Prologo

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Macallé, Regione dei Tigrè, Etiopia

Macallé, Regione dei Tigrè, Etiopia

Il suono dei tamburi andava a mischiarsi con l'aria afosa di quel pomeriggio. Le tende sottili che separavano la zona del pasto con il resto del cortile, traballavano al ritmo di un vento altrettanto delicato che allietava gli ospiti di un po' di frescura. Le danzatrici intrattenevano le genti con i loro movimenti sensuali, muovendo il bacino e un velo che avevano tra le mani, oltre al titillare delle monete appese alla vita. Non era la prima festa del palazzo ma quella doveva essere memorabile. Secondo gli esperti, la luna piena sarebbe sorta quella sera sul deserto e sopra le loro teste, come una benedizione facoltativa che andava ad aggiungersi a quella del sovrano.

Amonasro, da dov'era seduto, osservava la gente, la sua gente, divertirsi in quel intrattenimento che aveva organizzato la sua fedele Kamìla per quel giorno speciale. Lì, dove iniziava la musica e le risate, la guerra e gli atti di conquista trovavano la loro pace. Quella sera non aveva tempo di discorsi politici, solo di gioia. Esattamente quindici anni fa, la sua compianta regina, aveva dato alla luce quella che sarebbe stata la sua unica erede che ora, vestita di un abito dorato, che le fasciava il seno e le gambe, lasciando scoperta parte della pelle come la pancia piatta. Una lunga e ampia collana da i colori vivaci dal turchese, al giallo e rosso, adornava il suo luminoso collo. Con una parrucca nera, decorata da retine doro, sedeva al posto d'onore. Ogni sguardo non era che per lei. Per la pietra più preziosa del suo palazzo. Ma oltre alla preziosità che emanava, quel giorno più di tutti, era anche una pietra che facilmente scivolava dalle mani e che, cadendo a terra, aveva il potere di non frantumarsi ma di sprigionare ancora più bellezza. Selvaggia e indomabile come le terre che l'avevano vista crescere, così era descritta dalla sua gente che mai aveva avuto da ridire circa i modi educati con la quale Kamìla l'aveva cresciuta come se fosse nata dal suo ventre.

Il sovrano d'Etiopia osservò la figlia ridere in compagnia di alcuni suoi soldati, che festosi partecipavano alla festa.

I servi servirono pane in abbondanza e cereali. Le zuppe di verdura avevano già allietato gli stomaci degli ospiti e si godevano la visione delle danzatrici, oltre la bellezza delle donne dell'harem del sovrano. La sua favorita, Kamìla, sedeva al suo fianco e sebbene avesse ormai una tarda età, la beltà e la gentilezza non l'avevano mai scalfita. Era la sua regina, ma anche la padrona della casa e supervisore dell'harem. Un regno a parte, molto differente dal suo, ma che comunque richiedeva costanza e impegno.

Alla sua destra vi era Amila, una giovane principessa straniera ancora inesperta degli usi della grande regione della quale era sovrano. Poteva avere all'incirca la stessa età di sua figlia e ciò scatenava irritazioni e gelosie nelle donne dell'harem, tranne che in Kamìla che si preoccupava di tenere a bada l'ira delle altre schiave dalla persona di Amila.

Alla regione d'Etiopia le belle donne non mancavano. Il Re, come tramite degli Dei in terra, ne era circondato.

Continuò ad osservare l'allegria che lo circondava, mettendosi in bocca un pezzo di pane e mandandolo giù per la sua gola, soffermandosi sulle danzatrici che mettevano a disposizione la loro sensualità tramite il corpo.

<< Mio Signore. >> Uno schiavo era a pochi centimetri da lui.

Amonasro gli fece cenno di avvicinarsi ed egli, un poco titubante, lo fece. Si chinò all'altezza dell'orecchio e vi sussurrò: << Un vostro soldato, Amal, vi aspetta nella sala del trono. >> Il Re osservò per un momento lo schiavo, pensoso. In effetti non aveva visto il suo fedele Amal per tutta la sera e si era preoccupato che avesse avuto un contrattempo che gli impediva di prender parte ai festeggiamenti.

Aida - La regina ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora