#5 - Laboratorio di Blake

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La busta contiene informazioni essenziali per me e una card. Saluto la dottoressa e mi dirigo verso l'ascensore. Premo il pulsante. Le porte si aprono. Entro e tengo premuto 6. Dopo 5 secondi la luce diventa rossa. Passo la tessera attraverso il lettore e metto uso il pollice per fare la verifica d'identità. L'ascensore scende ulteriormente. Quando si aprono le porte, mi ritrovo molte persone attaccate a strumenti di analisi, come microscopi o altri. Vedo venirmi incontro una bambina di forse 7 anni.

- Ciao, io sono Alice e sono tua amica.

- Ciao, io sono.. – mi interrompe

- So chi sei. Vieni, ti mostro il tuo laboratorio – Mi risponde lei

- Va bene – e la seguo

Alice mi porta in una stanza grande, molto più grande dell'ufficio di David Jonson. La stanza è divisa in due parti. A destra c'è un pc, una macchina da scrivere molto vecchia con vicino un piccolo specchio rivolto verso essa, un mobile e alcuni scaffali pieni di libri. Questa parte è molto decorata e lo stile è ottocentesco. Le pareti sono di color ciliegio, mentre i mobili in ciliegio rosso. La parte sinistra, al contrario, è un laboratorio medico. C'è un lettino, alcuni strumenti particolari che non conosco.

- Cosa dovrei fare io qui Alice? – chiedo alla bambina

- Devi occuparti di Annabeth e degli altri casi

- Va bene, ma tu sei umana?

La bambina scompare.

- Sono un ologramma Blake, sono il sistema di tutta l'azienda. Se hai bisogno di qualcosa, basta che mi chiami.

Analizzo in maniera dettagliata il laboratorio. Non ho conoscenze mediche, sia chiaro. Ho studiato lingue all'università di Roma Capitale. Più che un laboratorio, è un misto tra laboratorio e sala operatoria. Osservo attentamente tutti i strumenti e dispositivi che ci sono. Guardo nell'angolo e trovo una dispositivo a forma di sedia. Era piena di sensori. Accanto alla strana sedia, c'è una macchina capace di interfacciare l'individuo con la rete, credo, almeno così era in quel famoso videogame del 2004. "Quella è la culla Blake, serve a collegare il corpo umano alla rete internet" dice Alice. 'Una culla, eh? Chissà a cosa potrà mai tornarmi utile' penso tra me e me. Non ci faccio subito caso del fatto che la mia idea sul videogame fosse giusta. Mi dirigo verso la parte elegante della stanza. La macchina da scrivere è accanto alla parete, idem il piccolo specchi. Inizio a guardare alcuni i libri che ci sono. 'Mein Kampf... La psicologia ortodossa.. Mio dio ma qua c'è di tutto e di più. A partire da libri politici fino a libri psicologici' pensai tra me e me. Continuai a leggere i titoli. Mi stavo spaventando. C'erano libri di come eseguire le torture e come riportare in vita le persone. Guardo il pc. Sembra spento. Mi siedo sulla sedia in pelle. Il pc si accende e mi mostra il caso "Annabeth". Inizio a leggere tutto. Più leggo più mi spavento. Stampo l'intero fascicolo e lo metto nella mia valigetta.

- Alice chiama il dottor Faust – Urlo

- Non posso, è in coma – risponde lei

- Allora chi si occupa di Annabeth? – Chiedo innervosito

- Stanza 54, vai a vedere.

Esco dal mio studio, numero 10. Appena uscito dal laboratorio, giro a sinistra e seguo le vetrate dei laboratori. Osservo che solo pochi laboratori hanno pareti in legno, come il mio. I numeri dall'1 al 10 sono laboratori privati, dall'11 al 40 laboratori con vetri trasparenti, dal 41 al 60 il cartellino cita 'Laboratorio di Ricerca Sperimentale' e dal 61 al 90 l'etichetta era bianca. Mi dirigo verso la stanza indicatami da Alice, numero 54. Sono difronte alla porta. Il cartellino cita 'Camera 54 – Annabeth Case'. Caso Annabeth? La sua morte è stata programmata? Non è mai morta? È una bufala? Ahahah mha si dai, chiamiamo anche Torchwood e la Squadra X, no? La follia mi dà alla testa.

Tutte le mie domande avranno risposta quandoattraverserò la porta.. 

Reazione a catenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora