Capitolo 3: Questioni di Casa

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La tavola era imbandita ancora una volta delle delizie più buone che la signora Weasley potesse preparare per i suoi ragazzi prima di lasciarli andare via per i seguenti nove mesi. A me sarebbe mancata tantissimo. Molly Weasley aveva rappresentato per gli ultimi tre mesi una madre amorevole.
«Tesoro vuoi un altro bicchiere di succo prima di andare? Il viaggio sarà lungo, avrete bisogno di tutta la forza possibile e riposatevi» domandò la donna. Quel giorno i suoi capelli erano più arruffati del solito, legati in modo che non le finissero davanti agli occhi scuri e sulle guance. Aveva indossato uno dei suoi più bei grembiuli quel giorno, voleva che la ricordassi così molto probabilmente. Avrebbe voluto venire a vederci prendere il grandioso e leggendario Hogwarts Express, il quale si sarebbe allontanato velocemente verso il cuore della Gran Bretagna, oltre la distesa di alberi fino alla famosa scuola di magia; purtroppo non sarebbe stata lei a venire con noi, bensì Malocchio e Tonks. Anche mio padre sarebbe voluto venire, avrebbe fatto di tutto per vedermi partire.
«Sirius Black è ancora pericoloso uscire fuori allo scoperto, è meglio che te ne stai qui buono» lo aveva rimproverato il mago col bastone dirigendosi verso la porta d'ingresso.
«Non preoccuparti papà. Ci saranno altre occasioni di vedermi in uniforme» lo rassicurai. «Magari un giorno di questi potremmo parlare» fece una pausa guardandomi con sguardo fiero «Sei proprio brillante come tua madre».
«No» controbattei «Io sono un terzo di quanto era la mia mamma, in tutto e per tutto». «Invece io non penso sia così. Sai tua madre era una donna coraggiosa, intelligente e provava a ribellarsi a ciò che riteneva sbagliato senza vergogna. I miei genitori non l'hanno mai amata in modo particolare. Vieni» mi fece un segno di seguirlo su per le scale verso una delle stanze chiuse a chiave. Era una stanza particolare, poiché nella parete era raffigurato l'albero genealogico della famiglia Black.
«Sai Caroline, la mia famiglia era una di quelle purosangue con l'odio radicato nel profondo per i babbani, ed io non n'ero mai venuto a capo, tutti quanti nella casa. Non riuscivo a capirlo. Tra l'altro il fatto che fossero tutti serpeverde aumentava il loro ego in maniera esponenziale, tanto che per chi non accettasse questo loro modo di essere li portava a cancellarli da questo albero genealogico. Io ero tra quelli. Il mio viso è sparito e immagina la reazione di tutti gli altri. Tua madre è stata una delle poche che mi ha sostenuto ed ha affrontato in maniera brillante ogni difficoltà. Credevano che fossi io l'animo forte, ma si sbagliavano, era lei. Questo era non solo per raccontarti un pò le origini della mia famiglia, ma perché devi stare attenta. Persone del genere esistono ancora. I Malfoy sono persone del genere, ma sono anche nostri parenti. Il figlio unico, Draco Malfoy è così. Fai attenzione».
«Va bene» risposi con un cenno di testa ed un piccolo sorriso.
«Papà, posso chiederti perché sei sparito tutti questi anni?» indugiai sulla soglia della porta. Non sarei riuscito a fargliela in un altro momento, meglio tagliare la testa al toro. «Purtroppo il destino con me è stato crudele. Dopo la morte di tua madre, un'altra cosa successe chiudendomi in una prigione per troppo tempo. Ero stato incastrato da un  uomo che credevo fosse buono della morte del mio migliore amico e di sua moglie, i genitori di Harry».
«Sei stato in prigione tutto questo tempo ed io non lo sapevo?» dissi con voce tremante. Non potevo credere che quell'uomo avesse dovuto sopportare le pene dell'inferno.
«Tesoro, tranquilla. Abbiamo passato tutti e due momenti terribili, ma la cosa che conta è che siamo qui e ci siamo finalmente rincontrati. Ora vai, o Malocchio viene fin quassù».
Al momento del mio arrivo a Kings Cross lasciai che fossero gli altri a condurmi verso il binario nove e tre quarti. Mi stupii molto delle cosa poiché ero sicura che non potesse esistere, ma ovviamente tutto esisteva nel mondo della magia. Arrivati tra il binario nove e dieci, Harry e Ron furono i primi a correre verso il spartitraffico svanendo nel nulla assoluto. Rimasi letteralmente a bocca aperta di fronte quella scena, pensando che io sarei andata a sbattere contro quei mattoni, facendomi molto male.
«Posso avere una paura matta di non riuscire ad andare dall'altra parte? All'improvviso non mi sento bene».
«La cosa più importante in questo caso è non pensare assolutamente a quello che stai per fare» mi rassicurò Fred «Immagina di trovarti su un prato o su una spiaggia e di voler correre senza un motivo, ecco. La prima volta è piuttosto normale, non preoccuparti di sbattere, non capiterà».
Fred mi lasciò prendere tutto il tempo possibile per poter entrare dentro quel grande pilastro di cemento, nonostante mancassero meno di dieci minuti di partenza. Lui si fece spazio abbastanza per andare prima di me, con la promessa di farsi trovare dall'altra parte. Se volevo essere in tempo dovevo farmi coraggio e sbrigarmi. Chiusi d'istinto gli occhi prima di correre, poi mossi velocemente i piedi, liberando quanto possibile l'idea di uno schianto. Con grande sorpresa e felicità mi trovai al binario nove e tre quarti tutta intera. Nella corsa finii contro il petto del rosso dall'altra parte. Il ragazzo mi prese immediatamente, con abbastanza forza da non cadere.
«Presa» disse con un sorriso smagliante. «Grazie» feci per allontanarmi da lui con il viso rosso come un peperone. Semplicemente presi il mio carrello e dirigermi verso l'Hogwarts Express.
Entrai in una delle cabine dei vagoni centrali, quelli che i gemelli Weasley mi avevano indicato. Era cosa di ogni anno che Harry, Ron e Hermione si sedessero verso la fine, mentre gli altri in un'altra cabina. Quando entrammo nella nostra Ginny era già seduta e guardava con interesse uno dei libri di scuola. Teneva le gambe accavallate e le braccia piegate per far sì che il manuale fosse all'altezza del suo viso. Quando la porta della cabina fece il solito scatto, i suoi occhi lasciarono le pagine ingiallite per rivolgersi a noi.
«Finalmente, pensavo non arrivaste più!» affermò con uno sbuffo.
«Scusaci sorellina, ma Caroline voleva una mano» spiegò George ridendo sotto i baffi «Non sapeva come sistemare il suo baule e pretendeva che con la magia funzionasse, ma l'abbiamo subito fermata prima che le arrivasse un gufo».
«Non sapevo di non poterla usare fuori dalla scuola. Hermione si è dimenticata di dirmelo quando abbiamo provato gli incantesimi» risposi mettendo un broncio e le braccia conserte.
«Questo é anche perché c'è un incantesimo intorno alla casa. E poi non hai provato tutti gli incantesimi, ne avrai provato due o tre» Fred puntualizzò muovendo il dito davanti al mio viso con fare saputello. «Così Weasley?» pensai. Cambiai espressione.
«Ricordati che tua madre mi ha chiesto di controllarvi, quindi non sfidarmi».
«Caroline, tu non lo faresti mai? Dico non avresti mai l'idea di raccontare qualcosa di non vero?».
«Non ho bisogno di inventarmi nulla, combinerete sicuramente qualcosa voi due»  feci la linguaccia al rosso.
Il treno partì alle undici e in punto dal binario nove e tre quarti, attraversò il piccolo passaggio in pietra, inoltrandosi all'interno di quel paesaggio forestale. Rimasi ipnotizzata dal verde scuro di quegli alberi alti, tanto da sembrare arrivare fino al cielo, in quel momento di un azzurro limpido e privo di nuvole. Accarezzavo il morbido pelo del mio gatto parlante rosso, Baco. Mio padre me lo aveva dato prima di uscire da Grimmauld Place numero dodici, almeno per quell'anno.
«Pronta per il primo anno?» mi chiese il micio, osservandomi con i suoi grandi occhi verdi. «Sono nervosa, in realtà. Spero di non finire nella stessa casa con mio cugino, quello sarebbe il colmo» dissi. Stavo già pensando ad una folta chioma bionda e occhi verdi.
«Non hai alcun motivo di preoccuparti» il gatto mi tranquillizzò facendo un pò le fusa. «Tuo cugino?» domandò Fred accanti a me, interrompendo la sua discussione con George proprio per capire di più sulla mia affermazione. Forse già poteva immaginare chi potesse essere; solitamente quando si pensava ai Black il nome della famiglia più vicina era senza dubbio quella dei Malfoy. Anche io speravo che non fosse vero, ma quella era la mia parentela e dovevo farmene una ragione. «Draco Malfoy» risposi senza un velo di emozione nella voce, o qualcosa che facesse capire che ne fossi orgogliosa.
Improvvisamente nella cabina dai sedili tappezzati di verde, calò il silenzio, mentre gli sguardi erano rivolti verso di me. Persino Ginny smise di leggere il suo libro. Mi sentivo in imbarazzo e intimida da tutti quei occhi, così tanto per la prima volta. Non sapevo cosa Draco avesse potuto combinare in tutti quei anni, ma provavo lo stesso vergogna. «Anche solo sentire il suo nome mi fa antipatia e mi sa di cattiveria. Per quello che mi ha anche raccontato mio padre, la sua famiglia non sembra avere una bella fama» affermai. «Credimi, posso assicurarti che tutto quello che senti su Draco Malfoy è vero. Quel ragazzo soffre di grossi complessi di superiorità. A noi ne ha dette di tutti i colori, tutto merito del suo paparino. Lucius Malfoy è un mangiamorte» sbottò George dall'altra parte del divanetto su cui ero seduta».
La sua affermazione mi demoralizzò parecchio. Era chiaro che quel ragazzo avesse offeso più volte la famiglia Weasley, ma io non mi sarei mai permessa di essere cattiva con qualcuno o arrabbiarmi ed essere una bulla senza motivo. Non potevo neanche essere paragonata a quel ragazzo la cui convinzione era al di sopra di qualsiasi cosa, nonostante ciò continuavo ad interrogarmi sul suo comportamento.
«Non ci pensare più di tanto» mi consolò Fred mettendo un braccio intorno alle mie spalle. Se quello era un modo per distogliere l'attenzione su Malfoy ci era riuscito. Sentivo le mie guance prendere fuoco e probabilmente ero arrossita; ed era impossibile nasconderlo. Ad un certo punto ci ritrovammo faccia a faccia, immobili come statue. Fred avrebbe potuto osservare ogni centimetro del mio viso e lo fece, senza battere ciglio neanche un secondo. La sua mente non doveva essersi accorto del resto che lo circondava e probabilmente ero così anche io. Solo la finta tosse di Ginny aveva interrotto il nostro contatto visivo, tornando a leggere con un sorrisetto sul volto.
«Allora speriamo davvero che tu sia insieme a noi» disse.
«Voi siete..?»
«Grifondoro. Tutti Grifondoro. La nostra famiglia è da secoli in questa casa, per quanto riguarda la tua, a quanto so erano quasi tutti in Serpeverde».
«Sì, mio padre credo sia stato l'unico in Grifondoro» confermai la versione della ragazza «Sinceramente spero anche io di essere una Grifondoro».
«Lo sarai» mi assicurò Fred.
«Anche noi speriamo che tu lo sia Caroline, altrimenti come farei senza di te» Ginny sorrise, così come lo facevano i due gemelli seduti di fianco a me.
Il viaggio proseguì senza intoppi. Tornai a guardare fuori dalla finestra come prima perdendomi in quel paesaggio, poi uno strano riflesso mi spinse a voltarmi verso la parte opposta, in direzione del piccolo corridoio. In quel momento un grande carrello pieno di leccornie mi riempii gli occhi, mentre un delizioso profumo di dolci invase le mie narici. «Qualcosa dal carrello cari?» la donna che lo spingeva chiese. Mi avvicinai con fare curioso osservando ogni tipo di squisitezza e tra tutte scelsi una brioche di zucca. La gustai a piccoli bocconi e senza che me accorgessi eravamo già arrivati a destinazione.
Percorsi a piccoli passi gli scalini di ferro che dal corridoio permettevano di scendere. I miei occhi, una volta che ebbi poggiato i piedi sul marciapiede, cominciarono a vagare al solito loro perlustrando tutto l'ambiente circostante. Una normalissima stazione immersa in una distesa di verde che era la foresta e da una parte c'era il passaggio per uscirne.
«Ciao Harry» una voce a me nova arrivò alle mie orecchie facendo sì che mi nascondessi dietro il mantello di Fred. Il ragazzo mi guardò per un attimo confuso, ma poi con ampio sorriso afferrò la mia piccola mano e la strinse forte per infondermi coraggio. Ad Hogwarts non avrei dovuto avere paura di niente. «Hagrid, come va?» il rosso richiamò l'attenzione dell'uomo. Quell'Hagrid assomigliava molto ad un gigante, almeno in confronto a me lo era, ma sapevo che i giganti erano molto più grandi di quello. Aveva piccoli occhi scuri, i capelli erano neri e crespi, con qualche filo bianco, mentre il viso era coperto in parte da una lunga barba incolta e aggrovigliata. Anche il suo aspetto era un pò trasandato, mi indusse a pensare che lavoro svolgesse all'interno della scuola di magia.
«Hey Fred!» salutò il ragazzo, l'uomo, spostando velocemente lo sguardo da lui a me «E tu devi essere Caroline Black. Tuo padre mi ha raccontato di te. Incredibile, assomigli alla tua mamma, Alicia» rimase stupito, con occhi e bocca spalancati.
«Non è bella Hagrid? Con l'uniforme della scuola poi...secondo te ce l'ha la stoffa per i Grifondoro?» domandò Fred all'uomo. Hagrid sorrise e osservandomi ancora con occhi curiosi, soffocò una breve risata voltandosi verso il ragazzo. «Ben detto Freddie! Naturalmente, in fondo anche i suoi erano Grifondoro. Ricordo ancora l'espressione di suo zio Regulus quando ha scoperto che Sirius era stato smistato lì».
Arrivammo a scuola grazie a delle carrozze trainate da Thestral. I gemelli spesso mi chiedevano che aspetto avessero, ma ogni volta mi ritrovavo a ripetere che fossero dei cavalli alati molto speciali. Li guardavo muoversi, sentivo il loro fiato e il cuore battere veloce e non so se fosse una cosa che succedesse con tutti o semplicemente con me. Ad ogni modo, i Thestral in quel momento erano l'ultimo dei miei pensieri, poiché uno ancora più forte stava prendendo possesso della mia testa. Non negherò che ero terribilmente spaventata dall'idea di dover finire in una casa lontano da tutti gli altri con la grande paura di non trovarmi a mio agio. Volevo davvero essere una Grifondoro. Forse mai prima d'ora avevo avuto un desiderio del genere. Ero nervosa, non potevo negarlo, e quando la professoressa Mcgranitt mi chiamò sentii le mani formicolare e sudare freddo. Minerva Mcgranitt sarebbe stata la mia professoressa di trasfigurazione, materia che io adoravo. La sua voce mi aveva risvegliato facendo sì che la guardassi nei suoi  grandi occhi felini  azzurri. «Coraggio Caroline! Puoi farcela, in fondo cosa potrebbe mai essere peggio che finire in Serpeverde» pensai stringendo i pugni. Mi sedetti su quello sgabello davanti a tutti gli studenti della scuola con un grande nodo in gola. Da lì potevo vedere tutti, tutti coloro che sentendo il mio nome avevano smesso di parlare tra di loro per potermi osservare manco fossi stata un'attrazione turistica. Lo facevamo perché mio padre era Sirius Black? Molto probabilmente, dovevo aspettarmelo: ero la figlia di un presunto assassino. L'unica persona al di fuori dei miei amici al tavolo dei Grifondoro, sedeva dall'altra parte della stanza, al tavolo dei Serpeverde, Draco Malfoy. Non mi erano serviti troppi indizi per capire che si trattasse di lui. Il suo modo elegante di indossare l'uniforme;i capelli biondi tirati leggermente indietro ai lati; quel sorrisetto compiaciuto così come lo era la sua espressione. Prima che mettessi il cappello parlante sulla testa lo guardai con odio al suo cenno della mano; indicava palesemente che sarei andata a finire lì.
«Ah...una Black dopo diverso tempo. Sembrano passati secoli da quando ho smistato i tuoi genitori al loro primo anno. Alicia e Sirius Black. Ricordo ancora l'espressione stupita di Regulus quando ha saputo che suo fratello fosse un Grifondoro» cominciò a parlare dentro la mia testa con una strana magia. L'unica cosa che potevo pensare era che non volevo essere assolutamente Serpeverde. «Immagino che neanche tu voglia stare in Serpeverde come tuo padre e posso dirti ciò che io ho detto a lui: è difficile non pensare che finirai come tutti gli altri perché qualcun'altro te lo impone, ma quasi sempre è possibile decidere del proprio destino, questo spetta a noi». «Grifondoro!».
Il cappello parlante aveva espresso la sua sentenza facendo inevitabilmente spuntare un sorriso contento sul mio volto. Sorrisi persino alla Mcgranitt, la quale lasciò che gli angoli della bocca le si curvassero impercettibilmente. Mi alzai dal mio posto e con fare svelto raggiunsi il mio tavolo accanto ai gemelli.
«Te l'avevamo detto che saresti stata senza ombra di dubbio con noi» Ginny mi strinse forte le mani nel mezzo di un grande applauso. «Ci hai messo un sacco di tempo seduta lì, che cosa ti ha detto il cappello così a lungo?». «Nulla di ché, semplicemente mi ha fatto pensare a qualcosa che avrei dovuto avere ben chiaro in mente sin dall'inizio».
«Ragazzi vi prego, un attimo di attenzione!» il preside della scuola aveva già cominciato a parlare «Vorrei dirvi qualche parola in merito ai cambiamenti apportati al collegio dei docenti quest'anno. Ringraziamo e auguriamo un buon anno scolastico alla nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure, Dolores Umbridge...».
«Li sentite?» chiese Ron a bassa voce. Noi tutti ci avvicinammo accanto a lui per ascoltare meglio la sua voce. Nessuno aveva capito a cosa si riferisse ma si intendeva che c'entrasse con la nuova professoressa nel suo completo rosa confetto.
«Prevedo guai in arrivo. Questa lavora al Ministero della Magia a fianco di Caramell, uno dei suoi collaboratori più fidati» spiegò il rosso non distogliendo il suo sguardo da lei.
«È vero» Harry sopraggiunse «Era alla mia udienza quest'estate, fortunatamente Silente era lì».
«Secondo voi è stata mandata dal ministero per qualche ragione, tipo fare da spia?»
«Certo che sì» mi rispose Ron, questa vuole controllare Silente secondo me e chi altri».
«Ci vuole più di una vecchia per controllarci» mi dissi, mangiando fino all'ultimo boccone della mia cena. Sulla grande tavolata era apparso praticamente di tutto, così avevo preso quello che mi attirava di più. Rimasi in silenzio la maggior parte della cena, non perché non volessi parlare, per nulla; ero rimasta a pensare a diverse cose: la reazione al mio arrivo; la frase del cappello; e adesso l'arrivo di una dal ministero che non sembrava avesse chissà quali belle intenzioni. Anche io sentii che avremmo avuto problemi, ma chissà.
«Hey, tutto bene?» Fred mi scosse leggermente il braccio per avere la mia attenzione. La mia testa andò a poggiarsi autonomamente sul suo braccio, con gli occhi che fissavano il vuoto. Non so come avesse preso quel gesto tanto improvviso, sta di fatto che si voltò nella mia direzione per guardarmi «Tutto ok?» disse di nuovo. «Sì, stavo solo pensando, scusa» risposi. Sul viso del rosso spuntò un grazioso sorriso, prima di lasciare tutto per andare nel nostro dormitorio. Mi aveva preso di nuovo per mano sotto il mantello, procedendo a passo spedito verso le scale, quando qualcosa ci fermò.
«Mi sorprende che mio padre non sia stato sufficientemente chiaro nello spiegarmi i dettagli della mia cara nuova cuginetta. Credevo che fossi ben diversa, ma inevitabilmente hai il nostro fascino» il biondo dagli occhi verdi si avvicinò a me, che non mi ero staccata da Fred neanche un secondo «E come sta papino, bene in quel buco buio dove può dormire sogni tranquilli?». Nel frattempo della folla si era radunata intorno a noi, per origliare meglio e spettegolare sulla faccenda; credo che un litigio tra cugini fosse la cosa più interessante che avessero visto nella loro vita. Non smettevano di guardarci, parlottavano tra di loro in attesa che rispondessi a chi mi aveva provocato.
«Ti assicuro Malfoy, che mio padre sta più che bene, sai a dovuto faticare un pò per togliersi il fango che solo i Malfoy conoscono bene, no? Siete molto amici se non sbaglio, con tanta terra addosso che non sapete più dove metterla e quindi la buttate sugli altri. Bel segno di eleganza, cugino» parlai provocado dei versi di stupore tra chi guardava.
«Intanto ti devo ricordare che è tuo padre che ha la nomina di assassino, o sbaglio?». «Sappiamo entrambi benissimo chi ha fatto passare la voce Malfoy, non costringermi a dire chi. Buonanotte».
Detto questo trascinai Fred via da quella situazione, fiondandomi, per quanto poco ne sapessi, verso in nostro dormitorio. Detta la parola d'ordine mi gettai dentro la sala comune rosso ed oro della mia casa con un grande mal di testa. Feci per salire le scale verso il mio dormitorio, ma a metà strada, esattamente nel punto in cui la scala di duplicava il rosso mi fermò all'istante.
«Caroline, senti, non pensare troppo a Malfoy. Gli brucia che tu non sia in casa con lui, tutto qui. Lascialo perdere, fidati» mi disse, come se fosse in dovere di farlo per chissà quale motivo.
«Grazie Fred».
«Allora notte» mi guardò ancora.
«Notte» dissi a mia volta, posandogli un piccolo bacio in guancia per quanto potessi arrivarci, fortunatamente ero su uno scalino. Dopo quel gesto mi chiusi dentro la mia camera avvampando come mai avevo fatto fino a quel momento.
«Avevo fatto la cosa giusta? Avrò fatto uno sbaglio? Come l'aveva presa? È possibile che pensi a qualcosa che non è? Caroline sei stupida!» mi dissi.

➣ The daughter of Sirius Black ¹ [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora