-34 giorni
Lo colpì subito appena entrato nell'ospedale l'odore di candeggina che alleggiava nell'aria che subito portò a galla i ricordi di mesi prima quando ancora era in Argentina con sua mamma e i suoi fratelli.
Flashback
- Gustavo! Passa qui - un piccolo ragazzino di 17 anni si sbracciava per le strade di Laguna Larga per farsi vedere dal fratello nonostante il ragazzo che lo marcasse fosse almeno 30 centimetri più alto di lui.
Quando finalmente il fratello si accorse di lui passandogli subito il pallone e lanciandolo verso la porta il giovane iniziò a correre il più velocemente possibile per lasciare indietro gli avversari e fare goal, arrivato di fronte alla porta però qualcosa andò storto e il suo stomaco si voltò facendo in modo che quelle poche cose presenti al suo interno uscissero. Presto tutti si allontanarono schifati prendendo con loro il vecchio pallone sgonfio, tutti tranne il fratello che lo raccolse dalla ghiaia e lo accompagnò a casa dove la madre li aspettava sul portico: aveva visto tutto.
- dannazione Paulo, com'è possibile che tu continui a vomitare se sono giorni che non mangi niente se non un boccone di pane? - il tono arrabbiato della madre lo colpì dritto al cuore ma sapeva che la sua non fosse rabbia ma preoccupazione, preoccupazione per un figlio che stava male da mesi nonostante non volesse ammetterlo.
- è solo un virus mamma, si combatte dimostrandogli che non ha potere - cercava di convincerla ma la madre seppur avesse molta fiducia nei confronti del figlio non era stupida, glielo fece anche notare.
- pensi che non mi sia accorta di nulla, figlio mio? Pensi che io non ricordi le notti passate accanto a tuo padre madido di sudore, magro e che vomitava l'anima? -
Le lacrime della donna gli bagnarono la maglietta mentre lo stringeva tra le sue braccia, presto si ritrovarono a stringersi con una forza disumana per paura che uno scappasse. - non commetterò lo stesso errore. Non lascerò che uno stupido tumore mi porti via anche mio figlio. -
I fratelli si unirono all'abbraccio, un abbraccio che a distanza di anni si sarebbero ricordati perché quello fu l'ultimo che si poterono scambiare.
Fine flashback
- Signor Dybala? -La voce del medico lo riportò alla realtà mentre sentiva bruciare sulle braccia i segni invisibili di quel maledetto ultimo abbraccio.
- mi dispiace - mormorò all'uomo che confuso gli lanciò un'occhiata preoccupata.
- ecco vede, Dottore, voi medici pretendete che delle semplici scuse, dei semplici 'abbiamo fatto il possibile', sistemino tutto ma non è così perché peggiorate solamente la situazione. Voi non capite, non potete capire cosa possa provare un ragazzo di 19 anni che si sente dire che tutto finirà, game over, non potrà crescere, non potrà sposarsi, non potrà avere dei figli o semplicemente dare un ultimo abbraccio alla propria famiglia, non ve ne faccio una colpa ma vi avverto, una malattia uccide ma una morte sola è più dolorosa di qualunque cosa; voi mi state dando tutto, morte e solitudine, di questo vi faccio una colpa, di non aver mai tentato di capirmi. -
Lentamente si girò e si incamminò verso una meta precisa, quella che gli avrebbe tolto la solitudine. Alvaro.
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36 days //dybata
FanfictionLa diagnosi era certa, con la nuova tecnologia non potevano esserci errori, mi rimanevano 36 giorni di vita, e lui decise di viverli con me.