Capitolo 24

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Kevin non mi segue. Avverto il suo sguardo addosso, ma non mi segue.
Ed è un bene perché se lo avesse fatto qualche livido avrebbe contornato il suo viso e non so quanto gli sarebbe convenuto.
Cosa credeva, che con un mezzo scusa ed un io ho provato a fermarli, ma ehy, sia mai che facessero del male a me potesse sistemare le cose? Davvero?
Al solo pensiero mi torna la rabbia.
A passo svelto, torno da Francesco.
Ha lo sguardo sul cellulare, ma mi nota subito. Si avvicina e mi chiede come è andata.
Quasi mi fa tenerezza: oggi aveva organizzato un'uscita niente male e come al solito qualcosa era riuscito comunque ad andare storto.
«Se lo vedi con dei lividi, giuro che io non c'entro nulla.» rispondo e lui sorride.
«Mi ha chiesto scusa, ma non le ho accettate. Non può aver davvero pensato che scusandosi l'avrei perdonato. Mi ha fatto del male, ho fatto del male a me stessa e a chi avevo attorno a causa sua e lui che fa? Si scusa e crede che tutto prenderà una piega migliore? Diamine, lo facevo più intelligente.» Scuoto la testa.
«È proprio un coglione.» Annuisco, dandogli retta.
«Ed è stato così coglione da rovinare il nostro appuntamento. La lista dei motivi per cui lo odio sta crescendo.»
«Era un appuntamento, questo?» Gli chiedo e lui quasi si imbarazza.
«Volevo che lo fosse, tu no?»
«Sì, anche io.» lo rassicuro. Le sue guance, dapprima rosse, tornano al loro colorito naturale.
«Non è ancora finito, o sbaglio?»
Le sue labbra si incurvano in un sorriso.
«Non sbagli.» mormora, avvicinandosi al mio viso.
Forse è sbagliato, forse rimarrò fregata ancora, ma quando le sue labbra si posano sulle mie, non faccio niente per allontanarle, anzi, le dischiudo in modo tale da rispondere al suo bacio.
Le sue labbra si muovono morbide contro le mie. Le sue mani stringono delicatamente i miei fianchi.
Ho gli occhi chiusi e sembra quasi che le emozioni siano intensificate.
Quando si scosta, sorride.
Fa per dirmi qualcosa ma uno schiarimento di gola ci interrompe.
Mi volto e noto Kevin a pochi passi da noi, di nuovo.
«Ho interrotto qualcosa?»
«Sì.» risponde Francesco frettolosamente.
«Cosa vuoi ancora?» gli domando esausta.
«Parlare.»
«Ci siamo detti tutto qualche minuto fa.»
«Se sono ancora qui, non credi sia il contrario?»
Alzo gli occhi al cielo. «Parla, avanti.»
Non degna di uno sguardo Francesco e si avvicina a me, mettendomisi di fronte.
«Ho sbagliato e so anche che per te sarà dura perdonarmi, se non impossibile ma io ti rivoglio con me.
Ho bisogno di te, mi manchi, mi sei mancata in questi due anni, mi mancano le nostre cazzate insieme, mi manca averti attorno, mi manca il rapporto con te. Mi manca la mia Elena.» dice tutto d'un fiato.
La tua Elena è morta, Kevin. Non voglio avere a che fare con te, né ora ne nei giorni a seguire. Fattene una ragione.»
«Ho bisogno di te.»
«Non hai avuto bisogno di me per due anni, non vedo perché tu debba averne ora.»
«Ele, ti prego.»
«No, Kevin, no. Non peggiorare le cose.»
«Non posso perderti.» stringe le mie mani nelle sue.
«Mi hai perso la sera dello stupro.» gli ricordo, togliendo le sue mani dalle mie.
Kevin ha gli occhi lucidi, credo si metterà a piangere.
Mormora il mio nome, ma io resto impossibile.
«Andiamo.» dice Francesco. Stringo la sua mano e mi allontano da Kevin.
«Io e te non finiamo così.» urla lui.
Francesco sbuffa sonoramente.
Mi giro e lo guardo.
«Perché, era iniziato qualcosa?» gli domando, ferendolo.
La sua espressione speranzosa cambia mentre la mia resta sempre la stessa, menefreghista e soddisfatta.

Fredda ma spettacolare❄️ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora