Credo proprio di essere morta.
Pensò Sheila guardando dall'alto il suo gracile e minuto corpo disteso sul pavimento della casa in città, immerso in una pozza di sangue. Non riusciva a sentire nulla, scorgeva in lontananza una macchina della polizia con la sirena lampeggiante e tutti gli abitanti del piccolo paesino intorno ad essa.
Non vedeva, però, i suoi genitori.Ma certo!
Pensò abbassando lo sguardo verso il suo corpo e, chino su di esso, trovò suo padre in lacrime con le mani sporche di sangue che emetteva urla disperate, come se quelle urla avessero potuto portargli indietro la sua amata figliola.
Sull'uscio della porta sua madre stava parlando con un agente di polizia che sembrava anch'egli dispiaciuto per la morte di una ragazza così giovane.
Sheila avrebbe compiuto diciassette anni il mese successivo, aveva già organizzato la grande festa, aveva prenotato il locale e aveva selezionato,insieme alla sua migliore amica Bonnie, i ragazzi da invitare.
Lei e Bonnie si conoscevano prima ancora di nascere: le loro madri erano migliori amiche ai tempi del liceo ed erano rimaste in contatto anche successivamente, si rincontrano in ospedale poco prima di partorire.
Avevano passato l'infanzia insieme e dopo la quinta elementare, non potendo continuare gli studi nella stessa scuola, si vedevano ogni estate nella casa a mare di Bonnie con sua nonna.
Sheila venne assalita da una marea di ricordi. Fu come se la vita le fosse appena passata davanti. Ricordò il primo bagno a mare, la prima notte passata fuori casa, il primo bacio, il primo giorno di scuola. Ricordò tutti i rimproveri da parte dei genitori e degli insegnanti, ma non riusciva a ricordare il motivo per il quale adesso fosse distesa immobile sul pavimento. Usò tutte le sue forze per ricordare ma non ci riuscì. Ci provò ancora e ancora, ma era ogni sforzo era inutile e peggiorava il mal di testa.
Sheila aveva sempre pensato che sarebbe morta di vecchiaia, dormendo, nel suo caro letto, eppure eccola là, cosparsa di sangue sul tappeto che, molto tempo prima aveva scelto, tra tanti, in quel antico negozio vicino casa sua.
Ed ecco che un altro episodio le venne in mente:
Aveva cinque o sei anni, stava correndo per casa, lei e suo padre facevano sempre gare del genere. Sheila, da sempre, aveva preferito un bel modellino di una macchina ad una baribie e a suo padre questo non dispiaceva.
Mentre stava correndo, la piccola Sheila, cadde per terra e urtò il ginocchio, il padre si precipitò verso sua figlia per capire la gravità del fatto ma appena si accorse che non c'era niente di che preoccuparsi iniziò a rassicurare la figlia piangente.
-Ei, ei, guardami.
Le alzò il mento cosicché la potesse guardare dritta negli occhi.
-Non è niente. Cose molto più brutte accadono alla gente. Ma questo non è il tuo caso. Qualsiasi cosa ti succederà io ci sarò sempre.
Sheila, forte com'era, si alzò senza dire neanche una parola e riprese a correre, ridere e scherzare.Dopo aver ricordato questo episodio Sheila scoppiò a piangere a dirotto, proprio come quella bambina che poco prima aveva ricordato.
Avrebbe voluto ricordare un altro di quegli episodi che adesso sembravano i più felici della sua vita, ma sembrava tutto finito.Il mal di testa aumentò sempre di più fino a diventare cosi forte che Sheila dovette sbarrare gli occhi e tenersi la testa.
Quando li riaprì tutto intorno a lei era sparito, il suo corpo, i poliziotti, i cittadini, la casa, i suoi genitori.Era circondata da una luce accecante, non riusciva a vedere altro.
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~All around the moon||~
Fantasy"-Allora come mai sono qui?" " -È proprio quello che dobbiamo scoprire"