tredici: la ricerca

311 40 26
                                    

Michael's P.O.V.

Anno 2016

Il giorno dopo il matrimonio

Il desiderio di ritrovare quel ragazzo era davvero forte. Forse avevo trovato davvero l'amore della mia vita e me lo stavo facendo scappare dalle mani.

Io e Ashton analizzamo le situazioni, alla ricerca di qualche indizio, ma niente che potesse aiutarci. Chiamammo la damigella d'onore con cui Ashton aveva flirtato. Era seduta vicino a lui, probabilmente erano conoscenti, ma a quanto pare la sua identità rimaneva sconosciuta.

Rimaneva solo una cosa da fare: chiamare Juliet.

"Non vorrai mica chiamare la sposa mentre è in viaggio per la luna di miele?" Effettivamente non era il momento adatto ma avevo l'assoluta necessità di scoprire chi era. Se avessi perso l'amore della mia vita, non me lo sarei mai perdonato. Presi il cellulare e cercai nella rubrica il nome della sposa. La chiamai e, dopo non appena due squilli, rispose.

"Pronto?"

"Ciao Juliet, sono Michael. Volevo dirti che ieri c'è stato un fantastico brindisi, un discorso toccante e una festa magnifica. Ieri sera ho conosciuto un ragazzo e volevo sap-" Non finii neanche di parlare che già mi stava parlando sopra.

"E dove lo trovi il coraggio di chiamarmi durante la luna di miele? Fino a 48 ore fa mi supplicavi di portare un tuo amico al matrimonio. Che fine ha fatto adesso?"

"È andata male." Dall'altra parte del telefono sentii che sospirava. Nessuno mi sopportava più, neanche io mi sopportavo più.

"Come si chiama? E' mio cugino obeso? Si, ha proprio degli occhi stupendi." Nathan non era obeso, però aveva gli occhi davvero stupendi."

"Si chiama Nathan, non mi ha detto il cognome."

"Sei fortunato. Ho imparato a memoria l'elenco degli invitati." Grazie a Dio, vidi la luce davanti a me. "Ma purtroppo per te non c'era nessun Nathan alla mia festa." La luce però fu coperta dalla Realtà. Io e Ashton stavamo ascoltando con il vivavoce. Il mondo mi crollò addosso. Cosa dovevo fare? "Posso fare altro?"

Lasciai il telefono ad Ashton e mi andai a sedere sul divano. Mi portai una mano tra i capelli e spostai il ciuffo indietro. Normalmente i miei capelli non erano il massimo, in quel momento volevano ribellarsi e scappare via dalla mia testa.

"Hey Juliet, sono Ashton. Volevo chiederti dove hai preso quella fantastica torta?" Stava rompendo le palle, lui e la sua stupida torta. Un pensiero di farlo soffocare con la torta iniziò a prendere forma nella mia testa.

"L'ho presa in centro. Un negozietto che si chiama Pasticceria Victoria." A sentire quel nome, una lampadina si accese sopra di me.

Victoria, Victor. Non mi voleva lasciare senza indizi, ecco perché insisteva così tanto con quel nome. Per una volta l'ossessione di Ashton per i dolci fu utile.

"Ashton, ho trovato Nathan." Dissi mentre mi alzavo velocemente e mi andai a cambiare. Ero pronto per andare a trovare il mio lui. Ashton staccò la telefonata e velocemente mi seguì. Chiamammo un taxi e impostammo il navigatore sul cellulare.

Non ci volle molto a raggiungere la pasticceria. L'insegna era luminosa e la vetrina esponeva una serie di torte decorate. In quel momento, l'ultimo ricordo della serata precedente, fece la sua comparsa.

Il giorno del matrimonio

Tutti se ne erano già andati, la sala da ballo era vuota. C'eravamo solo io e Nathan. La voglia dell'ultimo ballo però era irrefrenabile. Uno stereo era presente nella sala, così mi avvicinai, lo accesi e feci partire una canzone. Era un lento.

Gli feci segno di avvicinarsi a me. Misi le mie mani sui suoi fianchi, lui cinse il mio collo con le braccia e iniziammo a ondeggiare. Era davvero un momento stupendo.

"C'è una piccola falla nel nostro piano. Questa notte tornerò a casa con qualche ricordo stupendo e uno orribile: l'immagine di te che esci da qui." Dissi interrompendo quel silenzio che si era creato tra noi. Lui mi guardò negli occhi: i suoi si erano improvvisamente spenti di quella allegria di qualche secondo prima. Si allontanò da me e fece un piccolo sorrisetto.

"Chiudi gli occhi e conta fino a dieci." Non avevo intenzione di chiedere il perché. Chiusi gli occhi e feci quello che mi disse. Quando arrivai al dieci, riaprii gli occhi e la sala era vuota. Ero rimasto solo.

Il giorno dopo il matrimonio

Non l'avevo visto uscire e aveva fatto di tutto per non darmi quell'immagine orribile. Ma ora che ero lì, davanti alla pasticceria, non volevo rovinare quel ricordo.

"Porteremo con noi per sempre il ricordo di ieri notte. È perfetto e così deve essere. Ci sono tante cose brutte nella vita ma questo nostro ricordo non lo sarà mai. Sarà per sempre puro, incontaminato e stupendo. Se ora io entro, derubo sia me che lui di un momento favoloso."

"Okay Michael, sei molto poetico, ma il tassametro sta girando. Quindi ora alzi il culo, vai da lui e mi prendi una torta." Mi diede una spinta e mi buttò fuori dal taxi. Il negozio era là, davanti a me. Presi un lungo respiro e entrai.

Un ragazzo al fondo del negozio, dietro al bancone, stava decorando una torta. Si girò per darmi il benvenuto ma ormai quegli occhi erano diventati familiari, li conoscevo. Si riempirono di luce e un sorriso comparve sulle sue labbra. Lasciò andare ciò che stava facendo, fece il giro per superare il bancone e si avvicinò a me.

"Sei arrivato." Disse poco prima di prendere il mio viso tra le mani. Subito dopo le nostre labbra si scontrarono e avrei giurato che non mi ero mai sentito così felice.

☆★☆★☆★☆★☆

ECCO COME MICHAEL FINALMENTE CHE HA UN PO' DI FORTUNA

Cosa ne pensate di questo capitolo? Fatemi sapere lasciando qualche commento

Come mi è successo la scorsa settimana? Mi si è rotto il telefono e ora sono in lutto, anche se lo odiavo (scusa telefono, ti odiavo davvero) ma mi ci ero affezionata nonostante tutto

Voi che mi raccontate?

- Francy

How I Met Your Father || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora