A volte, quando dormo sogno di essere ancora in Italia. Sogno le notti d'estate trascorse in giro per Verona sullo scooter con Riccardo, i falò con i nostri amici, i suoi occhi verdi e attenti che non mi perdono di vista un attimo.
Riccardo, così simile a Luke e al contempo così diverso.
Simili nei modi possessivi, diversi nei pensieri, nelle azioni.
Luke è sempre stata una persona alla quale piacciono i riflettori, la popolarità, avere tanti amici.
Riccardo era diverso in questo. Aveva un mondo tutto suo e non dava confidenza alla gente. Lui con i suoi occhi verdi, mi ricordava un gatto randagio, restio ad avvicinarsi agli esseri umani, con quel perenne sguardo guardingo e affilato.
Riccardo non beveva, fumava, era un tatuatore in prova e un artista fenomenale. Anche se anziché sui quaderni, i suoi disegni preferiva farli sui muri.
I mesi con Riccardo erano stati forti, intensi e indimenticabili. È riuscito a distogliere per mesi i miei pensieri da Luke e mi era stato vicino.
Ma Luke ora è al mio fianco e il cellulare continua a squillare. So che è Riccardo perché lui stesso aveva inserito la suoneria personalizzata al suo contatto, e anche perché la sua foto occupa tutto lo schermo.
Al biondo cade l'occhio sul mio cellulare e subito sul suo volto si dipinge un'espressione contrariata.
Mi alzo di scatto da tavola, lasciando la partita a carte in sospeso.
Sento le lamentele di Janet e Michael ma sono voci lontane, quasi appartenenti ad un altro mondo.
Non ho ancora risposto, è passato qualche secondo, ma il telefono continua a squillare.
Alla fine pigio sul tasto verde.«Pronto?», rispondo in italiano, sperando che gli altri non capiscano niente.
«Lewis, mi sorprendi.» La sua voce è apparentemente calma, ma già lo immagino sul tetto di quella fabbrica abbandonata a fumare, le mani tremanti, a fingere che non gli importi dei suoi sentimenti. A fingere che non l'abbia minimamente scalfito la mia partenza.«Bianchi, sei tu che sorprendi me con questa chiamata.»
Mi dirigo in camera, in cucina ci sono troppi occhi che mi osservano.
«Guarda che non mi dimentico di te solo perché sei in Australia.»
La schiettezza di Riccardo mi ha sempre stupita. Prima di incontrarlo, ero sempre stata abituata a Luke e ai suoi repentini cambiamenti d'umore. Ogni sua frase andava sempre interpretata perché Hemmings non diceva mai ciò che pensava realmente – differentemente da Riccardo che non aveva peli sulla lingua – il biondo parlava sempre per istinto, rabbia, gelosia o passione. Per questo era quasi impossibile capire le sue reali intenzioni.
«Come stai?»
Domando realmente interessata. Non lo vedo da circa due mesi, ed è la prima volta che ci sentiamo da allora.
«Starei meglio se potessi stringerti.» Ancora una volta la sua sincerità pari a quella di un bambino che non sa ancora distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, mi colpisce in pieno e mi costringe ad abbandonarmi sul letto. A quanto pare Riccardo questa sera, è uscito e ha lasciato tutto il suo orgoglio a casa.
«Ehi Bianchi, cerchi di dirmi a modo tuo che ti manco?»
Cerco di sdrammatizzare in qualche modo, perché altrimenti verrei sopraffatta dalla tristezza.
«No Lewis, cerco di dirti a modo mio che ti amo.»
Lo so, tutto questo lo so già e sono partita ugualmente con questa consapevolezza. Avevo paura di poterci perdere la testa di nuovo, così avevo fatto le valige e avevo fatto un biglietto online per l'Australia non appena quella consapevolezza di un nuovo sentimento si era insinuata dentro di me.
«Lo so.» Rispondo.
Qualche secondo di silenzio e dopo esserci scambiati una buonanotte che sapeva tanto di "buona vita", stacchiamo il telefono.
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Beside You. [L.H]
Fanfiction«Siamo stati sfortunati, Alexandria. Amanti nati sotto una cattiva stella.» Luke aspirò avidamente la sua sigaretta continuando a volgere, di tanto in tanto, lo sguardo verso il cielo stellato. «Non siamo stati sfortunati, siamo stati solo stupidi...