Ospedale.
Con questa parola dico tutto.
Accanto al letto in cui giace mia madre ci sono io, una piccola bambina di nove anni, che aspetta il risveglio della sua adorata madre.
Una settimana.
Una settimana dentro questo ospedale per sperare che mia mamma si svegli dal coma.
Una settimana di pianti, di notti insonni passate a parlare con la mia ancora di salvezza: mia mamma.
Quante volte ho urlato: "Ti odio mamma"? Un sacco di volte.
E lei mi ha sempre perdonato.
Mi ha dato la speranza e la forza di continuare a vivere, spensierata e in pace con tutti.
E adesso, per colpa mia, lei è in coma.
L'incidente è avvenuto per colpa mia. Tutto questo dolore è solo causa mia.
Solo perché ho litigato con mio fratello Cameron e mia mamma si è distratta per farci smettere di urlare.
Solo per un solito litigio.
E adesso non so più che fare.
Io e Cameron ci sentiamo maledettamente in colpa.
Sento una pressione sulla mia mano.
Lei si sta svegliando.
Cameron chiama i medici.
Delle lacrime si fanno spazio sul mio viso, ma ben presto da lacrime di gioia diventano lacrime di dolore, sentendo quel lungo suono assordante, segno che mia mamma non c'è più.Mi sveglio di scatto, con le lacrime agli occhi.
Sto piangendo a dirotto, e non riesco a fermarmi.
Mi manca mia mamma.
La voglio qui con me.
Voglio che mi abbracci.
Voglio che mi asciughi tutte queste lacrime, come ha sempre fatto.
Voglio anche che mi sgridi, per le cavolate che faccio.Voglio la mia mamma.
Così, ancora con le lacrime agli occhi, prendo il telefono e mi dirigo verso il bagno.
Tolgo la cover è lascio che sulle mie mani cada la lametta.
Le lacrime non mi permettono di mettere bene a fuoco quello che sto facendo, ma forse è meglio così. È meglio che nessuno sappia ciò che faccio, neanche io.
Una profonda linea rossa percorre in verticale tutto il mio braccio.
Subito inizia a uscire del sangue da quella stradina rossa.
Capisco che ho trovato la vena.
Più tagli rovinano la mia pelle candida, sembrano non finire mai.
Le cicatrici orizzontali si riaprono.
Il colore forte del sangue di mischia alla mia pelle pallida.
La lametta colpisce più e più volte la vena, provocandomi una sensazione di benessere.
Ormai sul mio braccio non si intravede più la mia pelle bianca.
Domina il sangue e le stradine rosse, sempre più profonde e più evidenti.
Dei passi leggeri e felpati iniziano ad avvicinarsi alla porta del bagno.
Rimetto velocemente la lametta nella cover del telefono ed esco dal bagno senza neanche pulire il sangue che si è depositato sul pavimento. Una pozza di dolore.
Involontariamente do una spallata alla povera Allison che cercava solamente di entrare in bagno.
Fortunatamente lei è ancora nel mondo dei sogni e non si accorge di me.
Mi siedo sul letto e mi guardo il braccio.
Un disastro. Ecco cosa sono, un fottuto disastro.
Quando Allison esce dal bagno, ci ritorno io.
Mi bagno le ferite togliendo il sangue sia dal braccio che dal pavimento.
Mentre sto per aprire la porta, le lacrime mo salgono.
Mi giro appoggiando la schiena contro la porta.
Piano piano inizio a scivolare fino a sedermi per terra.
Intanto grosse lacrime scendono dai miei grandi occhi demoniaci, bagnando la pelle candida delle guance.
Mi sento una merda. Ma è quello che sono, no?
Dopo aver aspettato che le lacrime smettessero di scendere, esco dal bagno dirigendomi in camera.
Mi butto a peso morto sul letto, schiacciando con la pancia il telefono.
Ad un tratto sento una vibrazione sulla pancia.
Capisco che è il mio telefono.
Così mi siedo e, con mia sorpresa, trovo un messaggio da Christian.
Subito un sorriso da ebete mi si stampa sul viso."Buongiorno principessa"
Spalanco gli occhi per la sorpresa, ma subito dopo una lacrima di gioia mi riga il viso.
Forse ho trovato una persona che mi vuole realmente.
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Don't leave me
Ngẫu nhiên"Un vincitore é semplicemente un sognatore che non si é mai arreso." mi disse lui.