
-Io sto odiando lei in questo momento, prof.
Si salutarono con un sorriso, seguito dallo sbattere con non poca forza della porta dell'appartamento di Elia.
Ovviamente Lux era ancora incazzato con lui, rompergli lo stipite era il minimo.

Lux sorseggiò la quinta tazza di mocaccino di quella sera, strizzando gli occhi arrossati dal sonno e sbadigliando.
Erano le tre e trentasette di notte e almeno una ventina di fogli accartocciati ricoprivano il pavimento della cucina; le luci della casa, accese da quando era tornato, rifulgevano nell'immobilità della prima mattina, visibili dalla stradina che portava alla palazzina dove abitava.
La testa gli pulsava, avvertiva il battito cardiaco riversargli il sangue nelle vene e, come un'onda, raggiungergli il cervello, inondandolo dolorosamente.
I cavi erano sparpagliati a terra insieme alle cartacce, in un intrico di fili e nodi malamente attaccati all'unica presa della corrente libera. Il computer, spostato appositamente sul tavolo della cucina per la ricerca, era talmente bollente da creare un buco nel legno, irradiandolo con il proprio calore e facendolo sudare.
Non ne poteva più di digitare sui tasti, spaccarsi in due la schiena curva sulla sedia e tenere la mente accesa, allerta sia ai rumori dell'appartamento, sia ai possibili spunti per una nuova ispirazione.
La cosa peggiore, era che quello stesso giorno, fra neanche cinque ore, avrebbe dovuto alzarsi da lì, andare in bagno, lavarsi, vestirsi decentemente e ripassare per il compito di letteratura inglese che si sarebbe tenuto proprio alla prima ora di lezione.
Si sentiva così stanco in quel momento, che perfino le sue fobie sembravano alleviate, lasciandolo per un po' libero dalla loro oppressione ma sfiancato.
Si addormentò come un sasso sul divano, spostandocisi per non ritrovarsi quella mattina stessa con la schiena bloccata e le gambe addormentate. Il solo tempo di appoggiare la testa sui cuscini, e già la sua mente era nel mondo dei sogni.











Angolo autrice:
Avevo detto che avrei spiegato la fobia di Lux? Ops.
Ok, non so calcolare lo spazio-scrittura (?) delle storie ma in compenso c'è l'introduzione di un nuovo personaggio: Elia
*ammicca*
Ringrazio tutti coloro che leggiucchiano *manda scaglie di cioccolato al lampone*
Alla prossima!

Red Cherries -Yaoi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora