Mi sollevai a fatica dal quel letto scomodo dell'infermeria, mentre Fred cercava di sostenermi più come poteva, assecondando i miei piccoli movimenti come poteva.
«Se vuoi, posso portarti io come poco fa, non voglio che ti stanchi troppo» disse ad un certo punto. Non eravamo lontani dall'infermeria di neanche cinque metri che mi aveva fatto fermare. Avrei risposto che non ne avevo bisogno, ma non ebbi tempo di formulare una parola. Fred Weasley mi prese in braccio trasportandomi silenziosamente verso la sala comune dei Grifondoro. «Tranquilla» mi aveva detto prima che cominciasse a camminare per il corridoio mezzo deserto, illuminato dalla luce ostacolata dalle nuvole proveniente dal cortile principale.
Neanche io volli dire una parola. Ero rimasta zitta a giocherellare con la cravatta un pò storta del rosso, sorridendo perché Fred aveva sempre qualcosa fuori posto che non risultava mai stonare per davvero. Quando arrivammo in sala comune, questa era totalmente deserta. Il camino della stanza, tuttavia, era rimasto acceso ed io ero seduta proprio lì accanto per togliermi un pò di umidità dalle ossa. Ad Hogwarts faceva veramente freddo e non era ancora arrivata la stagione invernale. Non sapevo come sarei sopravvissuta alle gelide temperatura e rimasi preoccupata della cosa; ero spacciata.
«Cosa stai pensando Black?» domandò Fred vedendomi in sovrappensiero «Stai meglio? Ti serve qualcosa?».
«Mi piacerebbe che smettessi di chiedermi ogni due minuti se sto bene e vorrei che ti sedessi qui accanto a me» risposi indicando un posto sul tappeto vicino a me, spostando un pelo la coperta che avevo sulle spalle.
Fred rimase immobile per un paio di minuti, appoggiato ad un tavolino su cui stava un grazioso servizio da tè, ne aveva una tra le mani in cui aveva versato l'acqua bollente e una bustina di tè ai frutti di bosco.
«Intendi lì, su quel tappeto?» balbettò paonazzo in viso che il mio occhio fece finta di non vedere. Annuii con la testa. Il ragazzo si sedette dove avevo indicato subito dopo, portando un'altra tazza di tè. A pochi centimetri di distanza potevo affermare con certezza che fosse rosso in viso; un rossore che lui inutilmente cercava di nascondere bevendo a grandi sorsi con me.
«Sono contenta che tu mi abbia difeso» dissi, allontanando la tazza fumante dal mio viso «Nessuno lo aveva mai fatto per me, a tal punto da mettersi contro una come la Umbridge. Ti ringrazio».
«Figurati! Tu avevi bisogno di un amico; qualcuno che in quel momento doveva farsi avanti senza paura delle conseguenze. Mi sentivo in dovere di farlo. Tra l'altro non potevo rimanere a guardare quello che ti stava facendo e restare con le mani in mano».
Sorrisi istintivamente, come se fossi la persona più felice sulla terra, lasciandomi avvolgere le spalle da una delle due lunghe braccia di Fred, non appena smise di dire quelle parole. Da quel momento in poi ebbi due certezze: la prima era che la giustizia esisteva; e anche quando non pensiamo possa esserci, in realtà arriva sempre; la seconda era che avevo trovato qualcuno che si preoccupasse della mia giustizia. Ma Fred Weasley non era solo diventato il mio protettore o "salvatore", soprannominato così dalle voci di corridoio: in poche settimane era diventata la persona di cui mi potevo fidare e l'unica con cui potessi confidarmi senza troppo imbarazzo. Non si direbbe, dato che era Fred Weasley, uno dei gemelli più famosi che Hogwarts conoscesse e inventore di strani congegni, ma soprattutto di ottimi scherzi, fosse una persona divertente, simpatica e sempre pronto a cacciarsi nei guai. Nessuno avrebbe mai pensato a Fred come un grande ascoltatore, il quale non ti giudicava mai, eppure ci trovavamo a parlare quasi ogni pomeriggio in biblioteca, mentre facevamo i compiti.
Presto per la scuola, le voci di corridoio cominciarono a fare strane congetture riguardo al nostro rapporto. Il fatto che io e Fred fossimo diventati inseparabili, sempre l'uno di fianco all'altro e che passassimo un sacco di tempo insieme mi aveva fatta classificare come una sua ipotetica fidanzata. Le ragazze ci guardavano con invidia delle volte, nascondendo i loro volti con i libri per far sì che non si leggesse neanche il labiale; mentre i ragazzi non riuscivano a credere che a Fred potesse piacere una ragazza come me, dal terribile carattere, ma presto l'argomento "ragazza cazzuta e il giocatore di Quidditch" non fu poi così male come sembrava. Addirittura si iniziò a pensare che fossimo una coppia invincibile. A volte sia io che Fred, un pò imbarazzati all'inizio, ci divertivamo come potevamo e mettevamo in atto qualche scena che potesse fare scalpore, solo quando la Umbridge non era in giro a controllarci: lei non avrebbe mai approvato.
Anche lei cominciava probabilmente a pensare che tra me e Fred ci fosse qualcosa di serio, ma non n'era sicura. Ci guardava spesso studiare insieme nel cortile interno o parlare di Quidditch nei corridoi, ma niente di che. Devo confessare che anche io ci cascavo nella nostra perfetta recitazione, credendo che qualcosa tra me e il rosso potesse davvero esserci. Non perché ero innamorata, la cosa era fuori discussione. Come potevo mai innamorarmi del mio migliore amico? E se anche le cose stessero così, sicuramente avrei ricevuto solo un rifiuto. Non mi andava neanche di rimanerci troppo male della cosa, semplicemente tutto restava così per com'era.
Quella mattina di fine novembre, mi sedetti al tavolo della colazione come al solito e iniziai a mangiare qualcosa accanto al rosso. Presi una ciotola per mettergli dei cereali e un pò di latte. Non era una colazione da re, ma sempre meglio delle sbobbe di zio Joseph: quello non ci sapeva proprio fare con la cucina, per questo toccava a me farlo per entrambi. Stetti per mangiare la prima cucchiaiata quando un tonfo mi fece sobbalzare e mi trovai un enorme pacco di fronte ai miei occhi. Alzai istintivamente gli occhi incrociandoli con quelli di Zeld, il gufo di papà, mentre Baco, il gattino rosso, veniva verso di me con una lettere tra i denti, che lasciò per sedersi comodamente sulle mie gambe.
«Sembra che questa mattina sia parecchio interessante» intervenne Ron, osservando il pacchetto sul tavolo dalla strana forma.
«Che cos'è?» chiese Ginny, lasciando qualche istante il suo posto tra Harry ed Hermione per avvicinarsi curiosa «È l'unico pacco di stamattina».
Aveva ragione: era l'unico paco quel giorno. La cosa aveva fatto sì che fossi al centro dell'attenzione per tutti, ma poco mi importava, volevo vedere di che si trattasse. «Faresti bene a leggere la lettera di tuo padre prima» Baco mi riprese prima che potessi snodare il primo filo di spago. Ascoltai il suo consiglio e presi la lettera per leggerla.
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➣ The daughter of Sirius Black ¹ [IN REVISIONE]
Fanfiction𝗙𝗮𝗻𝘁𝗮𝘀𝘆 𝗡𝗼𝘃𝗲𝗹 ⸺ 𝗙𝗿𝗲𝗱 𝗪𝗲𝗮𝘀𝗹𝗲𝘆 Caroline Black, diciasettenne londinese, è la figlia di Alicia e Sirius Black, entrambi maghi che hanno frequentato al loro tempo la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Alicia Black viene a...