Capitolo 41

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«O diamine, quasi me ne dimenticavo!» Miriana si porta una mano alla testa. Io, Francesco e Kevin ci voltiamo verso di lei. Le nostre espressioni devono essere piuttosto interrogative perché Miriana si affretta a spiegarsi meglio.
«Abbiamo il concorso d'inglese domani.»
«E quindi?» Interviene Kevin, inarcando un sopracciglio.
«Non mi sono preparata come avrei dovuto!» Miriana si morde il labbro.
«E quindi?» aggiunge Kevin, del tutto ignaro delle mille paranoie e ansie che affliggono la ragazza davanti a lui.
Miriana lo guarda leggermente confusa. Sicuramente si starà chiedendo se Kevin sappia almeno cos'è una scuola.
«Devo tornare indietro.» dice lei, fermandosi nel bel mezzo del parco.
«A parer mio, potresti restare ma se tornare a casa a ripassare ti fa sentire più sicura allora vai. Devi prometterti però che supererai questa cosa perché andrà alla grande. Tu andrai alla grande.» le dico, guardandola negli occhi.
Le sue braccia avvolgono il mio corpo, stringendomi in un abbraccio.
«Grazie Ele. Ci vediamo domani.» mi saluta, salutando anche Francesco e Kevin.
«Con questo concorso ha fatto venire ansia anche a me che non partecipo.» commenta Kevin, facendomi ridere.
L'unico modo per superare le proprie paure è affrontare ciò che le provoca.
Francesco poggia il suo braccio sulle mie spalle e mi attira a sè.
«Tu non hai qualche concorso o attività a cui partecipare?» gli domanda Francesco. Implicitamente, gli sta chiedendo di andarsene.
«Se me ne andassi, le mancherei troppo.» ammicca verso di me.
«Non ci contare troppo.» replico, riprendendo a camminare. Mi sentire a disagio sapere che sta camminando dietro di noi, da solo. Sembra quasi il nostro cagnolino.
«Sei proprio sicuro che non devi andare?» Gli chiedo, girandomi.
Non lo dico per la sua presenza, quella sto iniziando a tollerarla, ma perché se rimanesse con noi farebbe tanto la figura del terzo incomodo.
«Sì, forse è meglio che vada.» replica, salutando me. Ignora volontariamente Francesco che lo fissa per tutto il tempo.
«Non lo sopporto proprio.» commenta Francesco guardandolo mentre se ne va.
«Io sto imparando a farlo, dovresti farlo anche tu.» gli sorrido.
«Se lo faccio, lo faccio solo per te.» mormora, baciandomi la tempia.
Mi accoccolo contro il suo petto.
Chiudo gli occhi ma li riapro neanche trenta secondi dopo perché il mio telefono ha iniziato a squillare.
È mia madre.
«Tesoro dove sei? A che ora torni?»
«Torno tra poco.» replico, rispondendo solo alla seconda domanda.
Mia madre dice qualcos'altro a cui non presto molta attenzione e poi riattacco.
«Devi proprio?» mi chiede, avvicinando il suo viso al mio.
«No.» sorrido contro le sue labbra.
Francesco mi bacia e tutto intorno a noi si ferma. L'unico suono che sento sono i pezzi del mio cuore che piano piano si stanno riattaccando tra loro.
Perché è questo quello che fa Francesco. Aggiusta ciò che è rotto.
«Devo chiederti una cosa.» mormora qualche minuto dopo al mio orecchio.
«Credo di sapere cosa mi stai per chiedere.» lo anticipo.
«E?»
«Non sono brava in questo tipo di cose Francesco, non più almeno. Potrei rovinare tutto da un momento all'altro e non voglio che accada. Sei l'unica persona, dopo mia nonna, di cui mi fidi ciecamente. Se stessimo insieme e qualcosa andasse male, ti perderei e mi odierei per questo. Perciò...»
Francesco mi tappa la bocca con un piccolo bacio.
«Io voglio te, Ele. Voglio tutto di te, carattere forte e stronzaggine inclusi. E non mi importa di quel che potrebbe accadere perché sono certo che supereremo ogni cosa ci si presenti davanti, insieme. Voglio esserci per te, sempre.» mormora ed i miei occhi si fanno leggermente lucidi.
«Perciò adesso te lo chiederò un'altra volta: vuoi essere la mia ragazza?»
«Sai però a cosa vai incontro.» dico annuendo. Lui sorride e mi bacia.
Forse nel passato ci accadono cose che non siamo preparati ad affrontare ma che andando avanti capiremo che sono avvenute per fortificarci e crescere.
Forse tutto il dolore del passato serve per la felicità del futuro.
E forse, io la mia parte di felicità, l'ho trovata.
Anche senza forse.

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