CAPITOLO 11

109 11 2
                                    

Black
Quando entrai nella stanza, dopo che mia cugina era uscita entrai di nascosto, lei dormiva ancora.
Mi sedetti vicino a lei.
Era stupenda, i morbidi capelli neri come la pece erano sparsi sul cuscino, le sue labbra rosee erano socchiuse e facevano uscire un fievole respiro che si alternava con l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto e i suoi occhi, i suoi occhi erano unici sia da aperti che da chiusi... erano indescrivibili a parole.
Non mi perdonerei mai de tu non ti svegliassi più dal coma,
lo dissi ad alta voce anche se non me ne resi conto subito, una calda lacrima scendeva dal mio occhio, sulla guancia, contornava l'angolo della bocca e, infine scendeva sulla mascella e cadeva sul materasso.
Era la prima volta che piangevo, dopo tanto tempo, per una persona.
la sedia su cui ero seduto ormai da settimane, era sotto una finestra semi-aperta, alla mia destra c'era il letto dove dormiva Riley, in fondo alla stanza a desta c'era un bagno munito di doccia water e lavabo, mentre, a sinistra della porta, c'era un piccolo armadio, dove avevamo riposto i suoi vestiti anche se rotti, il suo cellulare, che si era salvato non si sa bene come, le chiavi di casa e il portafoglo.
In quel momento, Riley, indossava dei leggins di mia sorella, Savannah, e una mia felpa molto larga e senza cerniera.
Prima di entrare avevo incontrato il suo medico un licantropo normale, se così si può definire un licantropo, che mi aveva detto che si sarebbe potuta svegliare a momenti, poiché il suo battito cardiaco è aumentato e le ferite non sanguinano più molto, ciò vuole significare che è abbastanza in forze da curarsi la ferita sulla nuca, ma la costola era ancora rotta.
presi le sue mani con delicatezza, erano morbide e abbastanza curate, sul polso sinistro c'era un bracciale era fatto di oro bianco, ne ero abbastanza sicuro, lo presi senza sfilarglielo dal polso e con mio grande stupore c'era una frase incisa nel retro del bracciale.      "ti auguro di avere la forza necessaria per affrontare qualsiasi cosa succeda".
mentre leggevo quella frase mi accorsi che si stava iniziando a muovere e respirava più affannosamente, lei aprii quei suoi occhi azzurri e limpidi.
Mi guardò con fare molto sconcertato, ma poi parlo quasi come un sussurro, e disse il mio nome.
io la calmai con parole dolci, era molto agitata.
R:"Dove sono? Perché sono qui? Io non posso stare qui sono un pericolo!- io la guardai confuso - fammi uscire!"

Riley
Io me ne volevo andare da lì, ero seriamente un pericolo per loro.
ovviamente mi dispiaceva, aveva fatto tanto per me.
Appunto per questo non lo potevo mettere in pericolo, metterli tutti in pericolo.
Visto che mi sentivo già più forte di prima, anche se non avevo mangiato e questo di sicuro non aiutava, sistemai la costola rotta meglio che potei.
Probabilmente lui non aveva mai visto un processo di guarigione effettuato da una meticcia, era una cosa particolarmente strana e affascinante, consisteva in un turbinio di scintille colorate , in base al tipo di ferita (es: arma da fuoco, arancione osso rotto: blu elettrico ....) sulla zona lesionata e il tutto accadeva in circa due secondi.
In poche parole le scintille arrivavano, guarivano, sparivano.
Semplice a dirsi difficile a farsi.
In ogni caso ero riuscita a curarmi nel miglior modo possibile.
Black mi stava ancora guardando con una faccia sbalordita.
Ma non fece in tempo a dire niente che io avevo già sussurrato uno scusa veloce ed mi ero buttata dalla finestra, eravamo al primo piano e questo mi diede tempo di trasformarmi in un aquila, quando arrivai planando a pochi centimetri da terra, mi trasformai con un gran balzo in un giaguaro, per quanto andassi veloce notai che ero in un villaggio, c'erano adulti e bambini, donne e uomini, che mi guardavano tutti con la stessa faccia, un misto tra paura, curiosità e...



odio

vita da ibridoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora