Capitolo 32

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Man mano che i giorni passano e la data del concorso d'inglese si avvicina, Miriana è sempre più in ansia.
È talmente insicura che ha provato più di una volta a ritirarsi al concorso. Avendola beccata ogni singola volta, la sua missione non è andata a buon fine.
Devi smetterla, Miriana, sul serio. le avevo consigliato più volte, senza però ottenere ciò che volevo in cambio.
«E se sbagliassi?»
Se mi bloccassi e facessi la figura della stupida? Dio, io non mi presento.» Miriana si morde il labbro.
Alzo gli occhi al cielo. Ecco, ci risiamo.
«Non succederà.» Uso un tono che non ammette repliche, o che di solito, blocca qualsiasi tipo di controrisposta.
«E se... » Le tappo la bocca con la mano, impedendole di parlare. Lei ammutolisce.
«Dio sia lodato.» Tiro un sospiro di sollievo, togliendo la mano.
Miriana solleva gli angoli della bocca in un sorriso.
«Scusami Ele, ma ho paura di quello che potrebbe accadere una volta su quel palco.» mormora.
Credo abbia bisogno di un abbraccio.
Oh sì, uno di quegli abbracci che fanno passare ogni cosa brutta che è capitata.
So cosa devo fare, ma non lo faccio.
Abbracciare Francesco adesso mi viene spontaneo, abbracciare Miriana è una cosa nuova per me.
«Hai ripetuto la tua presentazione almeno sette mila volte solo oggi, senza tentennare neanche una volta.
Sei più che preparata.» la rassicuro, stringendo le sue mani nelle mie.
«Grazie Ele, non riesco ancora a credere al fatto che tu non mi abbia ancora mandato via per la mia insistenza.»
«Ci ho pensato un paio di volte, a dirla tutta.» Miriana ride.
«Tu non hai paura?» chiede lei, curiosa.
«Neanche un accenno.» ammetto.
«Sai, vorrei essere come te: sempre così sicura e determinata, sempre con la battuta pronta, sincera e diretta.
E poi hai questi capelli grigi bellissimi e questi occhi blu mare, che ti invidio non sai quanto.»
«Fidati, non lo vorresti davvero.
Infondo sono sempre stata quello che sono oggi, solo che non mai avuto modo o voluto dimostrarlo.
Certo, il carattere è cambiato con il passare del tempo, non lo nego, ma tutto il resto è rimasto com'era.
Non mi è mai importato sai perché? Chi sei tu per giudicare me? Nessuno, ecco chi.
Io mi conosco, so come sono.
Tu ti limiti a guardare e a parlare, e stop. Parli senza conoscere, parli perché se davvero sapessi non parleresti più.
Del mio aspetto fisico non hai nulla da invidiare perché non hai nulla che non vada.
Hai un sorriso che fa sorridere anche me e non è roba da tutti.
Hai dei capelli biondi stupendi e degli occhi verdi che più verdi non si può.» le faccio notare.
Un sorriso si disegna sulle labbra rosee.
Alla fine è lei ad abbracciare me.
«Ti voglio bene, Elena, sei una buona amica.» dice, tra le mie braccia. Le accarezzo la schiena.
«Dovresti vedere come nemica.» le faccio l'occhiolino e lei ride.
«Spero di non doverlo scoprire mai.» replica con un sorriso.
E lo spero anche io, perché dopo tanto penso di aver appena trovato un'amica.

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