7.

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Siamo in un cabaret, a quanto pare il docente di psicologia ha dato a tutti appuntamento qui.
Alcuni di noi si siedono, altri rimangono in piedi.
Gli spettacoli si susseguono uno dopo l'altro dallo pseudo clown alla ballerina classica di cento chili.
Le luci si spengono.

«Quante sono le critiche che le nostre orecchie recepiscono ogni giorno? E quante sono le critiche che i nostri cervelli elaborano durante il corso della giornata, da quando ci alziamo a quando andiamo a letto?»

Mr. Anderson esordisce in questo modo, facendo drizzare la schiena a tutta l'aula che non lo aveva visto arrivare. Un occhio di bue lo illumina, mentre tutt'intorno è buio pesto.

«Ci sono persone che sembrano nate solo per criticare tutto ciò che le circonda. Sono state spesso classificate come snob, o sbaglio? "Quella è una vera strega", "Lui è il demonio in persona", persone che non fanno altro che criticare ciò che fanno gli altri semplicemente perché una determinata cosa non è di loro gradimento», fa delle vocine particolari che favoriscono le risate generali degli allievi.

Si abbassa gli occhiali appena e ci guarda per bene – per quanto la luce fioca lo possa consentire –.

«Ma vi siete mai chiesti cosa si cela dietro ad una critica?»

«Si celano dei grandissimi stronzi!», urla un ragazzo dal fondo del locale.

Anderson sorride appena ma torna immediatamente serio.
Sembra abbia una doppia personalità.

«Se guardassimo bene e attentamente dentro di noi ci accorgeremmo che quelle persone che noi critichiamo sono portatrici di caratteristiche che noi stessi non riconosciamo di avere: li chiameremo i nostri sé rinnegati

Cala un silenzio tombale. Siamo tutti catturati da ciò che Anderson ci sta spiegando con calma. Ora capisco perché siamo in un cabaret. Voleva che  ad ognuno di noi, guardando gli spettacoli, nascessero delle critiche per dimostrarci quanto sia facile per gli esseri umani giudicare.
La ballerina di prima, ad esempio, se io avessi avuto il suo fisico, non mi sarei mai permessa di spacciarmi per ballerina classica, però, guardando il tutto mediante la prospettiva che mi ha appena aperto Anderson, mi viene da pensare che io sono la codarda che la sta a giudicare mentre lei è la persona che ha il coraggio di rischiare.

Mi sento improvvisamente stupida e cattiva.

Come ho potuto pensare a delle cattiverie simili prima?

«Sono parti di noi che non vogliamo accettare. Quelle parti che, se ammettessimo di avere, manderebbe in crisi il nostro sistema di valori personali che abbiamo costruito per anni e sul quale abbiamo basato la nostra immagine, plasmandoci.
La verità è che l'essere umano è tremendamente contraddittorio: si spaccia per un grandissimo uditore di problemi altrui, però vi è una parte che pretende di essere ascoltata; dice di odiare i gruppi e le gerarchie sociali e poi ne crea egli stesso; si sente solo, ma se gli capita l'occasione fa sentire solo un altro individuo. Siamo tutto maledettamente ipocriti. Pensateci un attimo: tutti voi qui dentro – spero – siete delle brave persone, con una certa morale ed una determinata etica; venite a lezione, non siete killer seriali – lo spero ancora vivamente – e rispettare la maggior parte delle leggi imposte dallo stato.
Ma quanti di voi, in realtà, anche solo per un giorno, vorrebbero essere disinibiti e fare tutto ciò che gli pare? Alzate la mano.»

Rifletto sulla domanda di Anderson e decido di alzare la mano. Mi volto appena e noto con sorpresa che quasi tutti i presenti hanno preso la medesima decisione.

Mr. Anderson sembra gradire la presa di coscienza di noi allievi e continua con il suo discorso.

«Pertanto, le persone che criticano costantemente gli altri, lo fanno per distrarre la loro mente dai vari disagi che loro stessi stanno vivendo. Criticano gli altri per non concentrarsi su loro stessi, perché in quel momento, sarebbero costretti a guardarsi dentro e a criticarsi da soli.
Vogliono sviare i loro problemi, concentrandosi sui problemi altrui.
È più facile, infatti, guardare la pagliuzza nell'occhio altrui ignorando l'intero fienile che c'è nei loro occhi.»

L'ultima frase mi fa ridere, ma metto una mano sopra le labbra per attutirne il suono.
Anderson si volta nella mia direzione.

«Vuole dire qualcosa signorina Lewis?»

Non sono pronta ad un'altra figura di merda, pertanto annuisco con il capo.

Pensa Alexandria, pensa.

«Volevo domandare: come avviene nel concreto questo meccanismo?»

Non so neanche se ci sia una vera e propria risposta alla mia domanda, ma quantomeno non ho fatto scena muta.

«Avviene in tantissime occasioni, ad esempio: quando chiamiamo "poco di buono" una donna solo perchè ha un fare molto espansivo con gli uomini; quando critichiamo il vicino che compra sempre un cellulare nuovo ogni mese; quando critichiamo l'amico buffone che in una corte potrebbe essere l'equivalente di un giullare. Non vorreste, voi ragazze, forse essere un pò smaliziate come quelle che definite "poco di buono"? Non vorremmo – tutti noi – forse spendere più soldi come il vicino di casa ma non possiamo permettercelo? Non vorremmo forse essere più espansivi come l'amico buffone? Se pensiamo che qualcuno stia con con noi per raggiungere degli scopi, per interesse, quegli obiettivi sono i nostri. Se pensiamo sempre che il nostro partner ci tradisca è perchè noi siamo dei potenziali traditori nelle medesime situazioni in cui lo immaginiamo tradirci.»

L'ultima affermazione mi fa rivangare il passato. Quante volte io e Luke ci siamo accusati a vicenda di tradimenti reciproci?

Tantissime volte.

Ci urlavamo contro fino allo sfinimento e non ci parlavamo per giorni interi. Luke era ossessivo e geloso marcio e la mia, di gelosia, non era da meno.

Ciò significa che se ne avessimo avuto l'opportunità, ci saremmo traditi a vicenda?
Non mi piace credere a ciò; per quanto potessi essere paranoica, alla fine, sapevo per certo che Hemmings non mi avrebbe mai inflitto un dolore così grande come ad esempio, tradirmi con Janet, cosa della quale veniva spesso accusato da me.

Grazie ad Anderson la mia mente brulica di pensieri masochisti. Ho voglia di cercare Hemmings e chiedergli se mi ha mai tradita, se ha mai pensato di farlo.

Prendo il cellulare, le dita mi tremano.
Gli mando il messaggio oppure no?

Sì o no?
Sì o no?

Spilungone, ho bisogno di farti una domanda.

Le mie dita si muovono da sole e invio il messaggio ancora prima di rendermene conto.
Aspetto una risposta.
L'aspetto per ore.

La risposta non arriva.

🌙

Autrice:
Buongiorno mie bellissime pulzelle!
Doppio aggiornamento oggi, strano, vero?
Ero particolarmente ispirata.
E poi non ho aggiornato per due giorni.
Che ne pensate di Mr. Anderson e delle sue strane lezioni?
A me piace molto scriverle.
Come vedete, Alexandria, mediante le lezioni di psicologia inizia a capire diverse cose su se stessa e sugli altri. Inizia a riflettere e a mettere in dubbio alcuni dei suoi rapporti, tanto che ha deciso di mandare un messaggio a Luke.
(Ma perché Luke non ha risposto?)
Oggi mi volevo appunto soffermare su questo aspetto che è un po' nella natura umana, ovvero, quello di criticare gli altri.

Spero che questo capitolo vi abbia aperto una nuova prospettiva e che vi sia servito personalmente per capire che criticare gli altri, per evitare di metterci noi stessi in dubbio, non è la scelta appropriata per noi stessi.
Un bacio,

Alexandria Lewis.

Beside You. [L.H]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora