Capitolo 51

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Scusate per l'enorme ritardo, gli esami mi hanno tenuto indaffarata per un po e ho perso totalmente il filo della storia  ;(. Spero il capitolo vi piaccia.

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Harry non riesce a fare altro che prendere qualsiasi cosa gli capiti sott'occhio e buttarla nella valigia che sua madre gli aveva preparato. Passeranno pochi giorni a Doncaster per il lavoro che Gemma vuole avere a tutti i costi, ha sempre sognato fare l'avvocato e adesso che gli si presenta una possibilità come questa non vuole farsela scappare.
«Harry, avanti manchi solo tu!» Anne prende le ultime cose controllando meglio che nessuno dei suoi figli abbia dimenticato qualcosa mentre sua figlia ripeteva il famoso "discorso" persuasivo che avrebbe dovuto fare a quello che sarebbe stato il suo datore di lavoro.
«Tesoro, avanti, smettila di guardare il telefono e sali in macchina.» il riccio alza lo sguardo a sua madre decidendo di accontentarla finalmente e posare il cellulare nella tasca mentre porta la valigia nell'auto. Louis non si è fatto sentire per tutta la mattinata e dire che ci sta male è un eufemismo, ma cerca di pensare solo e unicamente al fatto che poche ore e finalmente avrebbe visto il ragazzo che ama e con cui scrive da mesi. D'altro canto il ragazzino di piccola statura e gli occhi di un colore indescrivibile sta lavando i suoi capelli per quella che può essere la decima volta. «Calmo Louis, calmo.» Fa dei respiri profondi strofinando l'asciugamano su i capelli per poi azionare velocemente il fono ringraziando il cielo che la sua famiglia non è in casa per ascoltare tutto quel frastuono e maledirlo in tutte le lingue esistenti. Se pur i capelli, ormai abbastanza asciutti, non vogliono stare al loro posto si muove in tutta velocità nella sua camera per cercare qualcosa di decente da mettere escludendo qualsiasi opzione li capitasse fra le mani.
«Nah, troppo semplice.» Butta le centinaia di maglie, felpe, maglioni sul letto ritenendoli troppo poco per un incontro con il ragazzo per il quale...beh, ormai provava sentimenti molto forti. «Okay, è qui Mamma.» Harry invece non smette di muoversi nell'auto della madre e la cosa diventa ancora peggiore quando il luogo in cui avrebbe incontrato Louis ormai è a pochi chilometri.
«Gemma, chiamami quando finisci l'incontro...voglio passare del tempo con la mia bambina.» Anne sembra felice, davvero molto. Sua figlia avrebbe finalmente potuto trovare il lavoro che lei tanto sogna e per il quale ha studiato e sudato tanto tempo. «Mamma non sono una bambina, ma ti chiamo comunque.» La maggiore sembra non volere proprio smettere di tremare sul suo sedile quando ormai l'auto è ferma davanti l'edificio che probabilmente gli avrebbe dato la possibilità di avere un futuro, quel futuro che lei vuole da quando era una bambina. «Si okay, molto commovente. Gemma vai a fare quel dannato incontro e tu, mamma, metti in moto.» Il riccio bofonchia, allungandosi verso il posto del guidatore dai sedili posteriori spintonando poco delicatamente la sorella fuori la macchina che sembra ascoltarlo, che dio sia ringraziato. «Seh, ciao Mamma, e Harry, voglio una foto di quello che sicuramente sarà un bocconcino.» Ridacchia facendo annegare nella gelosia il povero Harry che però, annuisce velocemente inaugurandoli la buona fortuna insieme alla madre che chiude il suo sportello e va dritta verso le coordinate che Harry è intento a darli leggendo il piccolo indirizzo che Louis gli aveva mandato il giorno prima. «Sembra essere qui, Haz.» Harry scatta sull'attenti aprendo lo sportello per guardarsi attorno trovandosi davanti gli occhi una piccola casa, color corallo. È adorabile...come lo è il ragazzo che spera ci vivesse all'interno. «Tomlison, Tomlison, Tomlison.» Mormora fra se e se facendo viaggiare il dito tremante sul citofono in argento riuscendo ad intravedere quel cognome, quel fottuto cognome che crede di aver pregato Dio per sperare che sia presente, premendo il piccolo bottoncino senza pensare ad altro. Louis, in quel momento, sente un groppo salire in gola e il cuore prendere a battere in modo innaturale, girando poco il capo verso la porta...e se è lui? E se è Harry?
«Si!» Riesce solo a dire andando a grossi falcate verso la porta, dandosi ovviamente, prima qualche occhiata nello schermo nero del televisore per controllare che sia tutto a posto, la felpa grigia gli calza a pennello e per questo deve ringraziare solo sua madre che gliel'ha comparata qualche mese fa. Gli skinny sono perfetti e stringono nei punti giusti, non si è mai fatto tanti problemi sul cosa indossasse o se stesse bene per conquistare qualcuno, perché proprio adesso? Intanto il citofono continua a suonare lasciando Harry abbastanza confuso del perché nessuno gli stia aprendo, è sicuro di aver sentito la voce di Louis attraverso quella porta! «Tutto bene, Amore? » Anne sembra addirittura più preoccupata di suo figlio, preoccupata più che altro dei sentimenti di Harry. Non vuole vederlo soffrire, vedere i suoi sentimenti essere presi in giro e teme molto per questo, Harry non è una persona che si affeziona facilmente ma lo vede dal modo in cui i suoi occhi si illuminano quando gli parla di quel famoso Louis, di quando apriva la porta per avvertire suo figlio che la cena fosse pronta e lo trovava sorridere a quello schermo sicura di con chi stesse parlando...il suo bambino è così felice e non vuole che quello sia stato tutto in imbroglio. E Harry si sente un po così quando la porta ancora non si apre, si sente imbrogliato dal ragazzo per il quale ha perso la testa. «Si...tutto, umh, tutto bene.» Fa retro front per ritornare in auto quando Louis finalmente decide di affrontare le sue insicurezze, capelli in ordine o meno apre quella porta trovando una famigliare figura di spalle. «Harry?» mormora lasciandosi scappare il nome melodico del riccio, che sembra sentire il cuore perdere un battito. Si gira velocemente incontrando due occhi di un colore raro, e magnifico proprio come è il proprietario di quei due gioielli.
«Louis..»

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