Voglio Tris.
La prima volta che l'ho portata nello scenario della mia paura, lasciando a nudo le mie emozioni e i miei turbamenti più introspettivi, eravamo chiusi in quella cassa insieme, lei tra le mie braccia, piccola piccola contro il mio petto.
Eppure non ho mai più conosciuto qualcuno di così grande.
Non mi ero divertito all'ora nemmeno con la sua presenza, come non mi diverto adesso. Sarebbe esageratamente da masochisti, e nemmeno io potrei arrivare a questo livello.
Ma almeno avevo qualcuno -qualcuno di incredibilmente speciale-, che mi distraeva.
Mi concentravo su Tris. Sul suo corpo stretto al mio, sul suono della sua voce, e mi sentivo più potente della paura.
Convertivo il terrore in forza.
Ma adesso... adesso come posso farcela se lei non c'è più?
Come posso prendermi in giro in questo modo? È sempre stata Tris a darmi il coraggio di cui avevo bisogno. Il suo amore mi rendeva forte. Mi sentivo audace solo quando lei era con me.
Ora, è tutto diverso.
Ma so perché sono entrato qui e devo rimanere concentrato.La simulazione misura la tua reazione alla paura.
È la voce di Tris. Ma devo stare attento a ricordarmi che è solo nella mia testa, o finirò per diventare matto.
Come se non fosse ciò che rischio tutti i giorni, da quando ho visto il suo cadavere.
Così non ti aiuti, Tobias. Mi ripeto da solo.
Devo rimanere concentrato... concentrato sulla sua voce. Sul ricordo sbiadito che ho della sua voce.Per cui se riesci a far rallentare il battito cardiaco, passerà alla fase successiva.
Avanti, Tobias, non fare il codardo. Mi dico.
Serro gli occhi e cerco di immaginare qualcosa che non sia la cassa di legno. Ma ogni volta che li chiudo vedo Tris.
E allora, in questo momento di pura disperazione, decido che posso ancora ricordarla come voglio io.
E cioè forte, coraggiosa, intrepida ma altruista.
Il mio battito cardiaco non rallenta, ma sicuramente adesso smette di palpitare così freneticamente per la simulazione. Ricordo la prima sensazione che ho avuto, afferrando Tris dalle braccia, per aiutarla a scendere dalla rete di salvataggio, quando ancora non sapevo nemmeno il suo nome, ma già ero interessato alla Rigida che era saltata per prima.Le assi di legno si allontanano dal mio corpo, e io, per un breve istante, provo una grande e pacifica sensazione di sollievo, che da tempo mi è stata negata.
Sia perché la seconda paura finalmente è passata, e ora mi rimane affrontarne solo un altro paio, sia perché ricordare quel momento, mi ha fatto sentire di nuovo forte.
Ma, come ho già detto, durò solo per un istante.
So cosa succederà adesso, ma la simulazione decide di prendersi tutto il tempo per far comparire, in mezzo ad un lungo corridoio buio, uno specchio.
Esito per un secondo, prima di osservare il mio riflesso. Ma non sono io quello che vedo. È Marcus, mio padre.
Sono io Marcus.
Nei panni di mio padre.
So quello che devo fare. Mi serve concentrazione, anche se dalla morte di Tris, è diventato più complesso mantenerla.
Sono troppo lento e le mie mani... che sono quelle di Marcus -mi sento sempre confuso durante questa parte della simulazione-... mi afferra per la gola.
Tris non ha mai visto l'alterazione del mio scenario. Le avevo fatto vedere solo quello che era rimasto lo stesso per ben due anni, lo stesso per il quale Amar mi ha dato il mio soprannome.
Sai cosa fare.
Mi sprona la mia voce interiore.
I pensieri che ricadono su Tris, e il dolore dell'ossigeno che non raggiunge il cervello per colpa della stretta di Marcus... della mia stretta... non aiutano la mia concentrazione.
Ma ci provo.
Sostituisco a Marcus la mia immagine, pezzo dopo pezzo. Posso controllarmi se nel riflesso dello specchio scorgo la mia immagine.
Ma la presa attorno al mio collo aumenta e io mi sento di dover gridare.
E urlo, stringendo a mia volta le mani... le mani di Marcus... attorno al collo di mio padre... che però è il mio riflesso...
La speranza di riuscire ad avere un po' di autocontrollo diventa sempre più vaga.
Ma alla fine ci riesco.
Smetto di gridare e rilasso i muscoli sotto la sua presa. Anche quella delle mani.
Chiudo gli occhi e non vedo nulla.
Ringrazio mentalmente la mia capacità di riuscire quando ormai credo di aver fallito.
Penso già alla prossima paura, ma non vado così in fondo da terrorizzarmi. Mi fermo al punto per il quale mi sono iniettato il siero.
La presa attorno al mio collo si affievolisce e io torno a respirare, finalmente.
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Divergent † Five
Fanfiction-Tris... tu...- -Tranquillo Tobias, sono qui, sono io, va tutto bene.-