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Ero a malapena riuscito ad alzarmi dal letto e a stare in piedi in equilibrio. Tutto il corpo mi faceva male e camminare mi era impossibile. L'occhio era gonfio, ma per fortuna riuscivo a vedere con l'altro... e le lenzuola, erano piene di gocce di sangue che colavano dalle ferite. Ma che cosa mi aveva fatto quell'essere? Che cosa gli era preso? Ma soprattutto. ..che cos'era lui? Quale umano avrebbe potuto mai fare...ciò che aveva fatto lui. Ormai avevo solo paura di rivederlo, di vedere quel cupo viso...e quella disgustosa bocca con cui sembrava avesse voluto...mangiarmi, mangiarmi letteralmente il corpo. Poi quel biglietto sul mio petto conficcato nel suo...
era sicuramente un messaggio, che Jack non stava affatto bene. E io che mi ero fatto toccare da lui, abbracciare dalle sue braccia che osavo addirittura adorare...era una cosa del tutto raccapricciante. Mai più avrebbe ritoccato me, mai sarebbe rientrato nella mia casa, mai avrei osato riguradarlo negli occhi. Potevo essere innamorato, si, ma non pazzo. E a pensare anche di avergli detto "Ti amo", di aver dormito accanto a lui, di aver pianto per lui, di aver gioito dei suoi baci...del suo profumo...dei suoi sguardi. E i suoi occhi, maledetti i suoi occhi che avevano catturato me e il mio cuore, che mi avevano guardato mentre dormivo, che mi avevano fissato pieni di gelosia mentre parlavo con qualcun'altro. Io...io lo amavo ancora, nonostante tutto, lo amavo ancora... ma di sicuro non gli avrei mai più dato il permesso... di considerarmi suo, perché non lo ero. Per lo meno, non più.
Appoggiandomi alle pareti, andai verso il bagno per cercare di lavarmi. Quando però riscontrai la mia figura nello specchio, l'urlo che avrei voluto uscisse dalla mia bocca non si fece sentire, e furono le lacrime a bagnare il mio viso. Il mio corpo...era mutilato, non riuscivo quasi a intravedere il colore naturale della mia pelle a causa dei lividi. Inoltre, notai che sulla schiena vi erano anche dei tagli, fatti probabilmente con una lama. Lui mi aveva letteralmente sfigurato, distrutto. Riuscii a urlare e a maledirlo solo durante la doccia, quando l'acqua toccava le ferite e mi procurava un grande dolore.
Non ce la facevo più, sia fisicamente che mentalmente, e decisi di chiamare un taxi, il quale mi portò all'ospedale. Una volta entrato, un'infermiera era subito venuta in mio soccorso. Aveva chiamato altri suoi colleghi, i quali mi misero su una barella, spogliandomi. Erano rimasti mortificati. Cercarono di chiedermi cosa fosse successo, ma io ormai mi ero del tutto perso e svenii. Improvvisamente mi ritrovai in una stanza dell'ospedale, da solo, e notai che gli infermieri svolsero il loro lavoro. La maggior parte del mio corpo era bendato e vi erano un numero considerevole di fili e tubetti che fuoriuscivano dalle bende.
Subito dopo il mio risveglio, l'infermiera che mi accolse prima arrivò nella mia stanza insieme a un dottore, entrambi con un'espressione molto preoccupata. Mi fecero delle domande per assicurarsi che fossi cosciente, e io feci in modo di far capire loro che lo ero, nonostante l'incapacità di parlare. Dopo ciò, avevano preso una cartella e mi dissero che la situazione era allarmante. Le ferite sulla schiena erano piuttosto profonde, certi morsi aveano procurato delle infezioni a livello cutaneo e la possibilità che l'occhio perdesse la sua funzione era alta. Perciò mi dissero che dovevo rimanere in ospedale per almeno tre settimane e che, appena mi sarei ripreso, degli investigatori mi avrebbero convocato in un colloquio per discutere dell'accaduto... E io rimasi lì, senza dire niente, chiusi gli occhi, cercando di risvegliarmi da quell'incubo ...

GRAZIE PER AVER LETTO QUESTO NUOVO CAPITOLO.

Till roses turn blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora