Introduzione

2.6K 36 5
  • Dedicata a Cristina Romano
                                    

Cosa posso dire della mia creatura? Soltanto che l'ho scritta con le lacrime. L'ho concepita una fredda mattina di Gennaio, mentre leggevo Così parlò Zarathustra di Nietzsche, nella Circumflegrea che, come tutte le mattine, mi stava conducendo al lavoro. Una frase del Filosofo tedesco attirò la mia attenzione: "Non così fu, ma così volli che fosse". Non capisco molto di filosofia, sicuramente attraverso il suo Zarathustra, Nietzsche lasciò intendere ben altro rispetto al messaggio che io volli evincere. Ma in quel momento pensai che, in fondo, molto di ciò che ci accade è in qualche misura voluto da noi, o da una parte di noi alla quale lasciamo ben poco spazio, che siamo ben poco disposti ad ascoltare. Anche Sigmund Freud riprende questo concetto, nel suo saggio Al di là del principio di piacere:

"Ciò che la psicoanalisi svela a proposito dei fenomeni di traslazione dei nevrotici si può ritrovare anche nella vita di persone non nevrotiche che suscitano l'impressione di essere perseguitate dal destino o vittime di qualche potere "demoniaco"; ma la psicoanalisi ha sempre pensato che questo destino sia creato da costoro in massima parte con le loro stesse mani."

Questo è un effetto della "coazione a ripetere", frequente in diverse psicopatologie, ma anche in molte situazioni quotidiane che ci ributtano in continuazione nelle stesse dinamiche, mettendo in seria discussione l'iniziale pensiero dello stesso Freud, secondo il quale ogni organismo vivente agisce e pensa sotto l'influsso del principio di piacere.

Tuttavia, ho anche pensato: cosa scegliamo? Cosa invece ci capita? Chi può dire a una persona la cui esistenza è stata segnata di essere la responsabile degli svolgimenti della sua vita? Dove finisce la colpa? Dove inizia, invece, la circostanza?

Ho tentato di darmi una risposta attraverso un altro punto saliente dell'opera freudiana: la continua lotta tra le pulsioni di vita e le pulsioni di morte, che accompagnano l'individuo in ogni momento della sua vita. Queste due specie di pulsioni, mai del tutto distinguibili, lottano in ognuno di noi per affermarsi, per annientarci o rafforzarci. E' una condizione dalla quale nessun essere umano può fuggire, per quanto si illuda di conoscersi. Eros e Thanatos troveranno sempre il modo di scontrarsi, talvolta di intrecciarsi e di condurci verso ciò che noi chiamiamo "destino". L'uomo è carnefice, ma al contempo vittima di sé stesso. E' questa la battaglia che coinvolge le protagoniste del mio racconto, Sara e Nadia, le quali trovano un solo modo per redimersi.

Altro aspetto che ho involontariamente trattato nel corso della mia narrazione, che caratterizza la stragrande maggioranza delle mie riflessioni, è il mondo delle relazioni umane, il modo in cui si vive, al giorno d'oggi, l'affettività, l'amicizia, la sessualità. Lungi da voler essere una predica, questo aspetto ha fatto irruzione nella mia vita (e nel romanzo) nel periodo tra Aprile e Maggio del 2012, a seguito di una lunga serie di vicissitudini che mi hanno permesso di partorire questo lavoro.

L'AcciaieriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora