Atto I - Parte III

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C'erano voluti due mesi per preparare i soldati ad una delle battaglie più difficili di sempre. Altrettanto tempo c'era voluto per preparare le nuove reclute, in un intenso addestramento visionato dallo stesso Amal, che dal balcone di marmo del piano superiore della caserma, osservava i suoi uomini combattere tra loro. Alcuni si accasciavano a terra dopo neanche un'ora, altri reggevano, sopportavano, ma Amal era convinto che non erano consci di cosa avrebbero incontrato nell'inferno d'Egitto. Ed erano state le stesse parole del suo sovrano, quando aveva radunato la sua armata e aveva dato la notizia che in molti aspettavano: avrebbero marciato verso Menfi e avrebbero combattuto fino all'ultimo sangue, per riprendersi la loro principessa.

Nello sguardo di Amonasro, Amal vi aveva letto molte cose: paura, preoccupazione e un quarto di speranza di poter avere la meglio. L'anziano re aveva già conosciuto l'armata del Faraone e sapeva quanto abili fossero i soldati egiziani, rispetto ai suoi.

Il giovane Amal aveva potuto conoscere da vicino le preoccupazioni di un sovrano. L'aveva visto montare a cavallo, capitanando le file dei guerrieri, e l'aveva visto voltarsi più volte verso la grande balconata della sala del trono –che ridava sull'unica entrata del palazzo- e rivolgere uno sguardo speranzoso e amorevole nei confronti di Kamìla. In sua assenza avrebbe amministrato lei il palazzo, l'harem e avrebbe impartito ordine ai soldati rimasti per proteggere lei e le altre donne. Non sapeva quanto sarebbe durata quella guerra, neanche veramente cominciata.

Nello sconforto di aver smarrito la sua Aida e nell'angoscia di non poter rivedere mai più il suo re, Kamìla si cullò nel ricordo della sera precedente. Era stata l'ultima che aveva passato con lui. Ricordava i suoi baci, la sua bocca, le sue mani sul suo corpo privo dei veli e della tunica, rivestito di soli sospiri durante l'amplesso. L'aveva presa con un urgenza e bisogno, sentendo su di loro l'ombra e il sottofondo dei cavalli al galoppo sulla sabbia ardente. La stessa che adesso stava percorrendo il suo re per quella marcia.

Giunta la notte sul deserto, Amonasro ordinò ai suoi soldati di accamparsi vicino ad un'oasi, approfittandone per abbeverare i cavalli. Menfi era ancora lontana e ci sarebbero voluti ancora sei giorni prima di arrivare a destinazione.

Nella sua tenda, il re aveva posizionato su un tavolo una mappa strategica e circondato dai suoi soldati più fidati –tra i quali anche Amal- aveva appena posizionato la statua di un cavaliere, in miniatura di bronzo, dinanzi a quello che era il palazzo del Faraone.

<< Attaccare dalla porta principale è un suicidio di massa. Le guardie sono a centinaia e non ci lasceranno fare neanche due passi. >> Disse Amal, osservando lo sguardo furente del sovrano.

<< Allora cosa consigli di fare? >> Chiese di rimando quest'ultimo. Odiava chi lo contraddiceva, ancor di più se riconosceva che il suo interlocutore aveva ragione. Il Faraone poteva avere anche l'esercito più valoroso dell'Egitto, ma lui aveva il soldato più valoroso che aveva mai conosciuto. Ed era anche per quello che aveva acconsentito alle nozze. La sua parola restava immutabile, Amal avrebbe sposato Aida quando la guerra si sarebbe conclusa.

<< Mio Signore, agiremo dall'interno. >> Rispose, lanciando un'occhiata ad altri tre soldati che erano con loro. Poi riportò l'attenzione sulla cartina strategica, prendendo la statuetta di un carro. << Tre uomini si fingeranno semplici commercianti per rifornire le cucine del palazzo. Una volta all'interno, si divideranno e faranno sì che non ci siano guardie nella hall principale. A quel punto, apriranno la porta secondaria e da lì entreremo noi. Per evitare possibili allarmi da parte delle guardie, ci muoveremo di notte. Una volta entrati, ci divideremo ancora. Io con alcuni uomini andrò nell'harem e voi, sire, andrete al piano superiore, eliminerete le guardie e prenderete in ostaggio il Faraone. Intanto io cercherò Aida. >>

Aida - La regina ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora