Capitolo 1

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Simon

-Ragazzi uscite, il furgone sta partendo-.

Mi metto le cuffie dell'iPod e monto sul sedile posteriore. Guardo un'ultima volta il mio appartamento, la finestra della mia camera. Saluto i miei amici con la mano.

-Mamma la casa dove andiamo ora è più grande?-. Marco, il mio fratellino, è seduto sul seggiolone e saltella eccitato. Con i suoi occhi marroni e vispi mi ricorda tanto me da piccolo: una peste scatenata.

-Su Mara andiamo- dice mio padre caricando l'ultima valigia e sale al suo posto.

-Thomas aspetta, abbiamo dimenticato il cane!- dice mia madre battendosi la mano sulla fronte.

-E' qui accanto a me- dico neutro indicando Lory, una femmina di Labrador di due anni.

-Okay, allora all'aereo porto!- Durante il tragitto in auto ascolto la musica mentre i miei cantano una canzone insieme a Marco, che poi si addormenta con la manina sopra la testa del cane. Ci fermiamo diverse volte. Il viaggio è un insieme confuso di paesaggi e canzoni diverse. Prendiamo l'aereo per Roma, Ci stiamo trasferendo in Italia perché a mio padre è stato offerto un importante lavoro come giornalista americano. Mia mare è italiana e non sta nella pelle per questo viaggio. Durante gli ultimi mesi ha insistito molto sul fatto che studiassi l'italiano, che adesso parlo benissimo. Non voglio arrivare lì e fare brutta figura perché non capisco cosa dicono. Ci intimano di spegnere il telefono e di allacciare le cinture . Ripenso alla mia casa, a Kate, la mia ragazza che sono stato costretto a lasciare. Ricordo quando ci siamo dati il primo bacio, quando le ho confessato cosa provavo. Ricordo come piangeva quando le ho detto che dovevo partire e no sarei più tornato. Ricordo quel ciuffo di capelli biondi che ricadeva sui suoi occhi marroni. Mi dispiace anche di aver lasciato dietro di me anche il mio migliore amico Patrick e tutti gli altri amici di scuola. Poi ripenso alla mia casa e mi immagino quella nuova. Ne abbiamo già comprata una condivisa con un'altra famiglia, con un giardino spazioso. Spero di non avere i soliti vicini vecchi e strani come a Washington. Mi addormento con la testa appoggiata al finestrino, lo sguardo perso tra le nuvole.

-Andiamo fannullone- mi sveglia mia madre con un 'simpatico' spintone due ore dopo. Marco salta ancora.

"Ma cosa ha nelle vene al posto del sangue, caffeina?" penso tra me sorridendo. 5 anni di pura energia. Mi prende per la mano e finge di essere un poliziotto che mi arresta. Io ho 16 anni e non ci trovo niente di divertente in questo, ma mi rende felice vedere il mio fratellino ridere e divertirsi così. Mentre giriamo nell'aereo porto alla ricerca dell'uscita vedo dei ragazzi e delle ragazze con gli zaini. E' venerdì 13 Maggio e le scuole cominciano lunedì. Arrivati a casa anche io andrò in una scuola vicina . Spero di farmi subito degli amici, non voglio rimanere da solo. Il viaggio in macchina è lungo e noioso. I paesaggi sono molto diversi dall'America. Ci sono molti più spazi verdi e macchine diverse. Dopo ore e ore arriviamo a casa. E' notte tarda e due lampioni illuminano la casa. E' immensa, circondata da un bellissimo giardino, più bello che nella foto. Mamma e papà suonano il campanello e io riaccendo il telefono e mi metto di nuovo le cuffie. Mentre mi assento nel mio mondo dalla porta esce la padrona di casa . E' una donna sulla mezza età. Accanto a lei c'è un uomo, forse suo marito. Lei è magra e di bassa statura, i capelli biondi e lunghi e gli occhi azzurri come il vetro, quasi trasparenti. Lui invece è l'esatto contrario: alto e forte, con gli occhi marroni e i capelli scuri tagliati corti. Si presentano come Gino e Laura. Scarichiamo le valigie e Lory annusa il giardino, poi abbaia inaspettatamente. Sentiamo abbaiare in risposta e subito esce dalla porta un altro Labrador, un maschio, più grande di lei.

-Quello è Ettore, il nostro cane. Il nome l'ha scelto nostra figlia Katia. Adesso non c'è, è andata dormire da delle amiche, ma dovrebbe tornare domenica pomeriggio. Lunedì cominci la scuola?- Mi guarda. Sento a malapena la sua domanda ma annuisco, e ritorno nel mio mondo.

- Se vuole, Mara, posso portare suo figlio la mattina quando porto Katia...- -Oh, mi dia del tu- dice mia madre masticando le parole -e comunque non vorrei recarle disturbo!-

-Nessun disturbo signora Rose. Ecco a voi le chiavi, buona serata signori.-

Ci sorride e rientra. Entriamo nella nostra 'metà' della grande casa. L'arredamento è moderno e recente. Io vago un po' per la casa, ma finalmente trovo la mia camera. Le pareti sono azzurre chiare, sul letto ho appena steso un lenzuolo blu. Mi guardo attorno:una TV, un armadio, due mensole, un comodino e una grande scrivania. Sistemo i miei vestiti e i miei libri e poi accendo il computer. Vado su Facebook e aggiorno i miei amici:"Ehy qui tutto bene, la casa è bella e i vicini (per ora) non si sono dimostrati dei pazzi omicidi come aveva predetto Patrick. Vi saluto: Simon xx". Scendo giù in cucina e aiuto i miei a mettere a posto le cose. Alla fine crollo distrutto sul letto e mi addormento pensando al giorno dopo.

Spazio Autrice:

Hey, sono sempre io, Leti. Ho pensato di scrivere un'altra storia (per chi no lo sappia l'altra si chiama "Niente accade per caso") e spero che vi piaccia tanto. Commentate e fatemi sapere.

-Leti-

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