#4 - Il Laboratorio Segreto

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Lascio la macchina al parcheggio dell'azienda, sono le 13 passate. Mi cambio le scarpe e mi metto la cravatta. Fortunatamente a Milano faceva 'più caldo'. Lascio il giubbetto in macchina e vado al ristorante per fare pranzo. Mangio sorseggiando del vino rosso della Franciacorta. La bistecca la preferivo più cotta. Finito il pranzo, mi dirigo dal capo. Busso. Mi fa entrare. Appena si entra, nell'angolo a sinistra c'è un piccolo frigobar, mentre a destra una lunga libreria lunga tutta la parete. Il suo ufficio è enorme e i mobili sono dell'800. Dietro al mio capo c'è un grande quadro raffigurante il deserto col mare. I colori sono bellissimi e malgrado la semplicità è bello e d'effetto. La scrivania è angolare anche se non è messo nell'angolo. Nella parte angolare c'è il portatile di colore scuro e molto sottile. Due cavi lo collegano alla rete elettrica e alla rete cablata dell'azienda. La parte primaria della scrivania è lunga circa due metri per circa 120 centimetri. È una scrivania immensa e molto pulita. In un angolo c'è un telefono fisso, alcuni libri e delle penne e fogli. Dietro ai due angoli ci sono due lampade. Nella parte sinistra della scrivania c'è un pc integrato nella scrivania, incluso il monitor. Il resto della stanza comprende un comodo e spazioso divano con delle bellissime sedie e il tutto dà aullo skyline. Nell'angolo più lontano da me c'è un tavolo con delle sedie, del quale non capisco l'utilità. Avvicinandomi alla scrivania noto che vicino, ma nascosto, c'è un lettino per il 'piccolo cucciolo' di Jonson. Come 'animale domestico' Jonson aveva un cucciolo di ghepardo. E' talmente ricco e potente che se lo può permettere.

- Ti ho chiamato perché ho saputo dei tuoi problemi Blake. Prego siediti – e mi indica la sedia

Mi siedo e ho un po' di fifa.

- La dottoressa Lee è seriamente preoccupata per la tua salute.

- Non si deve preoccupare di me capo, riesco a gestire bene la mia situazione psicologica

- Non si tratta di te ma di Annabeth

- Annabeth è morta un mese fa! – alzo la voce

- Calmati Blake. In questo dossier c'è scritto tutto su di lei, da quando è 'morta' – accentua particolarmente l'ultima parola facendomi pensare male

- E' viva capo? – gli chiedo

- Le persone vivono nei nostri ricordi e nei nostri cuori Blake – Risponde con leggerezza

- No capo Jonson, le sto chiedendo le Annabeth è viva.

- Vieni, ti faccio vedere una cosa.

Si alza, prende una valigetta e mette dentro i documenti. "Seguimi Blake, è ora di iniziare a giocare a fare Dio". Prende il guinzaglio, lo mette al felino e usciamo dal suo ufficio. Appena esco, lui chiude a chiave l'ufficio e andiamo all'ascensore. Non sapevo cosa pensare. Annabeth era sopravvissuta all'incidente? No impossibile. Si aprono le porte. Entriamo. Fortunatamente è abbastanza largo e c'entriamo bene, viste le dimensioni del felino. Tiene premuto il pulsate 6 a lungo, fino a quando la luce all'interno non diventa della cabina non cambia colore in rosso. Lui appoggia il dito su un lettore d'impronte digitali sotto i pulsanti. La luce diventa verde e l'ascensore scende a grande velocità. In pochi secondi superiamo il piano 0. L'ascensore si ferma al piano -24. Le porte si aprono. Un corridoio bianco ci separa da una porta. Le pareti laterali del corridoio sono di vetro.

- Andiamo, devi scoprire alcune cose. Questo corridoio lo chiamo <Il corridoio della morte>.

- Perché capo?

- Dammi del tu Blake

- Perché David?

- Abbiamo un elevato sistema di sicurezza, e nulla può uscire da questa struttura. Appena succede qualcosa, dalle partono dei laser e tagliano qualsiasi cosa. Hai presente il disastro biologico del 2007?

Reazione a catenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora