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Ero ancora fra le sue braccia e non smettevo di riempirlo di baci sul collo,  baci che lentamente si stavano trasformando in piccoli morsi, non dolenti, che lo facevano gemere e lo inducevano a stringermi sempre più forte nelle sue braccia, mortali per me... erano così possenti, così attraenti, così inevitabili e mi trasmettevano un grande senso di protezione e di forza, una forza imperturbabile di un'intensità unica che, in tutto e per tutto, rendeva Jack quasi un'utopia per me, un'utopia di valori e di bellezza che, fortunatamente per me, erano tutti rinchiusi e resi concreti nella persona che desideravo di più al mondo.
Jack, in cambio, ogni volta che incrociavo il suo sguardo, aveva un'espressione piuttosto profonda e accattivante, un'espressione che veramente faceva venire in mente mille pensieri... e intenzioni, che però trasmetteva un solo unico desiderio... il possedere. Se Jack voleva qualcosa, l'avrebbe sempre ottenuta. Purtroppo egli era nato con un tale fascino e con una tale  irresistibilità, che già dal principio era riuscito ad avere anche me, senza neanche lottare per conquistarmi. Ero io quello ad essere caduto nella sua trappola e non potevo fare altro che essere la sua preda. Allo stesso tempo, però, intuivo che Jack mi stesse, in qualche modo,  nascondendo qualcosa. Nonostante anche egli sembrò volermi come io volevo lui, nonostante tutti gli abbracci e i dolcissimi baci, lui aveva sempre delle sorte di scatti fisici in cui pareva non riuscisse più a controllarsi, come se volesse all'improvviso saltarmi addosso e... farmi del male. Nei boschi, sulla moto, nel soggiorno di casa mia... ogni volta in cui eravamo stati più intimi, questi suoi scatti sembravano avere la meglio su di lui. Avevo sempre cercato di ignorare ciò, ma anche questa volta stava succedendo, facendomi seriamente preoccupare. Aveva cominciato a fissarmi, con il suo sorriso malizioso come sempre aveva fatto; aveva smesso di muovere delicatamente le mani sulla mia schiena, mettendole di scatto sul mio sedere, stringendomelo fortemente, questa volta procurandomi grande dolore. Le sue gambe le aveva usate per immobilizzare le mie, in modo brutale come mai prima aveva fatto, e con le mie mani, le uniche parti del mio corpo libere, cercai di staccarmelo di dosso, ma tentai invano. Era notevolmente più forte di me e non potevo porgli resistenza. Arrivato a quel punto, andai in panico, non sapevo cosa volesse farmi e se avesse avuto l'intenzione di fermarsi, avevo cominciato a piangere e lo pregai di smetterla. Ma non mi diede ascolto. A quel punto urlai, urlai con tutta la forza delle mie corde vocali, ma subito prese una mano e mi tappò la bocca. Si mise faccia a faccia con me e disse: -" Urla, urla...tanto è inutile, nessuno ti sentirà...fallo ancora, non farai altro che stuzzicarmi ancora di più... oh Elliot, siamo arrivati finalmente a questo punto!". L'aveva detto con una voce e un tono terrificanti, non l'avevo mai sentito parlare così prima, sembrava fosse un'altra persona. Subito dopo aveva cominciato a baciarmi frettolosamente su tutto il corpo, senza fermarsi su una specifica zona, e con le unghie graffiò la mia schiena e il collo, continuando a baciarmi come se non avesse controllo su sé stesso. Io ero terrorizzato, se avessi urlato gli avrei fatto solo piacere e se avessi provato a liberarmi, sarebbe stato solo un inutile tentativo, era troppo forte per me. Dovevo soffrire. Lui continuò ad evitare le mie lacrime, non gli importava se io soffrivo o meno, voleva solamente... usare il mio corpo in quel modo brutale, senza un minimo di ortodossia. A un certo punto sopportare non bastava più e, per cercare di farlo tornare in sé, gli diedi uno schiaffo sul viso, il che aveva fatto più male a me  che a lui. Si era fermato. Per qualche secondo mi aveva fissato, aveva visto le mie lacrime e i miei occhi rossi dal dolore e dalla paura ed egli... egli aveva ricambiato con il suo maledetto sorriso, bagnandosi poi le labbra e cominciando ad avvicinarsi... là sotto, arrivando poi a... a leccarlo e a prenderlo in bocca... Io non ce la facevo più, lo volevo lontano da me, non volevo più vedere il suoi occhi. Infine, con tutta la mia forza, urlai: -" Basta!!!"-. Lui allora si irritò, si alzò e mi diede un pugno, facendomi perdere i sensi, finendo così per svenire...
Quando mi svegliai, pensavo fosse tutto un incubo, invece era tutto reale; il mio occhio era nero, il mio corpo era pieno di morsi, di lividi e anche di sangue per i graffi. Sul petto vi era il suo...il suo seme e un biglietto con scritto " Fuggi...e te ne pentirai.". Stavo vivendo l'incubo peggiore della mia vita, una storia che se l'avessi raccontata a qualcuno, nessuno mi avrebbe creduto, un vero trauma.
Ero realmente distrutto...

GRAZIE PER AVER LETTO  QUESTO NUOVO CAPITOLO.

Till roses turn blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora