"Cocktail alla ciliegia"

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Da una visione esterna, la relazione di Lux ed Elia risulterebbe senza ombra di dubbio sconveniente.
Certo, in quell'anno e mezzo aveva chissà quanto volte vomitato alla lettura di storie di quello stesso genere dove, una dolce, pura, ingenua e perché no, anche incredibilmente cretina protagonista ingaggiava una tresca con il proprio professore.
Ragioni? Ovviamente sconosciute.
Come animali, si era ritrovato a pensare in quei casi, i comportamenti umani venivano degradati in quel modo spregevole.
Se c'era una cosa che Elia era riuscito a ficcargli fin da subito nella testa, era proprio quello: tutto ha un motivo.
Lui e il professore si erano conosciuti in un modo mortalmente banale ma, allo stesso tempo, curioso di per se.
Certamente, nessuno dei due si aspettava di rivedere l'altro.


Era successo due anni prima, durante le vacanze estive, poco prima che Lux entrasse finalmente nell'istituto a cui aveva fatto domanda.
Beveva quella sera, insieme ad amici già mezzi sbronzi e fatti prima di entrare nel locale con le luci stereoscopiche, la musica udibile dai marciapiedi e il fumo, in parte artificiale e in parte no.
Le sigarette non lo avevano mai appassionato, qualche tiro se l'era fatto certo, ma erano eventi più unici che rari. Forse perché il sapore che gli rimaneva in bocca dopo un filtro stonava terribilmente con la sua adorata ciliegia.
I suoi amici però non sembravano del suo parere, anzi, con non poco sconforto, poteva afferrare che fumassero cose fin troppo oltre una semplice stecca.
Certe volte li guardava piegati sulla tazza del bagno, intanto che li teneva la fronte e loro rigettavano, insultandoli con epiteti come: "cazzoni idioti" o "bimbi cerebrolesi"
Ma quella volta era diverso. Gli avevano promesso di contenersi, non esagerare e non preoccuparsi, garantendogli la "miglior serata mai avuta"
Bah, era difficile immaginarli calmi e tranquilli come detto, soprattutto contando il locale in cui si stavano dirigendo.
L'insegnante luminosa del Wonderland feriva gli occhi di un Lux rilassato, voglioso di qualche ultimo svago prima di tornare nell'inferno di cemento chiamato comunemente scuola.
Era uno dei più famosi locali gay di quella grande città, non certo il primo, ma comunque di una modesta fama. Due suoi compagni stavano già ridacchiando felici e, seriamente dov'erano finite tutte quelle rassicurazioni sul trattenersi?, gli altri due speravano almeno di riuscire a rimorchiare una coppia di lesbiche con cui fare una cosa a tre.
Idioti. Come se con quelle lì fosse una passeggiata.
Ma non li aveva detto comunque nulla; se proprio quella sera dovevano fare una figura di merda, che la facessero bene maledizione!
Si fecero timbrare il dorso della mano, entrando in quel caos festaiolo, in quelle urla a ritmo di musica e risate ubriache.
Non fu facile passare nel bel mezzo della folla agitata, soprattutto per un gruppo abbastanza numeroso come il loro. Vennero spintonati, certamente senza volerlo, i piedi calpestati, volarono imprecazioni che si persero nella musica tecno, e alcuni individui dubbiamente lucidi provarono a strusciarsi sia addosso a Lux stesso, che ad Andy, uno degli altri due omosessuali, che per Fabian, sfortunatamente dell'altra sponda del piccoletto che provò ad infilargli la lingua in bocca.
Per scollare un Andy accaldato e su di giri dalla propria conquista, dovettero quasi trascinarlo di peso, continuando la loro marcia verso il bancone del locale.
Arrivarono ringraziando il cielo, creando un piccolo cerchio sugli unici due sgabelli ancora liberi, occupati da Marcus, l'ultimo veramente felice di trovarsi lì, e Lux.
Che si attaccassero quei caproni dei suoi amici. O in piedi o fuori dal Wonderland.
Ordinarono tutti qualcosa di leggero, per incominciare aveva detto Thomas, alzando poi il bicchierino e ingurgitando tutto d'un fiato l'alcolico, senza battere ciglio.
Lux invece osservò prima il suo Martini Babyface, mangiando le ciliegie di guarnizione e sentendo insieme al solito dolce sapore quello forte e bruciante del vermut e del gin.
Poco dopo Andy e Marcus quasi scapparono dal banco a gambe levate, più che decisi a trovare qualcuno con cui spassarsela un po'.
Mentre si passava la lingua sulle labbra, assaggiando i residui della sua ordinazione, Lux osservò i restanti suoi amici, alquanto spaesati in quel locale.
Con quell'aria smarrita da cuccioli bisognosi d'affetto, avrebbero di certo attirato l'attenzione là dentro. Attenzioni da parte di persone non proprio.. dei loro standard.
-Ragazzi- li richiamò, il suo buon cuore che decideva finalmente di far un favore ai due -Se non volete esser prede di qualcuno- li guardò sghignazzando -vi consiglio di non fare quelle facce.
Ridacchiò, ordinando questa volta un Mojito alla ciliegia e successivamente un Le temps de Cerises, era proprio fissato, sorseggiandoli lentamente e avvertendo nel palato i sapori di alcolici diversi; il rum, il vino bianco e il liquore facevano a lotta per aggiudicarsi la supremazia fra le sue papille gustative, seccando ma al tempo stesso infiammandogli l'esofago, pungendogli gli occhi. 
La testa si alleggerì, rise per una battuta idiota che Fabian aveva detto, decidendo poi di staccarsi anche lui dal gruppo, cercando qualcuno di interessante.
Con gli ultimi sorsi della bevanda francese ancora intatti, si addentrò nella mischia, tenendo con i polpastrelli il bordo del bicchiere di vetro.
Un sorriso gli increspò la bocca e rimase lì, il chiaro segno del principio della bronza che sarebbe poi arrivata, un'eco di un'onda che poi gli avrebbe travolto la mente.
Qualcuno gli sfiorò il fianco, il palmo che seguì la forma dell'anca di Lux mentre questo ne seguiva l'impronta, girando attorno al ragazzo ma scomparendo come era apparso, inghiottito dai corpi sudati delle altre persone.
Sebbene potesse sembrare narcisista con quella confessione, Lux aveva sempre amato farsi rincorrere dai suoi pretendenti, quasi come una sfida.
Mi vuoi?, si diceva, Allora dimostramelo.
Notò di sfuggita un'ombra seguirlo, cosicché accelerò il passo, muovendosi al passo della musica rimbombante e sgusciando fra le diverse persone.
Si ritrovò a ridere, girando in tondo e il cervello quasi del tutto spento, scolandosi quel poco che gli mancava per finire il suo drink.
Andò a sbattere contro qualcuno, sentendo una sottile scarica di dolore al naso che presto passò in secondo piano.
Ah, il santo alcol!
-Chi abbiamo qui?
Una voce roca gli fece sollevare gli occhi lucidi, che presero subito a scrutare con malcelata fame l'uomo a cui era letteralmente piovuto fra le braccia. Era bello, di un'avvenenza selvaggia con i capelli sciolti sulle spalle e gli occhi neri, quasi in grado di riflettere le luci colorate della discoteca.
-Oh- si sciolse in un sorriso. Quello gli piaceva proprio -Ciao.
Anche l'altro gli sorrise, per nulla scontento, o almeno apparentemente, di doverlo sorreggere con le proprie mani dato che Lux barcollava pericolosamente. Forse, ma solo forse, aveva un po' esagerato al banco.
-Mi chiamo Lux- si presentò alzando la testa per guardarlo dritto nelle pupille, notando con una certa punta di fastidio che era di una manciata di centimetri più alto di lui, nonostante fosse di una statura abbastanza invidiabile. Beh, infondo lui era andato in quel locale perché era gay, mica un bisessuale! Un uomo così era una manna dal cielo fra tutti quei mezzi tappi di sughero che giravano là intorno.
Allungò una mano per stringergliela, l'educazione costante della madre doveva pur servire a qualcosa, porgendogli però quella con il bicchiere stretto.
Aveva decisamente esagerato a quello stramaledetto angolo bar.
Non ebbe però modo di elaborare che il suo cocktail non fu più suo. Il bellimbusto se l'era portato alle labbra, bevendone il fondo, Lux non riusciva a scollare gli occhi dal pomo d'Adamo, e mangiandone la ciliegia rossa e piena che Lux aveva lasciato per sé.
-Elia- fu il nome appena percepito  intanto che gli occhi castani del minore si facevano scuri, e il pensiero di aver perso l'ultimo frutto gli bruciava l'orgoglio.
-Che ne dici di offrirmi un giro?- chiese allora, posando una mano sul petto ampio dell'altro, spingendolo piano verso il bar.
-Come siamo decisi- lo prese bonariamente in giro Elia, mettendogli comunque una mano sul fianco e assecondandolo.
-Oh, non sai quanto- fu il sussurro lascivo, seguito da una risata incontrollata.

Red Cherries -Yaoi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora