Capitolo 8

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Katia



Apriamo gli zaini e cominciamo a montare le tende. Dopo pochi minuti riesco a mettere l'ultimo pezzo al suo posto, mi volto e vedo Simon coperto di sudore e con la lingua tra i denti che non capisce dove mettere un piolo. Mi scappa una risatina e mi fermo prima che mi senta. Quando ha finito si siede accanto a me e insieme osserviamo la nostra opera. Una forte folata di vento mi scompiglia i capelli e devo socchiudere gli occhi.

-Menomale che abbiamo piantato le tende al terreno, o sarebbero volate via subito- urlo mentre il vento porta via la mia voce.

-Aspetta io non ho piantato la tenda in terra!- lo guardo e vedo il suo volto sbiancare e credo di avere la stessa espressione perché sento le guance fredde.

Non faccio in tempo a buttarmi sulla tenda per evitare che voli che quella già volteggia in aria. Sembra quasi che mi canzoni e dica sorridendo sotto i baffi:

' Ti ho fregata, adesso sono liberaaa!'.

Mi volto a vedere Simon che ha una faccia abbastanza stupida, gli occhi sgranati e la bocca aperta come una 'o'. Non posso trattenermi e scoppio a ridere proprio come prima.

-Non dovresti ridere, io adesso dove dormo?- dice guardandomi serio. Smetto di ridere di colpo e lo guardo con gli occhi spalancati. 'E adesso dove dorme?' chiedo dentro di me. Bel problema.

-Forse se ci stringiamo un po' puoi dormire nella tenda con me, ma se ti avvicini di un centimetro ti stacco le dita!- concedo riluttante della mia stessa idea, ma non lo avrei lasciato dormire fuori.

-E chi ti tocca?!- risponde sfacciatamente e mi guarda come per dire 'Adesso prova a ribattere!'. Getto la testa indietro e rido poi mi alzo e comincio a corrergli dietro. Lui a volte si ferma e quando sono sicura di stare per afferrarlo, riparte e si allontana da me. Dopo un po' vedo che si ferma e guarda in alto. Non ci faccio caso, invece noto che le ombre stanno scomparendo e che tutto si sta facendo più chiaro. Guardo finalmente su e vedo una stella gigantesca e molto luminosa venire giù dal cielo.

-Katia corri!- grida lui accanto a me mentre si siede in terra fissando il cielo. Prendo la macchina fotografica di corsa e mi siedo accanto a lui. Scatto alcune foto frenetiche e noto che la meteora non entra più nell'obbiettivo. Prima che possa metabolizzare cosa stia succedendo Simon mi afferra per i fianchi e si butta di lato, trascinandomi con sé. Sento uno schianto fortissimo e finiamo entrambi contro la tendina. Rimaniamo così per un po', poi alzo lo sguardo e capisco di essere tra le sue braccia, la testa appoggiata sul suo petto. Guardo dentro quegli occhi azzurri in cui vedo riflessi i miei. Lui si alza lentamente e mi porge una mano per aiutarmi. Guardiamo il punto dove stavamo fino a poco fa: un grosso cratere si è aperto e alcuni alberi attorno sono bruciati. Cammino piano mentre la luce emessa dalla pietra mi acceca e il suo calore mi fa venire i brividi in ogni parte del corpo. Tutto questo è troppo simile al mio sogno. Che non sia mai stato un sogno, che sia stato un avvertimento su cosa sarebbe successo? Non ho idea di quello che fosse, ma voglio scoprirlo al più presto. Non sapere le cose mi faceva crescere dentro ansia e curiosità, ma soprattutto determinazione.

Ci avviciniamo ancora di più, attenti a non fare alcun rumore. Il terreno sotto i miei piedi si inclina verso il basso. Stiamo entrando ancora di più nel cratere e la luce ed il calore sono sempre più intensi. Simon mi porge la mano che prendo subito senza pensarci due volte. La stringe e mi da quel coraggio che mi mancava per dire le fatidiche parole che entrambi speravamo di non pronunciare:-Contiamo fino a tre, poi guardiamo- cerco di tenere ferma la mia voce, ma sull'ultima parola prende una sfumatura titubante e insicura.

Il mo cuore batte all'impazzata e sento la faccia caldissima.

-Uno- muovo un passo indeciso verso il meteorite. -Due- sento la sua man che mi stringe ancora e sono sicura che le nocche stiano sbiancando. -Tre!- Scattiamo in avanti e la luce che fino ad ora aveva formato un compatto muro davanti a noi svanisce. Siamo circondati proprio da questo muro di luce, come dentro una cupola. In terra, proprio al centro del cratere, c'è qualcosa di cui non saprei definire la forma. A guardarlo meglio da vicino non è un meteorite. E' formato da delle parti metalliche e ha la forma di un uovo. Camminiamo lenti continuando a tenerci per mano. Non ho paura, non sono quella ragazza che scappa via correndo appena vede un povero insettino innocuo, ma questa situazione mette davvero i brividi. Ormai siamo a un metro di distanza dalla 'cosa' (come altro si potrebbe chiamare?). Il silenzio è così profondo che quando la 'cosa' emette un leggero sbuffo saltiamo dalla paura. Simon sembra più sicuro di sé, come se fosse una cosa che fa tutti i giorni, tipo 'Ehy oggi non so cosa fare, perché non vado a controllare se qualche meteorite mi travolge?'.

Socchiudo gli occhi per scacciare quei pensieri e vedo che sulla 'cosa' si sta aprendo un piccolo sportello. Una luce ci illumina la faccia e per pochi secondi rimango accecata. Sento una forza dentro di me che mi attrae verso quella porticina. Come se fossi in tranche tolgo la mia mano da quella di Simon, cammino con passi lenti e mi abbasso per metterla nell'apertura.

-No Katia fermati!- dice una voce lontana, mi sento afferrare ma scosto bruscamente la mano che mi stringe la spalla. Voglio vedere cosa c'è, sento un desiderio irrefrenabile di scoprirlo e il tempo che aspetto è straziante. La mia mano tocca qualcosa di freddo. La ritraggo e ritorno lentamente dove prima. I pensieri cominciano a scorrere di nuovo normalmente e mi alzo a guardare Simon che mi fissa la mano a bocca aperta e con un'espressione abbastanza scioccata. Guardo anche io in basso e vedo cosa stringono le mie dita: una piccola bottiglietta di vetro con un'etichetta come quelle in cui mettono i profumi ma con la sola differenza che .. E' vuota. Guardo meglio quella striscetta di carta e leggo:'Quando servirà capirai'.

Che frase era da scrivere su un profumo oltretutto vuoto? Non capisco cosa c'entri tutto questo con il meteorite, la 'cosa' o come volete chiamarla. La guardo meglio e noto le lucine che si accendono e spengono ai lati, la luce fredda e meccanica che emette

-E' una navicella...- sussurro con un filo di voce e quasi non credo alle parole che ho detto.

"...E di certo non è qualcosa di umano" penso. Il bagliore che emette, le onde che percepisco.... Non ho mai provato queste cose.

Poi ad un tratto sento una fitta lancinante alle tempie e mi porto le mani alla testa mentre cado a terra in preda al dolore.

-KAT...- grida lui accanto a me cercando di afferrarmi, ma sembra che la forza maligna che mi ha assalita stia assalendo anche lui, perché adesso è nella mia stessa posizione. Non vedo nient'altro che nero e alcune stelline bianche che baluginano davanti agli occhi. Dopo quelle che sembrano ora il dolore scema e riapro gli occhi. Vedo Simon che cerca di rialzarsi come me e gli vado in contro.

-Cos'è successo?- chiedo con voce insicura. "Non devi mostrarti debole" penso "Devi essere coraggiosa". Cerco di assumere l'aria più spavalda che ho, ma l'unico risultato che ottengo è una smorfia che mostra tutta la paura che ho dentro.

-Non lo so, ma prima andiamo via, meglio sarà per entrambi- dice con voce cupa e mi prende la mano. Risistemiamo tutte le nostre cose e corriamo via da quel porto maledetto. Mentre camminiamo nessuno dei due parla, così prendo in mano la bottiglietta e la guardo meglio: è vuota, questo è certo, ma perché mettere una bottiglietta vuota dentro un'astronave? Non ha senso. Adesso voglio solo andare a casa e fare una bella dormita.

Ma ho la brutta sensazione che tutto questo non finirà qui...



Spazio Autrice:

Ehy, ho messo il capitolo! Vi piace la storia? Commentate sempre e ditemi se vi piace questa storia (potete leggere anche 'Niente accade per caso').

Bye bye

-Leti-

P.S. Ho pensato di cominciare a scrivere un'altra storia ambientata negli Hunger Games... Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate ❤😄

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 19, 2013 ⏰

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