Capitolo 4

18 3 1
                                    

CAMILLA POV'S

Non so esattamente dove mi trovavo,ero sicura di essere in condizioni pietose e di puzzare,però non riuscivo ad alzarmi,non ne avevo le forze ero stanca avrò avuto gli occhi lucidi e rossi,me ne accorgevo dal trucco sbavato che me li bruciava, chissà com'ero finita così, inizialmente era tutto più facile, il ritmo era sempre lo stesso: alcol feste e casa.
Ma così non fu per molto, dato che non abitavo neanche a casa mia, se ricordo bene la mia casa era grande, bella,un sacco di quadri che raffiguravano me e mio fratello. Ricordo ancora quando dovette partire per Londra, iniziai a piangere come una bambina supplicandolo di restare, mi misi anche in ginocchio, ma non funzionò.
Ora che ci penso è tutto molto buffo, ERA tutto molto buffo,ero diversa, dire che oggi sono una persona migliore o indipendente non mi aiuta, non ci si può sentire liberi quando si ha una gabbia dentro.
Chissà se la mia famiglia è in pensiero per me, chissà se l'hanno già detto alla nonna e mio fratello, mi dispiace per loro, ma non potevo più subire ciò che succedeva in quella casa, ogni giorno urla, litigi, pianti, non ne potevo più, non potevo più sopportare quel casino, stavo soffrendo troppo dopo la morte di nonno, era come un secondo padre per me, il mio eroe, quello che mi faceva smettere di piangere e mi dedicava tutte le sue attenzioni, quello che mi comprava l'uovo kinder per vedere il mio sorriso allargarsi quando in realtà si allargava ne vedere i piccoli, ma grandi gesti che faceva quell'uomo per sua nipote. Ed ora sto qui a guardarmi il polso pieno di lividi, cicatrici e tagli.
Usavo l'autolesionismo come sfogo, ma non aiutava molto, solo Giulia sa come mi sentivo e tutto ciò che passavo, ma in questo periodo lei doveva risolvere i suoi problemi, Federico era un bravo ragazzo, con buone intenzioni,però non volevo facesse soffrire la mia migliore amica e sono sicura che se Giulia mi avesse vista in questo stato avrebbe sofferto ancora di più dandosi la colpa ed io non avrei sopportato di vederla in quel modo, neanche la sua vita era la più perfetta, però se la cavava -non sempre- con me, sempre fianco, l'una all'altra.
Un brivido mi percorse la schiena e quando mi girai vidi due occhi neri come la pece, Luca era lì, che mi guardava con occhi spalancati,notando il mio aspetto. In questo periodo ho esagerato il fumo l'alcol e le feste si sono trasformate in droghe, stupefacenti e sesso, mi stavo rovinando, ma in quel momento non mi interessava. Dovevo dimenticare. Dovevo portare la testa da un'altra parte e così feci. Stavo per parlare, ma mi uscì solo un mugugno e un sorriso forzato, prima di chiudere gli occhi e non capire più niente vedendo solo il nero.

FEDERICO POV'S

"Ciao" scrissi a Giulia che in questo momento era online -chissà con chi messaggiava- dovevo risolvere con lei,non avrei resistito un altro secondo senza lei.
Appena lesse il messaggio mi salì un dolore allo stomaco che si trasformò in uno piacevole con il suo : "Mi dispiace. So di essere stronza, acida, nervosa, isterica, lunatica, bipolare o tutte quelle cazzate, ma sono state le settimane più brutte della mia vita, mi sentivo vuota, un vuoto che solo tu riesci a colmare." Mille farfalle iniziarono a volare al mio interno e quel messaggio, solo quel messaggio riuscì a farmi venire un'erezione che portò a cambiarmi le mutande due volte, decidendo la terza di non metterle.
"Ho sbagliato non dovevo comportarmi così, sì tu sei stronza,ma io sono un coglione e mi dispiace tanto" le risposi "Quindi pace?" "Pace" le risposi formando un sorriso a trentadue denti, che non avrebbe mai visto.

CAMILLA POV'S

Wow. Tutto stava dentro quella parola, wow perché lui lo è, wow perché se l'avessi cercato o mi avesse cercata prima avrei evitato di farmi paranoie assurde o film mentali di lui con altre ragazze. Di lui con altre ragazze. Quella frase mi stava rimbombando in testa, dal cervello al cuore, fino allo stomaco, che si sentì male solo a sentire pronunciare quelle parole, ma a me non doveva importare non stavamo insieme, non sapevo neanche se gli piacevo, era libero di fare c'ho che voleva, ma quello che sentivo io era forte, troppo forte, che sarei subito crollata, ed io se crollo mi rialzo -con l'aiuto di qualcuno- ma ho imparato che ormai era lui a gestire le mie emozioni ed io non potevo farci nulla.
I miei pensieri (che io amavo chiamare riflessioni) vennero bloccati da una chiamata insolita.
Era della madre di Camilla -strano- "G-Giù?" sentii tra un singhiozzo e l'altro,non capivo cosa fosse successo quando le mie orecchie udirono un "portiamola in sala di rianimazione" che lì, solo un quel preciso momento capii che si trattava di Camilla, non poteva essere, lei era troppo brava per queste cose, anche se nell'ultimo periodo si era un po' lasciata andare questo era troppo.
Chiusi la chiamata non badando della mia maleducazione in questo momento e corsi fuori dalla stanza per raggiungere il portone, non badai neanche delle urla dei miei genitori che mi chiamavano per capire dove andavo, ma in quell'istante non pensavo ad altro che alla mia migliore amica, aveva bisogno di me ed io non c'ero, era tutta colpa mia. Sono una stronza, mi dovrebbero fare una statua in onore della "stronzaggine in persona" perché è questo che sono.Pensavo solo a me in quel periodo, Federico e tutti i casini.
Quando arrivai nell'ospedale chiesi ad un infermiera le informazioni necessarie ed appena arrivai al secondo piano intravidi il volto della madre pieno di lacrime,quasi quanto il mio, aspetta. Stavo piangendo?Non me n'ero nemmeno accorta, troppo presa da ciò che stava succedendo, le lacrime mi rigavano il volto ed io iniziai a sentire un altro vuoto, diverso da quello che avevo provato con Federico.
Salutai la madre e mi precipitai in quella stanza, indecisa se entrare o meno, non sapevo nemmeno se potevo entrare, io volevo vedere la mia migliore amica e così feci, appena aprii quella dannata porta non capii più niente, quella non poteva essere la ragazza che avevo conosciuto ad undici anni, quella con cui ho passato estati, autunni, primavere e inverni, quella era un'altra persona, non poteva essere lei.
Mi avvicinai lentamente e solo quando scopiai in lacrime notai che aveva un sorriso dolce -come quando era bambina- inciso sul viso e sopra un comodino una bustina che non esitaii a leggere, mi asciugaii le lacrime e l'aprii.
"Sai non mi aspettavo tutto questo.
Ti ricordi quando eravamo bambine? Quando ti dicevo tutto e tu anche se litigavamo non dicevi nulla? Beh sai io ti ho sempre apprezzata per questo. Perchè nonostante tutto tu sei sempre stata accanto a me, niente è stato abbastanza forte da fermarci. Perchè noi ormai siamo diventate una cosa sola, solo che ora la cosa sola si sta sciogliendo, sta dando la possibilità ad una di continuare ed all'altra di fermarsi, ma ti prometto che tornerò, non ti lascio sola, non l'ho mai fatto e mai lo farò.
Adesso però promettimi una cosa...promettimi che qualunque cosa accada sarai sempre al mio fianco, sono consapevole delle conseguenze, ma ora o mai più ed io ho scelto di farlo ora.
Questo bigliettino probabilmente lo leggerai quandò starò già in astinenza. Ma ricordati «IO con TE. TU con ME sempre e comunque.
Ti voglio bene Cami❤"
Le guance rosse, il volte rigato dalle lacrime e lei che sta qui con me, ma non mi guarda, non può farlo, mi basterebbe solo un suo sguardo, un suo sorriso, un suo abbraccio e tutta questa tortura finirebbe, ora. Chiusi gli occhi per un secondo, lasciando scendere delicatamente le lacrime e riaprendoli per osservare noi due, insieme, ancora, per un momento, un momento che non durerà a lungo.

DistanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora