VOLDEMORT

79 9 1
                                    

Con la cicatrice ancora abbagliante, sentii odore di erba appena tagliata, e ne vedevo sparsa attorno ad una casetta di legno. Di nuovo di fronte alla casa dei Riddle. Qualcuno mi tirò di lato, dietro un albero, e mi mancò il fiato.

-Meglio non farci notare troppo- sussurrò Mason. –Quella è la casa di...

-Di Frank, il giardiniere, lo so.- Come se stessi guardando il film per la milionesima volta, cominciai a pregare mentalmente Frank di non uscire da quella porta, perchè sapevo già che avrebbe fatto una brutta fine. Vidi le luci del piano di sotto accendersi e Frank, zoppicando, affacciarsi dalla piccola finestra, con lo sguardo rivolto verso Casa Riddle, dalla quale provenivano strani bagliori. Frank, accasciato su un bastone da passeggio, si addentrò nella notte, diretto ad indagare all'interno della villa. I suoi passi facevano rumore di erba secca calpestata e davanti a lui teneva un torcia che proiettava un fascio di luce sul prato.

-Dovremmo seguirlo?- sussurrai, già spaventata dall'idea. Purtroppo era proprio quello che eravamo costretti a fare, per iniziare a cercare gli indizi sui nemici contro i quali ci saremmo dovuti scontrare prima o poi. Per sconfiggere il nemico bisogna prima conoscerlo.

-Voldemort è ancora debole, in questo momento, sarebbe meglio studiarlo più da vicino. Anche per capire se è davvero alleato con il Fabbro.- disse, gli occhi in tempesta. Come un gatto, riusciva a far emergere la luce dei suoi occhi anche al buio.

-Che cosa hai intenzione di fare? Irruzione nella stanza? Per capire se tuo padre è stato qui dovremmo pur parlare con qualcuno!- esclamai, balzando fuori dal nostro nascondiglio. La logica non mi era ancora chiara, probabilmente saremmo stati parte del "golden trio" di Harry Potter, partecipando alle gare della Coppa e contribuendo alla rinascita di Voldemort, così da potergli strappare qualche indizio.

-Sì, ma non con Lord Voldemort!-sibilò- E poi...- abbassò lo sguardo come se si vergognasse- non ho neanche una bacchetta...

-Stai scherzando.- affermai incredula. Non capivo se stesse ironizzando, oppure dicesse sul serio.

-Vieni- mi tirò per un braccio e ci intrufolammo attraverso l'ampio ingresso. All'interno la casa era ancora più inquietante. Uno spesso strato di polvere ricopriva il marmo, così ci ritrovammo a seguire le impronte di Frank che arrivavano fino alle scale che portavano al piano di sopra. La preoccupazione cominciò a farmi tremare le mani e farmi battere forte il cuore. Sentivo il rumore dei battiti nelle orecchie e il respiro corto che disperdeva nuvole bianche anche dentro casa. Mason mi guardò rassicurante e insieme percorremmo le scale, attenti a non fare il minimo rumore, nonostante i gradini scricchiolassero ad ogni folata di vento.

Frank era lì, di fronte a noi, ma era come se non ci vedesse, perchè le cicatrici creavano come una specie di specchio, un buco nero, dietro il quale eravamo nascosti noi. Si sentiva vociferare in fondo al corridoio, e dalla porta dalla quale proveniva, si intravedeva una luce intermittente che disegnava una lunga lama d'oro sul pavimento scuro. Frank avanzò ancora di più, origliando la conversazione tra Voldemort, Codaliscia e i suoi seguaci; io e Mason ci appostammo dietro le sue spalle e la voce gracchiante di Voldemort, ancora delle dimensioni di un neonato, spiccava tra le altre:

-Avremmo potuto modificarle la memoria? Ma gli Incantesimi di Memoria possono essere infranti da un mago potente, come ho dimostrato quando l'ho interrogata. Sarebbe stato un insulto alla sua memoria non usare le informazioni che le ho esorto, Codaliscia.- la voce era melliflua, lenta, e ogni tanto intervallava una parola e l'altra con un ansimante sospiro, proprio come me l'ero immaginata mentre la leggevo su carta. Frank, davanti a noi, sembrava allarmato, e il bastone continuava a scivolargli di mano, scosso dalla conversazione appena sentita. Continuava a rigirarsi l'impugnatura del bastone nelle mani, madide di sudore, paralizzato dal terrore.

-Un'altra maledizione...il mio fedele servo a Hogwarts...Harry Potter è praticamente già mio, Codaliscia. E' deciso. Non ci saranno altre discussioni...-

Accanto a me sentii Mason irrigidirsi e soffocare un urlo di terrore. Mi girai lentamente e poi la vidi: Nagini. A quanto pare Mason aveva sviluppato una specie di fobia per i serpenti, perchè se ne stava lì., con gli occhi spalancati, i capelli attaccati alla fronte sudata e i pugni serrati lungo i fianchi.

Il fruscio del corpo di Nagini al contatto con la polvere del pavimento descriveva le dimensioni del serpente, lungo almeno quattro metri. Nel buio spiccavano solo i due brillanti occhi rossi, sempre più vicini. Il battito che risuonava nelle orecchie si fece sempre più incessante, e Mason sempre più rigido. Lo strattonai di lato, appiattendolo contro il muro dello stretto corridoio, gli strinsi la mano, e le cicatrici si illuminarono abbastanza da nasconderci entrambi.

-Sta... calmo- ansimai, col petto che si alzava e si abbassava velocemente. La borsa continuava a scivolargli dalla spalla, come se il suo peso fosse diventato improvvisamente insostenibile. Il viso imperlato di sudore.

-Non ci riesco...quel coso...striscia...- sibilò. Le sue pupille dilatate lasciavano poco spazio all'iride color ghiaccio, dandogli un aspetto folle. Lo tirai giù, e sgattaiolammo dietro una parete, seguendo il solco lasciato da Nagini sulla polvere.

-Voltati e guardami in faccia da uomo, coraggio!- sentimmo sfuriare Frank contro la porta semi aperta.

-Certo che ce ne sono di stupidi in giro...- commentai a bassa voce.

La porta si aprì lentamente e da lì ne spuntò una poltrona di velluto, rattoppata e strappata in alcuni punti, un essere informe se ne stava raggrinzito sul sedile.

Frank fece cadere il bastone e lanciò un urlo di terrore soffocato da un lampo di luce verde e dal tonfo secco di un uomo che cade atterra, già morto. Poi Nagini sibilò lievemente, alzò la testa verso di noi, come se ci potesse vedere e lo scenario cambiò di nuovo, catapultandoci in una stanza non perfettamente in ordine.

-Oh Dio!- mi scappò un gridolino poco coraggioso, tappato subito dalla mia mano, per non svegliare il ragazzo che dormiva nel letto accanto alla porta della stanza.

-Wow!- esclamò Mason-certo che vederlo da vicino è tutta un'altra cosa!- sussurrò eccitato.

-Dici che dovremmo svegliarlo?-il mio sguardo incredulo percorreva tutta la stanza, da Harry con il respiro affannoso sul letto, intento a sognare quello che noi avevamo appena vissuto, ai libri di Quidditch sparsi sul pavimento, alla scrivania, dove era appostata la gabbia vuota di Edvige. Ai piedi del letto era aperto un grande baule pieno di "robaccia magica" come l'avrebbero definita i Dursley.

Mi avvicinai cauta e pescai uno dei tanti libri di incantesimi usati all'interno di Hogwarts. Sfogliai le pagine, una ad una. Ogni foglio di pergamena presentava un'immagine animata, di giovani streghe o maghi intenti ad armeggiare con bacchette e pozioni. Gli argomenti variavano, studiando ogni punto di vista della magia, dagli effetti collaterali alle ripercussioni sull'economia; la voce di Mason mi risvegliò dai miei pensieri.

-Scusa Hermione ma sai, avremmo da fare...- sussurrò, con un sorriso che gli fece brillare gli occhi. Aveva dei denti perfetti, e le labbra affilate attorno alle quali comparivano le rughe di chi ride sempre o al massimo sorride scaltro, come di solito faceva lui.

-Hai ragione. Lo svegliamo o restiamo qui a "guardarlo mentre dorme"?- dissi, copiando una battuta di Twilight.

-Non è il momento di citare Edward Cullen.-disse, incrociando le braccia al petto- Io direi di nasconderci fino a quando Harry non...

-Chi è là?- esclamò Harry ancora assonnato. Sbarrai gli occhi e balzai subito di lato, dietro il grosso armadio di legno, insieme a Mason. Sgranai gli occhi e sbirciai dietro lo sportello: Harry continuava a strofinarsi la cicatrice sulla fronte, diventata ormai un suo simbolo, e io lo osservavo, con tanto d'occhi, senza poterci credere. Era sostanzialmente impossibile, ma eravamo proprio lì, nella sua camera di Privet Drive, nascosti dietro il suo armadio.

 Harry si alzò e andò alla scrivania, stese un foglio di pergamena sul legno e intinse la penna nell'inchiostro: una lettera al patrigno Sirius.

 Il sole non era ancora sorto quando io e Mason arrivammo, ma dopo una buona mezz'ora, Harry si alzò dalla sedia, arrotolò il foglio di pergamena e lo mise accanto alla gabbia di Edvige, aspettando il suo ritorno, per la consegna. Harry abbandonò la stanza chiudendo la porta e scese le scale, sentendo parlottare al piano di sotto.

Inside the book (interrotta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora