Capitolo 14: Nightmares, nightmares...

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FallenStar's P.O.V.

Mi sembravano passati giorni e giorni dal nostro arrivo nello Zodiacclan e temevo per i nostri genitori. Fui sollevata quando Cancer decise che "la ferita che avevamo generato nel Tempo si era rimarginata" e ci lasciò finalmente tornare a casa. Lei ci stava accompagnando al limitare della foresta per consentirci di tornare a casa, ma fece un giro diverso da quello che avevamo fatto per tornare: disse di dover controllare una cosa. E posso garantirvi: mai i miei occhi assistettero ad uno scenario più orribile. Eravamo in una zona più remota di HighTrees, non lontana dallo Zodiacclan, e lì vi era una colonia di gatti che Cancer salutò con calore. Ma quei gatti non erano vivi, quei gatti erano morti, morti semoventi. Alcuni avevano la gola tagliata, altri il corpo girato in modo innaturale, una la vidi con il costato strappato e le interiora visibili.

-loro- disse Cancer con voce imponente –sono la Colonia delle Blackening Stars, le Stelle Nere. Sono i gatti che sono stati dimenticati e dopo un po' di tempo, hanno dimenticato loro stessi di esistere e dal CrescentClan sono caduti qua giù, come aiuto per noi nell'interpretazione del Sommo Moira. Non vi avvicinate troppo, io devo parlare con uno di loro, e dopo, vi accompagnerò a casa- detto questo, Cancer si allontanò per parecchio tempo. Ad un certo punto, una di loro, quelle con le interiora scoperte si avvicinò a noi trascinando il corpo pesantemente. Ci aveva tenute d'occhio da quando eravamo arrivate e si avvicinò lentamente sorridendo

-se...a...te... ..e m... pi....o...e- biascicò lentamente con le lacrime agli occhi. ne dedussi che non sapevano più neanche parlare. Ci avvicinammo a lei nonostante l'avviso di Cancer e cercammo di interpretare le sue parole

-scusa... non riusciamo a capirti- disse timidamente NightingaleSilence e la gatta ripeté, sforzandosi il più possibile

-..'mbrate le m..e gahttin...e...- disse lei, con le lacrime che si formavano negli occhi vitrei e privi di vita

-sembriamo le tue gattine! È questo che vuoi dire?- tentò BrokenFern eccitata, e saltellò felice quando la gatta confermò. Lei si sforzò di alzarsi ed accarezzarle una guancia con una zampe. Il gelido tocco della morte però non la fece trasalire come ci si aspetterebbe. Forse perché era solo i tocco di una madre disperata:

–tanto....- la gatta lasciò cadere una lacrima che si cristallizzò e cadde a terra, ma a quel punto Cancer arrivò e con voce autoritaria la fece allontanare

-via, NightmareFactory! Lontana dalle vive!-

-io..lontana...- biascicò prima di allontanarsi col suo corpo pesante. Guardammo Cancer preoccupate ma tutto ciò che fece fu allontanarci da quel posto e accompagnarci in fretta (troppa fretta) alla fine della foresta. Una volta arrivate, lei fece un passo indietro dove la striscia di alberi finiva

-non posso respirare il normale ossigeno di voi viventi, dovrete tornare da sole- disse sorridendo –è stato... bellissimo, incontrarvi- sorride malinconica e con muso ci spinse fuori

-ciao, Angel-winged Cancer- salutammo. E lei, con uno battito programmato delle "ali" ci salutò a sua volta, prima di sparire di nuovo in HighTrees. E fu così che intraprendemmo il nostro viaggio di ritorno verso casa, con il sole alto nel cielo. Ma mai potevamo immaginare quale altro spettacolo quello stesso sole stava per illuminare.

Third Person P.O.V.

BloodMoon ed HawkFLight erano nel territorio del Fireclan per riportare la piccola ApricotHeart a suo padre. Il Re, SunFire, li aveva cortesemente benvenuti ed i due Re conversavano pacificamente del più e del meno, mentre il Messaggero si sentiva libero di conversare con i suoi colleghi. BloodMoon fu felice di non dover parlare col vecchio sovrano che ora era condannato ad una vita misera, con sei vite da scontare con il volto sfregiato dalla Principessa del Sangue stessa, Assedia. Il dolore di quella ferita era nella sua mente secondo solo al dolore di aver lasciato il clan ad un novellino. Era il suo clan, ma non lo avrebbe mai riavuto. Tutto scorreva tranquillamente ed il Re nero era ormai pronto a lasciare il territorio del Fireclan, quando un grido fin troppo noto non fece raggelare il sangue nelle vene di tutti i presenti. Il Re nero sgranò gli occhi sanguigni a vedere quella figura: una gatta d'ambra si stagliava su un albero bruciato, gli occhi opalescenti iniettati di sangue, ed il ghigno degno del più famelico mostro che si espandeva lentamente sul volto man mano che il grido di placava e tornava nella sua gola. Non poteva essere vero, ma lo era: l'incubo d'ambra era tornato per ghermire altri giovani gatti, falciarli via dalle loro famiglie e dall'amore delle loro madri. AmberHeart era tornata all'assalto con la Setta della Falce, erano addirittura in superiorità numerica, alcuni erano ricoperti di fango per non rivelare la loro identità e continuare la vita all'interno dei propri clan. Un altro grido della gatta e la Setta aggredì senza ritegno il Fireclan alla disperata ricerca di giovani gatti da rapire. Lei in persona si stava per gettare nella mischia, quando notò BloodMoon e le lacrime di un pianto nervoso le rigarono gli occhi

-tu- disse lei fra le lacrime –tu, bastardo- sussurrò avvicinandosi a scatti, il corpo straziato da leggere convulsioni e tic nervosi che la facevano apparire come una morta semovente, un cadavere parlante. Era facilmente deducibile: non mangiava né dormiva da giorni, la sua voce era roca e straziata dal pianto. Probabilmente era la prima vota che rivedeva la luce solare da molto tempo. –uno dei tuoi Medici si è portata via mia figlia ed io porterò via te!- saltò addosso a BloodMoon, ma SunFire fu veloce ad allontanarla e a soffiarle pronto a dare la vita per il suo clan. L'orrida gatta fece fare un tetro suono al suo collo rialzandosi e gridò: -prendete il Re del Fuoco! Ora! Ora! Ora!- piagnucolava come una cucciola impaziente, tre gatti strapparono della pelliccia dal corpo di SunFire, definendosi così come i suoi nuovi obiettivi e non poté far altro che combattere contro di loro lasciando il Re nero come unico bersaglio di AmberHeart. Altre lacrime le bagnarono il volto, BloodMoon fu colpito alle spalle da gatti della Setta che lo immobilizzarono sbattendo contro un tronco e così, AmberHeart caricò un salto e gli fu addosso gridando –RIDAMMI MIA FIGLIA, BASTARDO! RIDAMMELA!- i suoi artigli penetrarono nella più sensibile carne del corpo, cavandogli lentamente e dolorosamente l'occhio destro. BloodMoon gridò di dolore ma i suoi arti non rispondevano. Tremava e si muoveva a stento ma era sempre sotto la presa ferrea di quella gatta. Quando finalmente lei ritirò la zampa, nulla era rimasto che un'orbita vuota e sanguinolenta nel volto del gatto. Il terrore che fluiva assieme al dolore nelle sue vene.


Moonrise: FallenStar's RebornDove le storie prendono vita. Scoprilo ora