"Rumori"

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Lux spostò il righello di qualche millimetro, controllando che le squadre fossero dritte con una minuzia quasi maniacale. Dopo averne sistemato l'angolo, perché lui aveva subito capito che erano storte maledizione!, si era accertato che tutto fosse nella posizione giusta prima di prendere le coordinate, segnando con la matita a pulsante un punto sul foglio bianco.
Con i muscoli rigidi, girò quasi impercettibilmente il capo verso il computer alla sua sinistra, la luce fredda e azzurra che gli feriva le cornee tanto era forte.
Lesse i diversi numeri, consultando anche il piccolo post-it arancione su un angolo dello schermo per non dimenticare nessuna virgola, ritornando quindi ai suoi strumenti tecnici.
Dopo un'altra ora e mezza, si ritenne abbastanza soddisfatto del proprio lavoro.
Il grafico a cui stava lavorando era finito, impeccabilmente dritto e minimalista, composto dall'ordinata e l'ascissa, insieme a, ovviamente, la linea spezzata discendente con i relativi dati.
Immacolato, ordinato e pulito, proprio come era il suo stile e, nonostante con una simile retta negativa qualsiasi impresa sarebbe affondata nel giro di pochi giorni, Lux gonfiava il petto inconsciamente, fiero del proprio lavoro.
Quello era la rappresentazione della sua rovina.. Beh, in senso figurato.
Il declino della propria carriera da neo-autore era là, con i quasi trecento followers falciati in un sol commento, radunati adesso a una ventina scarsa.
In un certo senso gli dispiaceva; scrivere era un ottimo modo per passare il tempo e tenere la mente impegnata e, rileggere le sue stesse storie, lo riempiva sempre di entusiasmo.
Si tolse le lenti, massaggiandosi gli occhi, permettendo che un leggero sorriso gli inarcasse le labbra. Sentiva la schiena a pezzi ed era sicuro che chiunque nella sua stessa situazione si sarebbe lamentato del dolore lancinante per tutta la spina dorsale fino alla zona lombare invece che esultare per quelle quattro linee in croce su un foglio.
Posò nell'astuccio rigido di metallo, poco più di una scatolina bassa e lunga, la gomma e le matite che gli erano servite, coperte dapprima dal modesto righello e infine dal coperchio.
Sbadigliò, appoggiandosi completamente allo schienale della sedia, decidendo di chiudere per qualche istante le palpebre, lasciando riposare sia la vista che gli occhi.
Mosse un piede, flettendo le falangi della mano e facendo una smorfia con le labbra; contemporaneamente avvertì come se qualcosa gli picchiettasse contro la tempia, in un misto fra fastidio, soprattutto, e dolore.
Li spalancò all'improvviso, guardandosi intorno per esser certo di esser da solo e alzandosi con uno scatto in piedi, i sensi in allerta, i brividi lungo la schiena.
Deglutì, dirigendosi verso la porta, quasi strusciando le spalle alla parete, correndo fino al salotto e attraversandolo, giungendo alla cucina e appollaiandosi, con gesti al limite del frenetico, sul ripiano di pietra, le gambe raccolte e una scarpa che per pochi centimetri non finiva nel lavandino.
Le iridi saettarono alla finestra davanti, alla porta, al riflesso del corridoio visibile dal televisore e di nuovo alla finestra.
Un tonfo lo fece sobbalzare, spendendogli il cuore dritto sulla punta della lingua e gelandogli il sangue nelle vene neanche stesse morendo di ipotermia in Antartide.
Si passò le mani fra i capelli, scompigliandoli e tirandoli, sapendo bene che non erano altro che i vicini del piano di sopra a fare tutto quel fracasso.
Maledetti loro insieme alle mani bucate che li caratterizzavano come famiglia. Che non passasse un giorno senza che cada qualcosa da quelli!
Gli venne voglia di ridere di sé stesso in quel momento e si autoimpose di scendere da quel ripiano. La mano gli formicolò nell'istante in cui le dita sfiorarono il cassetto delle posate, ma chiuse gli occhi e si calmò. Quelle paranoie dovevano passare, non era ammissibile che avesse certe fobie a ventitré anni.
Si rifiutò di ritornare però in stanza, troppo lontana dall'ingresso e dalla cucina, preferendo rimanere in sala, seduto sul tappeto e guardando un qualche film in televisione.
Dal piccolo piatto posto sul tavolo basso di vetro, arraffò uno dei suoi dolciumi preferiti, scartando il lecca lecca e mettendoselo in bocca quasi senza pensarci.
Ne mangiò altri tre prima che lo squillo improvviso del cellulare lo distolse dalle vicende del film, facendolo alzare dalla sua postazione e tornare, con non molto entusiasmo, nella propria stanza, alla ricerca dell'aggeggio perduto.
In quel momento la sua mente era molto più rilassata rispetto a prima, tanto da lasciarlo tranquillo anche quando mise piede nella camera senza neanche le solite cerimonie.
Trovò l'apparecchio fra le pieghe del piumino, illuminato e con un nome scuro in stampatello proprio in mezzo allo schermo.
-Pronto?- rispose, sedendosi sul materasso.
-Lux!- squittì la voce dall'altro capo -quasi assordandolo -da quanto tempo!
-Mamma mi hai chiamato tre giorni fa- sottolineo, privo però di qualsiasi forma di rimprovero.
Ormai aveva imparato come era fatta quella donna.
-Un'eternità- puntualizzò lei. Lux poteva vederla fare cenno di sì col capo anche senza averla davanti -come sta il mio pulcino? Il frigo è pieno? Ti serve qualche soldo?
-No- tornò alla televisione, buttandosi sul divano stavolta -con questo appartamento avete fatto anche troppo.
-Non dire sciocchezze! Hey Tommy! Un altro biscotto? Devi mangiare bimbo mio!- Lux udì la madre parlottare con il fratello e, dal sonoro sbuffo di sottofondo, parve che la prima fosse riuscita a convincere il minore.
-Salutami Tom- le disse, fissando i chupa chups ancora intatti, l'acquolina in bocca -Quando torno per il ringraziamento spero di non trovarmi una palla extra-large in casa.
-Come se ciò bastasse a minare il vostro affetto. Anche lui ti saluta e.. Ha detto qualcosa riguardo a coltivazioni di ciliegie in via d'estinzione ma non ho capito molto bene.
Un verso divertito gli sfuggì mentre silenziosamente ridacchiava, scollando finalmente lo sguardo dai dolci.
-Quella testa d'ananas dovrebbe stare zitto ogni tanto- replicò, intanto che la madre si faceva sempre più confusa.
-Va bene, non chiedo niente.
-Psicologi e spiegazioni non vanno molto d'accordo- confermò, mettendo il viva voce poiché il braccio iniziava a formicolargli -sempre che tu non voglia dormire per ore.
-Un bel sonno ristoratore mi farebbe proprio bene e.. Dennis? Oddio che succede adesso?- fracasso totale dal capo telefonico della donna -Posa subito quel vassoio! Troppi zuccheri non ti fanno bene! Ascolta tua nonna dannazione..!
Lux avvertì la risata furba di un bambino, seguita dagli strilli di sua madre e gli schiamazzi del fratello.
-Ti chiamo dopo.
E gli chiuse la telefonata in faccia, senza aspettare una sua risposta e scomparendo così come era arrivata.
Anche la sua famiglia, rifletté, non era poi tutta quella tranquillità.













Angolo Autrice:
Buonsalve a tutti nuovamente.
Il carattere di Lux inizia a definirsi sempre di più, insieme a fisse -il suo assoluto perfezionismo- e alcune sue fobie e strani comportamenti.
-verrà spiegato nel dettaglio forse nel prossimo capitolo-
E la famiglia.. Altissimi non so come sia sopravvissuto Lux in un ambiente del genere ahahah..!
Nah scherzo, poveretti, li ho scritti tutti in continuo movimento.
-sospetto che alla madre verrà un esaurimento nervoso-
Vorrei scrivere di più a capitolo, ma ho altri progetti e se faccio il mio solito fa a finire che ci metto anni a scriverne un altro.
Per garantire -almeno spero- un aggiornamento regolare per il momento saranno pressoché tutti di questa lunghezza.
Grazie ancora per aver letto
_Maico_

Red Cherries -Yaoi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora