two: dream or reality?

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Rientrare finalmente nella confraternita dopo una lunghissima e monotona giornata di scuola mi rendeva felice e mi faceva sentire libero.
Non vedo l'ora di stendermi sul letto e farmi una bella dormita, magari compresa di sogno.
Magari di essere su una spiaggia tropicale. Con Michael. O magari a Parigi, sempre con lui. Mh, che bello sarebbe essere a Parigi, la città dell'amore.
Passeggeremmo mano nella mano di sera sulle rive della Senna, ci baceremmo sotto alla Tour Eiffel, e poi andremo in albergo e faremmo l'amore. L'amore vero, si intende.
Sì, sarebbe davvero bellissimo!
Entro in camera ancora con la testa persa nei miei sogni ad occhi aperti sulla ville lumiere e su Michael Clifford, tanto che non mi accorgo di una presenza seduta sul mio letto finché non mi ci dirigo per sedermici anche io.
Per poco non mi viene un infarto appena lo vedo.
Michael.
Oddio, un attimo. Penso di star per perdere il senno, è davvero lui? Qui in camera mia! Non ci credo.
«Michael?» dico ancora incredulo, con un tono di voce che varia dal sorpreso allo scettico all'euforico.
«Ciao, dolcezza» mi saluta lui, rivolgendomi un sorriso languido.
Ossignore, mi ha chiamato davvero dolcezza, e mi ha sorriso in quel modo?
«Cosa ci fai qui?»
Lui si alza dal letto e si avvicina piano a me. «Volevo vederti. Sai, ho pensato a te tutto il giorno oggi, mentre ero a lezione.»
«Ah sì?» chiedo, sbattendo le ciglia mentre gioco con l'orlo della mia gonna. Che troia che sono.
Oh, tesoro mio, non sai quante volte io penso a te. Tutti i giorni, a tutte le ore. Anche mentre piscio, probabilmente.
Michael annuisce. «Pensavo a come stamattina pomiciavi con Calum davanti al college. Era molto sexy, e mentre ero a lezione mi sono chiesto più volte come sarebbe stato sentire quelle tue belle labbra rosa e luccicanti anche sul mio collo.»
Si avvicina ancora di più a me. Ora i nostri visi sono ad una distanza così pericolosa che riesco benissimo a sentire il suo fiato sulle mie guance.
Gli osservo la bocca rossa e carnosa mordicchiandomi il labbro inferiore e giocherellando con l'anellino che porto al labbro. Muoio dalla voglia di sentire quelle labbra sulle mie.
«Davvero? Cosa ne dici allora se ti do una dimostrazione?» gli propongo in un sussurro.
Lui allora mi prende per i fianchi e con un gesto immediato fa scontrare i nostri corpi.
«Molto volentieri. Non vedo l'ora, dolcezza» mi risponde, con un barlume di desiderio nello sguardo e nel tono della voce.
Io lo guardo intensamente negli occhi, e a quel punto appoggio le mie mani sulle sue spalle larghe e forti e mi avvicino al suo collo.
Appena le mie labbra sfiorano la sua pelle candida vengo invaso da una scarica di lunghi brividi che mi fanno venire la pelle d'oca. Porca puttana, da quanto aspettavo un momento del genere. Se é soltanto un sogno, spero che niente o nessuno mi svegli proprio adesso. Gli lascio prima una serie di piccoli baci lungo tutto il collo, molto lentamente, iniziando a farlo soffrire e desiderare. Sento sfuggirgli subito un gemito di piacere al contatto della mia bocca su di lui, e sorrido soddisfatto. Oh, tesoro, questo é solo l'inizio. Strofino poi appena la punta del mio naso contro la sua pelle mentre scendo più in giù verso la clavicola, dove mi diverto a torturare un lembo di pelle. Mordicchio, bacio, succhio. Porca troia quanto mi sto divertendo.
«Luke» geme Michael, questa volta più forte. Vederlo così invaso dal piacere, con gli occhi socchiusi, leggermente sudato, mentre pronuncia il mio nome con sua voce roca per l'eccitazione, mi fa eccitare ancora di più, e mi fa proseguire il mio "lavoro" facendomi aumentare la passione e la forza.
«Oh, Luke, sei così bravo» continua lui, afferrandomi per i capelli. «Ti prego, continua così. Anzi, fammi anche qualcos'altro».
A quelle parole il mio cuore prende a battere ancora più forte, un po' per la sorpresa un po' per l'emozione. Mi fermo all'istante, fissando il segno violaceo che si é formato sulla pelle chiara di Michael, mentre lui apre subito gli occhi rivolgendomi uno sguardo confuso.
«Perché ti sei fermato?» mi domanda, con una forte punta di delusione nel tono della voce.
Ma io non dò ascolto alle sue parole. «Davvero vuoi che ti faccia qualcos'altro?» Che domanda cretina. Se me l'ha detto, certo che lo vorrà. É solo che mi sembra tutto così irreale. Voglio che lui me lo ridica, così ne sarò più certo.
Michael, allora, appoggia entrambe le mani sulle mie guance arrossate e, guardandomi intensamente negli occhi azzurri, mi sussurra: «Sì, lo voglio.»
«Che genere di cose vuoi che ti faccia?» gli chiedo, mordicchiandomi il labbro con fare innocente e sexy allo stesso tempo.
«Voglio che tu mi faccia un pompino, Hemmings.»
E qui sento che le gambe mi stanno per cedere, e che tra non molto il cuore mi esploderà nel petto. Michael Clifford mi ha appena detto chiaro e tondo che vuole che io gli faccia un pompino. Ripeto, Michael Clifford vuole che io gli faccia un pompino. Questo deve essere il mio giorno fortunato. Sì, per forza. Tutti i miei sogni si stanno avverando. Mi sembra di toccare il cielo con un dito.
«Non esiterò a farlo, allora» gli faccio sapere in un soffio, a pochi centimetri dal suo viso.
«Bene» dice lui. A quel punto mi afferra una mano e l'appoggia sul cavallo dei suoi pantaloni. Mi tremano quasi le dita mentre mi aiuta ad abbassare la cerniera, e nel frattempo si avvicina sempre più alle mie labbra. Ti prego, baciami. Fallo, ti prego. Non aspetto altro. Baciami.
Ma proprio in quell'istante un suono martellante e fastidioso si diffonde per tutta la stanza. Cos'é? L'allarme antincendio della confraternita? Qualcuno ha tentato di mandare a fuoco la casa mentre cercava di preparare la cena? Oh, vi prego, non adesso! Devo fare un pompino a Michael Clifford!
Poi, però, apro gli occhi e capisco. Sbatto un paio di volte le palpebre giusto per mettere a fuoco che quella é sempre la mia stanza, ma la scena è leggermente diversa da come l'ho lasciata. Io sono sdraiato sul letto e Michael non é assolutamente qui con me. É stato tutto un sogno.
Non poteva essere stato tutto vero. Sarebbe stato troppo bello, davvero troppo.
Sbuffo tristemente mentre spengo quella dannata sveglia con un pugno ringraziandola per avermi svegliato proprio sul più bello, e mi alzo dal letto.

Mi guardo allo specchio dove vedo due grandi occhiaie nere a contornare i miei occhi azzurri, e sbuffo.
Non ho la minima voglia di andare a lezione oggi, almeno non dopo questo sogno e dopo aver fatto tardi la sera prima solo per averla passata a guardare serie TV inutili che ti fanno sperare di scopare con la tua crush.
Sospiro. Oggi non ho proprio voglia di mettere una gonna, mi sento arrabbiato e deluso perché voglio Michael e nonostante tutto sento che non lo avrò.
Mi infilo così un jeans modello "mom" e faccio i risvoltini fin sopra le caviglie, metto un top bianco che lascia leggermente scoperta la mia pancia e prima di andare al bagno per lavarmi il viso e i denti infilo le mie adidas preferite.
Non c'è nessuno quando arrivo all'istituto. Così sorpreso guardo l'orologio, con la paura di essere in ritardo, ed invece, con mia fottuta grande sorpresa, scopro di essere fin troppo in anticipo, maledizione.
Quella sveglia non sa fare altro che danni! Mi passo una mano fra i capelli non sistemati e sospiro andandomi a sedere sui grandi gradini dove il giorno prima c'era Michael.

Finalmente il bidello viene ad aprire la porta principale e, con mio stupore, per la prima volta sono il primo studente ad entrare.
«grazie» mormoro piano facendo un piccolo sorriso al bidello, dirigendomi verso l'aula dove si sarebbe tenuta la lezione di matematica quel giorno.
Mi siedo nel banco in fondo, quello vicino al muro, esattamente nell'angolino.
Solitamente mi metto nel banco centrale, dove tutti possano ammirare il mio fondoschiena o semplicemente fare dolci apprezzamenti su di me, ma oggi il mio umore è decisamente sotto zero e con quei pantaloni il mio culo sembra enorme, e anche se mi stanno divinamente, preferisco rimanere sulle mie.

L'aula inizia a riempirsi e quando entra Dylan facendomi un occhiolino gli rispondo facendo un sorriso ammiccante, lui allora senza pensarci due volte, viene a sedersi accanto a me.
Mancano solo cinque minuti al suono dell'ora e mentre sto filtrando con il castano accanto a me, noto una chioma rossa entrare in aula e solo allora mi ricordo che fanculo, c'è anche Michael.
Sbuffo e sbatto la testa sul tavolo, sono sicuro che non c'è nulla che possa andare peggio.

Siamo solo a metà lezione e mi sa che ho già voglia di morire, Dylan non mi presta abbastanza attenzioni e le spalle grandi di Michael mi distraggono dalle poche avance del ragazzo.
Preso da un momento di follia strappo un pezzettino di carta, scrivendoci però sopra accuratamente "Vorrei aggrapparmi alle tue spalle e semplicemente farmi prendere da te", lo accartoccio e lo lancio sulla testa rossa. Lo vedo lamentarsi e ridacchio mentre lo raccoglie e lo apre, rimanendo a bocca aperta. Si gira verso di me guardandomi in cagnesco, al che sbatto le ciglia fingendomi innocente, lui si rigira e non soddisfatto della sua reazione gliene tirò un altro.

"Michael, non pensi che io abbia una bocca larga? Larga solo per accoglierti."

Questa volta non si gira e lo vedo trafficare con una penna per la prima volta in tutta l'ora, si gira velocemente e mi lancia una pallina di carta che, soddisfatto, apro senza esitazioni.

"Smettila"

È tutto quello che recita una grafia disordinata ma al tempo stesso tenera.
Ridacchiò e mi mordo il labbro guardando l'orologio.

"Solo ad un patto"

"Basta Luke."

Sbuffo davvero offeso e così mi impegno per scriverne un altro.

"Michael... Vorrei così tanto stringere i tuoi capelli fra le mie dita mentre spingi in me con forza, gemendo"
Glielo tiro con rabbia, mentre incrocio le braccia al petto e mi fingo offeso.

"Ho detto basta, cazzo"

"E io ti ho detto ad un patto"

"Che cazzo vuoi?"

Non faccio in tempo a rispondere che finalmente la fine dell'ora viene annunciata.
Dylan ed io ci alziamo mentre lui mi afferra per un fianco uscendo dall'aula.
Michael che è davanti a noi si gira e mi guarda arrabbiato, aspettando che io dica qualcosa.
«La smetterò solo se verrai alla festa con me...» gli dico dolcemente mordendomi il labbro, prima di scansarmi un po' dal ragazzo accanto a me e avvicinarmi all'orecchio del rosso per sussurrargli lascivamente "e l'unico cazzo che voglio veramente è il tuo". Quindi faccio scivolare le labbra sul suo orecchio, leccandone poi velocemente il lobo, prima che lui mi spinga con forza lontano.
«Vaffanculo Luke, non ci andrò con te alla festa».

Eeee, con un po' di ritardo eccolo qui hahaha.
Spero vi piaccia!!
E boh tante stelline! Magari 69 per i Muke :* 😏
(Ok pessima ma ok)
Vvb!

Storia in collaborazione con Marty_5sos_1D

Dirty skirts; mukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora