Mare

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Arrivai a Tirana dopo tre giorni: il treno si era fermato al confine con l'Austria ed io avevo chiesto a molti un passaggio per la città vicina. Passai due giorni così: viaggiando da città a città.
Il paesaggio cambiava ogni volta, mutava ad ogni mio spostamento.
A Vienna sentivo odori nuovi e vedevo imponenti edifici che mi lasciavano senza fiato. Non mi fermai nella grande città: volevo arrivare il prima possibile a Tirana, volevo vedere Chiara.
La Croazia e la Bosnia non le vidi: ero stanco e dormii fino alla cittadina di Vermosh, in Montenegro. Il buon carrettiere che mi aveva portato fin lì non volle nemmeno dei denari per ringraziarlo del passaggio fino alla città, nonostante avessi insistito molto, perché mi sembrava ingiusto che egli non volesse essere ricompensato.
La notte del secondo giorno mi incamminai verso il confine. Camminai fino all'alba e, dopo aver parlato con un poliziotto burbero, con due baffoni neri, spioventi, che gli coprivano il la bocca, entrai in Albania.
Il poliziotto mi portò con una vecchissima automobile quasi sfasciata a Valona poi, dopo essersi fatto pagare da me con due monete d'oro, se ne andò.
Valona era un posto molto grazioso. Fu la prima volta che vidi il mare.
Quella distesa blu-azzurra mi incantò.
Fu allora che pensai di scrivere quello che, anni dopo, avrei chiamato "il mio primo libro". Avevo, nella mia borsa da viaggiatore in terra straniera, un taccuino ed una rudimentale matita nera. Mi sedetti su di una roccia volta verso il mare ed iniziai a stendere appunti su appunti.
Cancellai, riscrissi...le idee correvano dalla mente alla matita. Sembrava che quell'oggetto ligneo fosse tutt'uno con la mia mano ed i miei pensieri.
Dopo qualche ora mi alzai, guardai il mare e, dopo un muto "addio" ed un silenzioso "grazie", mi allontanai da quel luogo affascinante e meraviglioso.

Avevo scoperto la "dote dello scrittore" grazie a Chiara. Era stata lei a dare inizio a quella che era stata la nostra usanza da bambini: per Natale, per Pasqua, per i rispettivi compleanni, per ogni festività, il regalo non era un giocattolo o una caramella, bensì un racconto. Un racconto su qualsiasi argomento.
I racconti di Chiara, ricordo, erano pura poesia, pura musica, pura arte.
La sua mente arguta ed intelligente sfornava piccole favole che mi avevano fatto piangere dalle risate ma anche dalla commozione: narrava sempre avventure sul filo del rasoio, amori impossibili, battaglie all'ultimo sangue, sogni irrealizzabili...i suoi racconti erano sempre fonte di sospiri, sogni ad occhi aperti.
Chiara era capace di aprire le porte del Mondo dei Sogni con il solo potere delle parole.
Mi ero innamorato anche di quella Chiara Alesi: la Regina dei Sogni.

Chissà com'era diventata bella Chiara nel corso degli anni...avrà ancora conservato la voce angelica, che ogni volta mi incantava, da bambino?
Sicuramente avrà conservato le sue doti, il suo fascino, le sue parole cariche di magia...

Finché pensavo a lei raggiunsi Tirana. Era una città non molto grande, non molto ricca, eppure mi colpì molto la sua bellezza segreta: ogni luogo, anche il più povero o il più antico, conserva una bellezza che nessuno vede. Questa mi incantava fin da bambino, fin dai primi viaggi con il mio austero padre.

Quanti giorni avrei dovuto cercare la mia Chiara? Non mi importava più di tanto, ormai. L'avrei cercata anche per mesi. Sapevo che lei mi amava, dopo anni di attesa logorante...nessuno mi avrebbe mai più separato da lei.

ChiaraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora