three: sly games.

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Questa serata è troppo importante per andarci vestito male.  E poi, non serve un uomo per indossare un bell'abito, no? Audrey Hepburn, sappi che ti amo e che sei l'unica donna della mia vita.
Sospiro leggermente rattristato dal fatto che sì, non mi serve Michael,  eppure lo desidero tanto. Allo  specchio osservo una piccola lacrima scivolare giù tranquilla e rido di me stesso: sono così ridicolo.
Mi mordo il labbro e mi volto, non volendo più osservare la mia figura, ed inizio a frugare nell'armadio in cerca della mia gonna migliore, finché i miei occhi non vengono catturati da un vecchio vestitino color bordò, che accanto alla mia pelle sembra stare divinamente.
Sorrido contento e velocemente lo indosso, accompagnandolo con delle parigine di seta nera.
Mi guardo nuovamente allo specchio e non so che scarpe mettere, per quanto io ami le mie Adidas Superstar, sotto quel completo non sono adatte.
Vorrei sembrare carino, ma le scarpe da donna come ballerine, stivali e tacchi, non fanno per me, così infilo le Converse Total Black, correndo poi verso il bagno per completare quell'opera d'arte che sono, posando un piccolo brillantino adesivo sotto l'occhio destro.
Sorrido soddisfatto di me stesso e mi sbrigo a raggiungere Calum che già mi stava aspettando da troppo tempo al piano di sotto.
«Calum» sussurro lievemente stampandogli un bacio umido sulla guancia, prima di entrare velocemente in macchina, leggermente impaurito dai commenti che avrebbe potuto fare sul mio vestito.
Sorrido quando noto che non gliene frega niente e lui sembra aver capito all'istante ciò che provo, così senza pensarci mette su il mio CD preferito dei Coldplay. Questo CD ogni volta é magicamente in grado di rilassarmi come nessuno riesce.
Guardo fuori dal finestrino sbuffando quando le sbarre del campus si aprono. Perché organizzare una festa al di fuori delle confraternite?
Mi tolgo i pensieri dalla testa cominciando a cantare Up&Up a tutta voce, sotto le risatine del mio amico che mi osserva con la coda dell'occhio.
«Luke, mi piace la tua voce, lo sai, ma non urlare» ridacchia dolcemente, prima di cacciare un grido quando lo faccio sterzare lievemente.
«LUCAS, SEI UNA FOTTUTA CACCA!» mi incolpa, ed io scoppio a ridere divertito. Mi sento felice, perché so che lui ci tiene davvero a me.
«Cal! Canta con me» lo incito contento, battendo le mani.
In poco tempo stiamo cantando tutti e due, e per un momento mi dimentico della festa e vorrei andare in giro tutta la notte così, senza interrompere questo momento.
Appena ci fermiamo e scendiamo dall'auto, sorrido timidamente guardando Calum e sussurrandogli un timido "grazie". Lui prontamente mi prende le mani e mi bacia la fronte. «Sei proprio un bimbo, a volte» mi dice, ed io non posso fare a meno di  sospirare lievemente, prima di regalargli uno dei miei migliori sorrisi.
«Smettila di fare lo sdolcinato con me e corri da Dylan» ride e mi spinge verso il ragazzo che mi ha invitato questa sera. Vero o no, ma Calum mi sta nascondendo qualcosa. Per questa sera, però, faccio finta di non pensarci e cerco di godermi la festa.

«Ehi, dolcezza» mi saluta Dylan quando mi avvicino a lui. Gli rivolgo un sorriso, mentre lui mi lascia un dolce bacio sulla guancia. «Lo sai che sei molto bello vestito così?» mi fa sapere.
Sono sorpreso. Non mi aspettavo che mi dicesse una cosa del genere. «Davvero?»
«Davvero. Mi piaci un sacco.»
Gli sorrido nuovamente, grato per quel complimento. Quanto vorrei che ci fosse Michael al suo posto, a farmi questi apprezzamenti, ma Michael non mi vuole. Mi sento uno stupido a sprecare tutto questo tempo a stargli dietro, mentre so quasi per certo che é fatica sprecata. Da qualche parte, invece, c'è qualcuno a cui piaccio così come sono, senza dover fare sforzi in più per piacergli, ed io rischiavo quasi di non accorgemene.

«Luke? Mi hai sentito?»
Ritorno alla realtà dopo essermi distratto un attimo, e capisco che Dylan mi ha detto qualcosa ma io non l'ho ascoltato. Scuoto la testa.
«No, scusa, mi ero distratto un attimo».
«Ti ho chiesto se ti va di andare a prendere qualcosa da bere» ripete lui.
«Oh, sì, certo».
Mi porge il braccetto come un vero galantuomo, ed io accetto. Non me ne frega un accidente se siamo due ragazzi e se gli altri ci guarderanno curiosi e faranno dei commenti. Tanto sanno che sono gay.
Entriamo all'intero della casa, che é decisamente sontuosa ed arredata con uno stile moderno. Ogni stanza é piena zeppa di ragazzi di pressapoco la mia età che ballano, bevono, chiacchierano allegramente, ma ci sono anche altri che vedo dileguarsi da tutta quella folla per andarsi a nascondere chissà dove, secondo me per pomiciare o farsi qualche canna.
Dylan ed io, però, passiamo attraverso una grande porta finestra ed usciamo fuori dalla villa, dove c'è meno affollamento di persone. Mi guardo intorno. É un giardino, enorme e ben curato, ovviamente che ben si addice a questa specie di reggia. Ci sono un sacco di lampioncini sparsi un po' ovunque sul prato, e sulla sinistra noto anche una gigantesca piscina, illuminata da una miriade di candele tutto intorno al suo perimetro, perfette per conferire un'atmosfera romantica, quasi da film.
Il mio cavaliere mi conduce verso un piccolo bancone che si trova lì vicino.
«Cosa prendi?» mi chiede.
«Un mojito».
«Due mojito, con molto ghiaccio, grazie» dice allora Dylan al barista.
Subito dopo aver preso i nostri drink ci avviciniamo mano nella mano a bordo piscina, dove ci fermiamo.
«Come ti sembra questa festa?»
«Non so, un po' caotica di sicuro» rispondo.
«Sì, anche secondo me. Ma le feste sono tutte così, più o meno».
«Già. Poi ad un certo punto si inizieranno a fare quei giochi come "sette minuti in paradiso" o il gioco della bottiglia»
Dylan ridacchia. «Uh, già, sempre i soliti giochi».
Bevo un sorso del mio mojito, quando sento partire a tutto volume "Hymn for the weekend" dei Coldplay dalle casse che sono posizionate non molto distanti da noi.
«Accidenti, io amo questa canzone!» esclamo tutto contento. «Finalmente un po' di buona musica».
«Ti piacciono i Coldplay?» mi domanda Dylan.
«Li adoro». E senza rendermene quasi conto mi metto a cantare a squarcia gola come avevo fatto prima in macchina e persino a ballare spensierato. Dylan mi guarda sorridendo, divertito.
«Scusami, ma é più forte di me» mi scuso.
«Non devi preoccuparti, mi piace vederti ballare» mi tranquillizza lui «mi piace qualsiasi cosa tu faccia. Mi piaci tu».
A quel punto mi fermo e lo guardo. Ha detto che gli piaccio? Davvero? Wow. É bello sentirselo dire. Ed é una sensazione nuova per me. Sono stato con così tanti ragazzi, ma con loro era più che altro sesso. Nessuno di loro mi aveva mai detto che gli piacevo.
Gli sorrido, un sorriso genuino. Lui, invece, in tutta risposta fa due passi verso di me e, posando delicatamente una mano sulla mia guancia, fa incontrare le nostre labbra. Restiamo qualche secondo così, a baciarci a fior di labbra. Poi sento le sua lingua picchiettare contro le mie labbra, come a chiedermi il permesso, allora io schiudo le labbra e lascio che le nostre lingue si incontrino in una dolce danza.
Lui sposta la mano dalla mia guancia e la posa sul mio fianco sinistro, mentre io avvolgo il braccio libero, quello con cui non devo reggere il bicchiere, al suo collo. Pomiciamo allegramente per almeno qualche minuto, incuranti che qualcuno ci stia guardando.
Le labbra di Dylan sono così morbide e carnose, e sanno di burro di cacao alla vaniglia. Mi piace questo nostro contatto. Ma non posso fare a meno di pensare che mi piacerebbe ancora di più se ci fosse Michael al posto suo, a baciarmi. Perché diavolo penso sempre a lui, e lo paragono in continuazione a tutti e a tutto? Non voglio rovinare questo momento così romantico pensando a lui che é così inavvicinabile, dannazione!
Nel frattempo, Dylan ed io ci allontaniamo un attimo per prendere fiato. Lui mi guarda dritto negli occhi, e mi sorride. Ricambio, e sussulto leggermente quando sento le sue labbra avvicinarsi al mio collo e lasciarmi un paio di piccoli baci umidi.
É solo adesso che mi volto appena alla mia sinistra e lo vedo. Michael. Se ne sta da solo a qualche metro più in la dal bar, con un bicchiere in mano, e mi sta osservando. Chissà da quanto tempo é che é lì, e chissà quanto ha visto di quello che é successo tra me e Dylan.
Michael si accorge che l'ho scoperto, allora ritrae immediatamente lo sguardo e lo posa su un punto indefinito alla sua destra. Dopo un po', però, va a restituire il bicchiere al barman e lo vedo entrare nella villa, passando per la stessa porta finestra da cui sono passato con Dylan, senza rivolgermi più alcuno sguardo.
A quel punto arretro istintivamente per allontanare da Dylan dal mio collo. Lui, ovviamente, mi guarda con uno sguardo confuso.
«Ti va se entriamo un po' dentro? Mi sono anche ricordato che devo dire una cosa urgente a Calum. Se non gliela dico ora, tra mezz'ora me la sarò già scordata» mento.
«Oh, sì, va bene». Sembra un po' deluso, ma accetta lo stesso, e mi segue all'interno della villa. Mi dispiace averlo fermato, ma il  potere che Michael Clifford ha su di me é troppo forte da resistere. Mi é bastato un solo attimo per vederlo, e subito mille emozioni hanno iniziato a ballare dentro il mio petto facendomi nascere la curiosità di seguirlo e vedere cosa avrebbe combinato.
Appena metto piede dentro a quello che sembra un grande salone, mi guardo subito intorno, e non ci vuole molto perché lo scorga subito tra la folla. É intento a scambiare due parole con il suo amico Ashton, ma c'è anche Calum con loro. Perfetto.
Per un attimo mi dimentico quasi della presenza di Dylan accanto a me, e mi faccio largo tra i ragazzi che ballano e chiacchierano per avvicinarmi a loro tre.

Dirty skirts; mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora