Capitolo 5.

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Passarono secondi, minuti, ore e giorni finché arrivò il dieci aprile dello stesso anno, quello fu uno dei giorni più brutti della mia vita, poiché quel giorni venni ricoverata in ospedale, sempre per lo stesso atroce dolore al fianco destro.. ebbene sì stavo per essere ricoverata di appendicite e se non mi avessero operata d'urgenza avrebbero peggiorato tutte cose.. ricordo ancora che quel giorno diedi la colpa alle ciliegie per quel dolore, ma non capii che era un'insieme di tutto ciò che mangiavo che mi fece stare male. Quando arrivò il mio turno per essere controllata dai dottori e mi misero sul lettino con la flebo, cominciai a piangere sentendo il dottore parlare con mia madre e dire 'Signora, sua figlia deve rimanere qui, dovrà essere operata d'urgenza per appendicite'.. mi crollò il mondo addosso, il mio primo intervento, avevo bisogno di lui e cominciai a singhiozzare più forte. Non mi calmai finché non toccai il suo bracciale, chiusi gli occhi,  vidi il suo sorriso e sentì la sua voce sussurrarmi 'andrà tutto bene, ci sono io con te' , ma capì ben presto che era solo frutto della mia memoria, ma riuscì, nonostante tutto, a calmarmi. Verso le dieci di sera mi portarono in camera, misi il telefono sotto carica e comunicai a Marco che il giorno dopo mi avrebbero operata e di avvertire lui stesso i professori che il giorno dopo non sarei potuta andare a scuola e che per qualche giorno sarei rimasta ricoverata in ospedale e poi a casa pervia dell'intervento. Dopo aver parlato un po' e aver cercato di convincerlo a venirmi a trovare per passare un po' di tempo insieme, mi addormentai, stanchissima per la giornata passata in ospedale, ma non riuscii a dormire moltissimo, infatti verso le sette del giorno dopo ero già sveglia e pimpante. Dopo essermi svegliata e aver visto tutti i pazienti mangiare, tranne me, mi venne fame, ma non potevo toccare nulla da mangiare e allora mi ributtai a letto con la flebo sempre attaccata al mio povero braccio sinistro, che urlava dal dolore. Verso le dodici mi misero sulla sedia a rotelle e cominciammo a girare per l'ospedale per fare gli ultimi accertamenti prima dell'intervento. Verso le due e mezza già ero vestita e pronta per entrare in sala operatoria, ma non calcolai che mezz'ora dopo, dopo esser entrata in sala e aver cambiato la flebo e averla messa nella mano sinistra urlando dal dolore, cominciai a piangere e a pensare a Marco. Appena uscita da quel manicomio, ero intrattabile, volevo che quel dolore finisse e con l'anestesia non migliorava il tutto, poiché passai la prima ora a lamentarmi e subito dopo, finalmente riuscì ad addormentarmi. I giorni seguenti Marco, Mirko e gli altri mi vennero a trovare, dopo alcuni litigi con Marco per colpa di un mio amico, capendo che non era il momento per farmi stare ancora male, essendo che ancora non venivo liberata da quel carcere, decidemmo di lasciare stare. Passarono i giorni e tornai a scuola, tutti mi accolsero calorosamente e io ne fui molto felice, gli ultimi giorni di scuola stava con il fiato sul collo e sistemavamo le ultime cose per la tesina e per gli esami, che non facevano altro che causare ansia e paura, molta paura, in ognuno di noi. 

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